domenica 18 ottobre 2009

Le coste sarde saranno cementificate per legge


Il Consiglio regionale ha approvato un provvedimento coi soli voti del centrodestra
di Mauro Lissia


Il primo a beneficiarne sarà il costruttore Sergio Zuncheddu, editore del gruppo Unione Sarda e del Foglio, vicinissimo al Pdl e alla massoneria: la legge-cemento approvata dal Consiglio regionale della Sardegna coi soli voti del centrodestra e l’opposizione dei gruppi di centrosinistra sbloccherà d’incanto il suo vecchio progetto per un villaggio da 140 mila metri cubi a Villasimius, a ridosso di Cala Giunco, su una magnifica laguna in cui nidificano i fenicotteri rosa. Un mese fa il Consiglio di Stato aveva confermato la bocciatura dell’intervento, considerato in pieno contrasto con il Piano paesaggistico regionale. Ora Zuncheddu potrà far riscaldare le betoniere perché l’articolo 13 della norma voluta dal governatore berlusconiano Ugo Cappellacci rimette in pista tutti i progetti edilizi e i piani approvati o anche solo adottati all’agosto del 2004, quando entrò in vigore la legge 8 salvacoste varata d’urgenza dal governo Soru. Ma Zuncheddu non è il solo a gioire per la cascata di mattoni che fra due mesi, quando la legge regionale entrerà in vigore, piomberà sull’isola senza risparmiare la fascia costiera dei trecento metri. Secondo i dati forniti dall’ex assessore regionale all’Urbanistica Gianvalerio Sanna al momento in cui la “salvacoste” ha imposto lo stop generalizzato ai cantieri giacevano negli uffici comunali e regionali progetti autorizzati per 15 milioni di metri cubi concentrati nelle zone F, quelle destinate alle attività turistiche. Progetti d’alto bordo, promossi da gruppi immobiliari come quelli di Ligresti, Marcegaglia, Colaninno, Fresco, Barrack e Paolo Berlusconi. Un eldorado di cemento destinato a cambiare il volto ancora umano delle coste sarde per trasformarle gradualmente in una città lineare. Con un giro d’affari stimabile, secondo Sanna, in circa 15 miliardi di euro. Cifra che basta a spiegare perché Cappellacci, dopo esplicite promesse elettorali, abbia incaricato l’assessore all’urbanistica Gabriele Asunis di elaborare una norma sblocca-cantieri, portata in fretta in consiglio e approvata a marce forzate, con sedute notturne e nei week-end. D’altronde la partita elettorale tra Soru e Cappellacci si è giocata sui metri cubi: chi voleva imporre regole di tutela ha perso, chi lavorava per abbatterle ha vinto e ha fatto vincere i potentati del mattone, quelli nazionali e quelli locali. Basta leggere i 16 articoli della legge-cemento per capire a chi è rivolta: “Non c’è traccia di benefici per la povera gente” osserva Gianvalerio Sanna. Semplicemente un mesto ritorno a decenni fa, come ha detto Renato Soru. Ai tempi in cui si poteva costruire ovunque, senza badare al paesaggio naturale. Ma a parte gli aspetti amaramente divertenti del nuovo complesso di norme, come la possibilità di trasformare in volumi abitabili oscuri seminterrati, ricoveri per le auto, verande e sottotetti, sarà proprio il paesaggio il fulcro di quella che s’annuncia come una contesa giudiziaria ad alta tensione: l’ex assessore Sanna è già impegnato ad elaborare un ricorso alla Commissione europea per le petizioni simile a quello che ha messo in difficoltà il governo spagnolo. Mentre le associazioni ecologiste, dal Gruppo di intervento giuridico a Italia Nostra, affilano le armi in vista di nuovi ricorsi ai giudizi amministrativi. La sentenza di palazzo Spada che ha bocciato il progetto Zuncheddu-Cala Giunco ha difatti stabilito che “nella valutazione comparativa di contrapposti interessi quello generale alla salvaguardia del paesaggio, anche a tutela delle generazioni future , e quello individuale e imprenditoriale, trova piena legittimità la previsione regionale, estesa anche alle lottizzazioni in corso”. E’ legittimo quindi il Piano paesaggistico del governo Soru, che discende dal Codice Urbani del paesaggio e che tutela un bene a favore di tutti. Mentre, come sostengono gli ecologisti, non è legittima una norma regionale come il piano-cemento che finisce per scavalcare una norma statale.

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