La prospettiva di elezioni anticipate suggerisce di approfittare della pausa ferragostana per immaginare quale potrebbe essere il consenso per le diverse forze in campo.
Nel centrodestra, il partito in condizioni più smaglianti è
Anche il partito di Berlusconi mantiene un largo consenso (attorno al 30-31%), dovuto specialmente al carisma del suo leader che, malgrado l'erosione degli ultimi tempi, continua a disporre dell'approvazione di circa il 40% degli italiani. In caso di elezioni, tuttavia, il Popolo della libertà affronterebbe qualche situazione problematica, specialmente al Sud, ove esso è indebolito, sia per la stretta alleanza con
Appare dunque decisiva la collocazione del presidente della Camera. Nel caso corresse con una forza autonoma, gran parte degli studi condotti a luglio gli attribuiva tra l'8 e il 10%. Ma alcune rilevazioni più recenti sembrerebbero intravedere un calo sensibile, sino al 5-6%.
Anche per questo, è diffusa la convinzione che l'ex leader di Alleanza nazionale potrebbe allearsi con altri, costituendo una sorta di «terza forza». Il seguito potenziale di questa formazione, che potrebbe comprendere l'Udc (circa il 5% dell'elettorato), Rutelli (1%), Montezemolo (nel caso scenda in politica) e altri, è arduo da stimare. Alcune rilevazioni recenti le attribuiscono un potenziale fino al 20%, sottratto sia al centrodestra, sia, in buona misura, anche al centrosinistra. Ma tutto dipende dal grado effettivo di coesione interna di questa eventuale formazione e, specialmente, dalla «diversità» che essa riuscirà a comunicare agli italiani. Le analisi mostrano infatti come l'elemento di maggior attrazione della «terza forza» è il senso di crescente sfiducia e delusione di una parte dell'elettorato verso gli schieramenti maggiori e la voglia di qualcosa di differente.
Tra i partiti dell'opposizione, il Pd appare particolarmente debole, sia sul piano dell'entità dei voti raccolti (attorno al 25-26%), sia su quello, pure importante, della distribuzione territoriale, essendo sempre più concentrato nel suo alveo tradizionale, le regioni «rosse». In più, la notevole conflittualità interna e la conseguente carenza di una leadership forte e condivisa, minano la capacità di attrazione dei Democratici nei confronti dei (numerosi) elettori indecisi. Accanto al Pd, mantengono le loro posizioni l'Idv (6-7%), Sinistra e Libertà (3-4%) e altre forze minori.
Questo quadro può però cambiare anche radicalmente nel caso fossero indette davvero nuove consultazioni. Una larga quota di elettori formula infatti la propria opzione solo nel corso della campagna elettorale. Che rappresenta dunque sempre più il fattore decisivo per il risultato. E nella quale, forse è inutile ricordarlo, Silvio Berlusconi è maestro.
Renato Mannheimer
15 agosto 2010
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