Intervista a Barbara Spinelli
di Silvia Truzzi
La vecchia Europa e la nuova moneta non trovano pace. Barbara Spinelli, scrittrice ed editorialista di Repubblica, è convinta che alla base ci sia stata l’eccessiva disomogeneità delle economie ma soprattutto l’assenza d’un governo politico europeo. “L’attacco, almeno formalmente è contro i singoli Stati: certo questo alla fine minaccia l’euro. Però non è un attacco in sé alla moneta unica”.
Difende la scelta dell’Euro anche alla luce della recessione?
Sì: se non ci fosse l’Euro la recessione sarebbe infinitamente più grave.
La Germania sembra tentata di recuperare il marco: plausibile?
Si troverebbe con una moneta fortissima: troppo per esportare in Europa. Un disastro per i tedeschi.
La Merkel e Sarkozy si stanno muovendo sulla scena internazionale con i piedi ben saldi nei propri Paesi, dove li attende una scadenza elettorale.
A parole dicono di voler salvare l’Europa, in realtà fanno di tutto per affossarla. Sarkozy è il cagnolino che segue la Merkel, il vero problema è il comportamento tedesco: più dettato da dottrine economiche molto nazionaliste che dall’idea di salvare l’Europa.
Il nodo centrale è l’assenza di una regia unitaria di Stati nazione che non sanno pensare insieme?
Manca, ed è mancata, una regia unitaria. Siamo di fronte a Stati che s’illudono di recuperare una sovranità che in realtà non hanno. Quel poco di sovrannazionale che si è creato con il trattato di Lisbona si cerca di diluirlo, rafforzando i rapporti tra singoli Stati. Saltando le istituzioni europee: una dinamica autodistruttiva. La stessa Germania che ha le apparenze di una sovranità effettiva, in realtà non ce l’ha. I suoi titoli di Stato iniziano a essere attaccati come tutti gli altri, proprio perché si finge sovrana.
Allora perché queste tentazioni di ritorno al passato che sembrano avere molti governanti?
Come ha detto George Santayana: “Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”. Esattamente questo succede a Berlino: ed è impressionante perché la Germania dopo il ’45 si è ricostruita sulla politica della memoria. Dal punto di vista della storia economica, essa sembra ricordare solo l’epoca dell’inflazione. Dimentica che nei primi anni Trenta andò in recessione a causa della politica delle riparazioni, imposta da America e Francia: nel giro di due anni arrivò Hitler. Risultato: fu distrutta la democrazia, non solo l’economia. Oggi siamo nella stessa logica punitiva, di riparazioni inflitte a paesi vinti: in prima fila c’è la Grecia, poi magari la Spagna e l’Italia. Sul finire della seconda guerra mondiale – penso agli accordi di Bretton Woods, al piano Marshall – si capì che la strada era la cooperazione. L’austerità inoltre deve esser compensata dalla crescita. Tutto questo è dimenticato da Berlino, dalla Bce, pure dai Paesi deboli.
Anche dall’Italia?
Berlusconi non aveva nemmeno gli strumenti intellettuali. Monti li ha, come tecnico e anche come europeista.
L’affaire del referendum in Grecia mette in evidenza uno iato tra la volontà del popolo e ciò che effettivamente ci aiuterebbe a stare a galla tutti insieme?
Il referendum è saltato e questo ha di sicuro ferito la democrazia. Però dipende anche da quel che domandi. Non sono sicura che se ai greci venisse chiesto se vogliano uscire dall’euro, direbbero di sì. Papandreu voleva interpellare il popolo sui tagli: qui l’insidia. I tagli puoi negoziarli accentuando la giustizia sociale, ma l’ex premier greco non è riuscito a tassare i ricchi. Certo la Bce non glielo avrebbe impedito. Le responsabilità sono dei politici, in primis. Il deficit democratico dell’Unione, lo diminuisci se partiti e governi fanno politica seria dentro le istituzioni europee.
Perché il Parlamento europeo, in questa tragedia, è solo un corifeo?
Non esiste un partito italiano che nelle elezioni europee sappia parlare d’Europa e non dei propri interessi. Il Parlamento europeo ha un potere esteso sulla politica economica: potrebbe, ma non lo fa, esercitare pressioni. La Commissione può fare proposte. Ma è difficile. Basti ricordare cos’ha detto la Merkel sulla proposta della commissione Barroso di una comune gestione dei debiti sovrani tramite eurobond: la proposta era «inquietante e sconveniente». Una cosa che avrebbe potuto dire Berlusconi. Perché è previsto dai Trattati che la Commissione faccia proposte! È un’intolleranza che spiega gli attuali rapporti di potere tra gli Stati e le istituzioni europee.
La forma dello Stato sovrano assoluto è anacronistica?
Chi ci crede ancora, è come se avesse le lenti sbagliate. Deve mettersi gli occhiali europei, perché gli interessi nazionali si difendono anche e soprattutto in Europa.
2 commenti:
Come sempre illuminati e illuminanti, precisi e sostanziati i pensieri di Barbara Spinelli
... che sposano le riflessioni di Eugenio Scalfari di ieri su Repubblica, che puoi leggere anche qui.
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