martedì 20 gennaio 2009

Il colpo mediatico del premier

LA STAMPA
20/1/2009
MARCO ANSALDO

Quando sembrava che si verificasse l’inevitabile e Kakà scegliesse i milioni del Manchester City, un colpo di teatro ha riportato sulla scena il più astuto dei burattinai: Silvio Berlusconi. Lui, l’uomo che sabato sera aveva spiegato agli avventori di un’osteria sarda che non era possibile rinunciare ai 105 milioni offerti dagli arabi sbarcati in Inghilterra.

Lui che, poco prima della suprema decisione, aveva dichiarato che un ragazzo non può rinunciare a 15 o 18 milioni all’anno. Insomma lui che pareva spingesse il suo giocatore più importante tra le braccia dei nuovi sultani perché sarebbe stato un affare per tutti ieri sera ha potuto annunciare che hanno trionfato i buoni sentimenti, l’amore, la riconoscenza, il disinteresse e «Kakà rimane al Milan per altri quattro anni perché i soldi non contano». Da maestro della comunicazione il Cavaliere ha scelto per il melodrammone all’italiana Aldo Biscardi, il barman del Bar Sport traslocato lontano dai grandi network ma di sicura fedeltà al nazional-popolare. E’ uno spot da milioni di consensi. Quelli dei milanisti, ovviamente. Ma anche di chi si sente rassicurato dalla scelta che tiene alle porte i possibili predoni. Se Riccardino fosse finito al City, si sarebbero aperte le porte del supermercato anche in Italia. Quelli come Buffon, che in estate avevano respinto le sirene di Mansour, probabilmente ci avrebbero ripensato, vedendo che a Manchester non finivano soltanto mezzi campioni alla Robinho ma i campioni veri come Kakà. I tifosi di qualsiasi squadra importante non avrebbero dormito sonni tranquilli.

La verità sulla vicenda di Kakà non la sapremo forse mai. Fu vera finzione? Oppure, forse per la prima volta nella vita, Riccardino ha imposto le proprie ragioni al padre che gli ha inculcato profonde passioni religiose ma anche altre più terrene, come l’attenzione ai guadagni? Kakà in questi giorni sembrava un pallone di coccio, dopo aver vinto quello d’oro. Piangeva e portava al cuore la maglia del Milan mentre il padre trattava con gli emiri. Alla fine è rimasto. Tutto sarà come prima. Forse. Perché in queste ore di gioia milanista tornano all’orecchio le parole dei procuratori più scafati che avevano previsto l’aborto dell’affare con il Manchester City ma con altrettanta certezza parlavano di un rinvio a giugno per la partenza di un campione che adesso sa di avere un prezzo per il Milan. Il Real come sponda futura? Sarà il tormentone del futuro anche se Riccardino e Berlusconi cercheranno di oscurarlo.

1 commento:

  1. Riflettiamo: prima dice che non è una "comparsa", ma un protagonista dela politica e non va alla cerimonia d'insediamento del 44° Presidente degli U.S.A. Barack Obama;
    poi, ieri,il giorno precedente l'insediamento di Obama (avvenuto oggi) ruba la sscena (e forse c'è riuscito) con il colpo da maestro burrattinaio, riguadagnando (vedrete che il prossimo sondaggio lo 'certificherà') quella popolarità un po' appannata dallo scontro con Fini.
    Non solo. Prendendo lezioni dal suo santo protettore (Bettino Craxi) marca la differenza con gli U.S.A. (come fece Bettino quando bloccò il trasferimento del terrorista palestinese Abu Abbas nell'aereoporto di Sigonella, facendolo scendere dagli aerei americani e facendolo trasferire in Egitto, atteggiandosi, anzi ergendosi a difesa del prestigio italiano contro la prepotenza U.S.A.: la più grave crisi diplomatica del dopo guerra con gli U.S.A., Craxi aveva torto marcio); dicevo il colpo di teatro è riuscito alla perfezione, i gonzi ci sono cascati, il sire di Arcore ha conquistato la vittoria di Davide contro il gigante Golia.
    Quanto siamo fessi noi italiani.

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