domenica 16 agosto 2009

Bossi, con un “Va pensiero” liquida l’inno nazionale




Gabbie salariali, dialetto obbligatorio, bandiere regionali. Adesso via l’Inno di Mameli. Lo smantellamento, da comizio e mediatico - ma i leghisti giurano che non sono boutade - dell’Italia che ha 150 anni continua. E Bossi fa il picconatore con accento lumbard.

A Ponte di Legno con il raduno leghista e la Padania con doppia titolazione dialettale, rilancia e consolida le ultime tesi. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, obiettivo l’Inno di Mameli.

Basta Mameli
«Quando cantiamo il nostro inno, il Va pensiero, tutti lo cantano perché tutti conoscono le parole, non come quello italiano che nessuno conosce»: lo ha detto il ministro delle Riforme Umberto Bossi, parlando alla festa della Lega di Ponte di Legno. Secondo Bossi, il fatto che più gente conosca le parole del Va pensiero significa un maggiore attaccamento alla Lega “perché la gente ne ha piene le storie”.

Bersani buon segretario Pd
Bossi, che nei giorni scorsi ha espresso il suo apprezzamento per Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd, non ha nascosto la sua ammirazione per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Napolitano sì, Ciampi no
«Preferisco Napolitano a Ciampi - ha detto Bossi - Napolitano è sempre stato ragionevole, non si e’ mai opposto al governo». Bossi ha quindi ricordato che con il Capo dello Stato e’ stato possibile dialogare. «È una cosa importante - ha detto - perché è lui che firma le leggi. Per fortuna che il governo non l’ha mai avuto contro. Il presidente della Repubblica deve essere il piu’ possibile neutro».

Il film su Barbarossa
«Il nuovo potere e il Barbarossa oggi abitano a Roma e con questo film vogliamo lanciare un messaggio a Roma ladrona: non esagerare»: così Bossi dopo la proiezione di un trailer sul film ‘Barbarossa’ che verra’ proiettato in anteprima il 2 ottobre al Castello Sforzesco a Milano. Bossi, che non ha nascosto la commozione per le scene delle battaglie, dal palco della festa della Lega ha invitato a partecipare alla prima del film: «Vi regaleranno un libro che metterete nel posto piu’ bello della vostra casa e quella serata non la dimenticherete. Ci saranno ambasciatori, consoli e tanti personaggi che di solito vedete solo sui giornali. Resterete a bocca aperta. Vedrete - ha proseguito dopo un lungo racconto storico sulla Lega Lombarda - la storia del grande popolo padano che e’ sempre stato schiacciato dal dominio del centralismo romano».

Dialetto, Calderoli pronta la bozza e il Pdl si divide
«L’anno scorso a Ferragosto ho portato la bozza del federalismo fiscale che in meno di un anno è diventata legge. Oggi Bossi ha in mano la bozza di legge sui dialetti e vi garantisco che non durera’ tanto di piu’ per diventare legge». Lo conferma il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli. «’Nel 2006 - ha detto Calderoli - avevamo presentato una proposta di legge costituzionale perche’ ci fosse la tutela delle lingue locali e dei dialetti e anche della lingua italiana. Oggi infatti la lingua italiana e’ il dialetto romanesco che ci passa la Rai’’. Calderoli e’ quindi ritornato sulla polemica delle scorse settimane sull’esame di dialetto per gli insegnanti: ‘’Noi vogliamo un esame per far si’ che chi prende 110 e lode a Reggio Calabria venga riqualificato rispetto all’80 che arriva a Milano o a Brescia’’.

Gli ex An difendono bandiera e italiano
«Il disegno di legge sui dialetti di cui parla il ministro Calderoli è ben diverso da quello sul federalismo, non facendo parte del programma di governo. Non c’é pertanto nessun vincolo di maggioranza e non ci sarà la nostra disponibilità a votarlo»: lo afferma Italo Bocchino, vicepresidente vicario del Gruppo Pdl alla Camera. «La Lega ritiene che vada introdotto lo studio del bergamasco o del dialetto della Val Trompia nella scuola. Io sono personalmente e serenamente contrario». Così il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli. Napoli

Donadi (idv), cd inno nazionale in regalo a ministri carroccio
«Regaleremo ai ministri leghisti un cd con l’inno nazionale, così anche loro potranno impararlo. Aggiungeremo anche un bel vocabolario d’italiano, in modo che la nostra lingua non rappresenti più un ostacolo per loro». Lo afferma in una dichiarazione Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dell’Idv. “Il caldo agostano - aggiunge Donadi - ha sicuramente influito sulle parole di Bossi e sulle dichiarazioni dei leghisti di questi ultimi tempi. Affermazioni, quindi, che non vanno prese troppo sul serio. Da chi è ministro della Repubblica ed ha giurato sulla Costituzione, però, c’é da aspettarsi un minimo di saggezza e responsabilità in più. Anche ad agosto. La ricchezza dei dialetti è un patrimonio di tutti, ma questi non si valorizzano certo - conclude Donadi - infangando i valori nazionali”.

1 commento:

  1. Nelle parole, scombiccherate, di Umberto Bossi c'è una sola frase significiativa, la seguente: "Napolitano è sempre stato ragionevole, non si e’ mai opposto al governo", una frase buttata lì, alla quale nessuno sembra far caso, che certamente non sarà piaciuta all'interessato, dal quale non mi aspetto però la solita nota del Quirinale di precisazione.
    Liquidare queste spericolate operazioni di continue provocazioni come frutto del caldo ferragostano sarebbe riduttivo se non addirittura ingenuo.
    A mio giudizio hanno a che fare col magro bottino che i leghisti hanno portato al proprio (scellerato) elettorato, e cioè chiacchiere, solo chiacchiere.
    Il federalismo fiscale è di là da venire, come osserva Eugenio Scalfari in Repubblica del 14 scorso, riportato in questo blog.
    Il prossimo mese di settembre porterà alla chiusura di migliaia di piccole azionde, sopratuto del nord-est, ma non solo anche se sempre a nord.
    I leghisti potrebbero realizzare, tranne lo zoccolo duro di autentici zucconi, che sono stati presi in giro per 15 anni ed oltre.
    La partita è complessa, giocata tutta all'interno della coalizione di governo.
    Tutto questo fuoco d'artificio persegue un duplice scopo:
    1) tirare la giacchetta a Berlusconi e al suo Ministro dell'Economia (che non ha la più pallida idea di quanto costerà il federalismo fiscale;
    2) dirottare l'attenzione dei nordisti da sè stessi al Governo centrale di Berlusconi.
    Intanto sono feritilissimi di idee, anche se un po' meno di idee buone.

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