

Resa dei conti nel partito Aveva accusato: “Ostacolate le indagini sulla mafia”
di Luca De Carolis
Aveva toccato nervi scoperti, lanciando strali contro “quei pezzi del governo e della politica” che disseminano di ostacoli la strada delle indagini sui rapporti tra mafia e politica. E ieri ha incassato la reazione feroce dei colonnelli berlusconiani, compatti nell'evocare espulsioni e processi interni per un finiano doc. L'imputato è il deputato Fabio Granata, 49enne di Caltanissetta, esponente di spicco di Generazione Italia, la corrente di Fini all'interno del Pdl. Sei giorni fa Granata aveva osato dire: “Ci sono pezzi dello Stato, del governo e della politica che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via d'Amelio e creare condizioni di delegittimazione della magistratura”. Troppo, per i maggiorenti berlusconiani, che ora minacciano punizioni esemplari. E poi si era espresso contro la mancata concessione del programma di protezione a Spatuzza.
ALZATA DI SCUDI: se ne deve andare In prima fila, il ciellino Maurizio Lupi, vice di Fini alla Camera: “Lo statuto che Granata ha votato è chiaro, netto e preciso. Coloro che hanno parole durissime e strumentali o vanno via dal partito, oppure nel partito c'è un luogo, che è quello dei probiviri, dove deve essere giudicato”. Luogo più teorico che reale. Il collegio dei probiviri, citato solo nel verbale del congresso fondativo del Pdl, non si è mai insediato. Non se ne conoscono con esattezza neppure i membri, tra cui dovrebbero comparire berlusconiani storici come l'ex ministro Giuliano Urbani. “Tra i probiviri non ci sono finiani” assicuravano ieri dirigenti vicini al premier. Di certo Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, sposa la linea delle ritorsioni: “Una volta conclusi i lavori parlamentari su manovra e intercettazioni, esamineremo la situazione interna al partito. Vanno esaminati gli attacchi portati all'interno del Pdl”. Il bersaglio è sempre lui, Granata: “un polemista che ignora quanto è davvero accaduto” secondo Cicchitto. Non manca lo strale del ministro degli Esteri, Franco Frattini: “Non possiamo accettare chi adombra semplicemente il pericolo che ci siano collusioni con ambienti criminali”.
“IL FINIANO: e Verdini e Cosentino?” “Granata però tira dritto, e rilancia: “Attendo che mi convochino i probiviri con assoluta tranquillità, ma mi aspetto di andarci con Verdini e Cosentino. Aspetto di capire quali sono le mie frasi incriminate da sottoporre al vaglio, e se i probiviri si dovrebbero interessare anche di quei dirigenti accusati di comportamenti gravi e non compatibili con un grande partito, che dovrebbe preoccuparsi del bene comune, anziché di azioni lobbistiche, affari o di rapporti con ambienti oscuri”. Nessuna abiura, insomma, a ribadire che i finiani non hanno paura di rese dei conti. Il senatore Andrea Augello, ex An e ora affannato pontiere tra finiani e falchi berlusconiani, predica calma: “Granata ha detto una sciocchezza, ma se per questo convochiamo i probiviri, per Caldoro servirà la corte marziale”.
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