giovedì 16 settembre 2010

DI MASI IN PEGGIO


Da Lucarelli all’ossessione “Annozero”: il direttore generale punta le trasmissioni scomode

di Carlo Tecce

All’arrivo di un Consiglio di amministrazione in salita, lungo sette ore e strozzato da sterzate comiche, Mauro Masi agita un foglio di carta: la circolare del 24 agosto, i paletti per sinossi, schede e contenuti dei programmi, il silenziatore per il pubblico in studio e le minacce di sospensione.

A VIALE MAZZINI celebrano la resa del Direttore generale che, pronto per l’ultimo assalto all’informazione, riceve un’arma spuntata: il mandato per garantire il rispetto di pluralismo, completezza e contraddittorio nelle trasmissioni secondo le norme vigenti. Tre paroline magiche e vuote, ma che Masi legge a suo favore: per me valgono i punti scritti il 24 agosto: se il programma mi prende in giro, promette una cosa e fa altro – riportano fonti qualificate di viale Mazzini – io ho il dovere di bloccarlo. E poi vedremo chi mi ferma in Consiglio. Non sarà Antonio Verro, amministratore di fede berlusconiana, spesso in visita a Palazzo Grazioli: “Masi deve valutare caso per caso la corretta informazione, noi ascolteremo le sue relazioni e voteremo se applicare o meno le sanzioni previste”. Le circolari di Masi sono lunghe poche righe, un po’ vaghe e un po’ retoriche, nascondono il vero effetto di una regola imposta dall’alto. Che significa la raccomandazione (o meglio, la minaccia) del punto due sul foglio di una direttiva: “La realizzazione concreta dei programma dovrà essere integralmente corrispondente alle schede approvate. In caso contrario il programma verrà sospeso d’ufficio”.

IL PRIMO a provare la burocrazia di Masi, per ragioni di temi e di tempo, sarà Carlo Lucarelli: “Ho ricevuto diverse richieste per la sinossi delle puntate, una versione aggiornata di Blu notte da registrare nei prossimi giorni e in onda a novembre o dicembre su Raitre”. Masi contesta a Lucarelli uno speciale sulla mafia, le stragi del ‘92-‘93, le trattative, i segreti e la figura, centrale, di don Vito Ciancimino, oggi raccontata dal figlio Massimo. Da viale Mazzini voci incontrollate lasciano intuire che una puntata del genere – rafforzata dalle ultime rivelazioni di Ciancimino junior – va cestinata al più presto. E l’odore di censura fa riflettere Lucarelli, abituato a non stravolgere idee e progetti.

Al Direttore generale piace lo scontro, almeno per rinviare i problemi, così uno scontro forte l’ha cercato con Paolo Ruffini, il direttore di Raitre rimosso su proposta di Masi e poi reintegrato da una sentenza di un giudice. Masi ha scritto una lettera contestando vecchie sinossi proprio di Lucarelli, in basso una postilla sconosciuta a cinquant’anni di storia della Rai: non ti pago i costi della trasmissione – già andata in onda – perché non corrisponde al contenuto annunciato. Nemmeno nel servizio pubblico valgono leggi retroattive: il primo giro l’ha vinto Ruffini, a chi toccherà la prossima volta?

La destra in Cda ha evitato sabotaggi ai regolamenti per timore di una censura di massa, Masi ha preferito ridurre la tensione per agire passo per passo, sempre in linea con la tattica dell’indugiare. Oggi ho un problema? Bene, risolvo dopodomani. E così Serena Dandini aspetta il prossimo Consiglio per il voto sull’accordo con la casa di o produzione Fandango per Parla con me: tempi strettissimi, a viale Mazzini si riuniscono il 22 settembre, il programma riprende il 28.

E così Annozero ha poche ore per sbrigare un mucchio di contratti, Masi ha giurato: “La situazione è fluida. Il 23 Santoro sarà in onda”. E poi sentite Verro: “Travaglio le sembra pluralismo?”. Un vicedirettore fa la sintesi: “Non credo che il dubbio di Travaglio sarà cancellato per la prima puntata, certo assisteremo al tira e molla dell’anno scorso e l’unico rimedio per Santoro sarà arruolarlo come ospite”.

Tra ipotesi e congetture, in Rai c’è la certezza – visibile e palpabile – della rottura tra Masi e Paolo Garimberti. Da ambienti vicini al presidente Rai fanno sapere: Garimberti è preoccupato per l’autonomia di conduttori e direttori e seguirà le prossime mosse di Masi, scottato per la bocciatura in Consiglio: “Voleva più poteri”, dicono. E la minoranza in Commissione di Vigilanza chiede l'audizione dei vertici Rai.

CONTRO le intimidazioni di Masi ai giornalisti - definizione di Rosa Calipari (Pd) – protestano i partiti di opposizione, Articolo 21 e i sindacati. L’assemblea del comitato di redazione Rai ha approvato un documento all’unanimità e una mozione di critica: “Le scelte di Masi per noi sono devastanti. Siamo a forte rischio di censure”. Su Masi versione garante del pluralismo, il presidente della Fnsi non cerca perifrasi: “Il direttore generale manca di ogni rispetto non solo per l’informazione, ma anche per il senso del ridicolo”. Scivola via veloce la discussione su Augusto Minzolini, e con il solito copione: attacchi da sinistra, difesa da destra. E da Masi: “Il Tg1 perde ascolti e credibilità? Il punto debole della Rai è il Tg3”.