venerdì 14 agosto 2009

La partita istituzionale


di Eugenio Scalfari


Non abbiamo mai dovuto affrontare nella storia d'Italia e dello Stato italiano, un compito legislativo, politico, culturale di questa complessità e di queste dimensioni

Del federalismo, fiscale e non fiscale, si può dire parafrasando l'araba fenice: "Dove sia ciascun lo dice / cosa sia nessun lo sa". Il ministro Tremonti, che almeno lui dovrebbe saperne qualcosa di più, si difende con l'immagine del budino che per sapere se sia buono o cattivo bisogna mangiarlo. E così avanti tutta verso il federalismo senza che nessuno sappia quanto costerà ai contribuenti, quali nuove tensioni scatenerà all'interno della comunità nazionale e di quanto accorcerà o allungherà le distanze tra il Sud e il resto del Paese.

Credo che Bossi, Calderoli e Maroni, che costituiscono il terzetto di punta della Lega, siano consapevoli di questa situazione che può costituire una minaccia anche per loro. Se infatti le popolazioni del Nord non dovessero riscuotere concreti benefici in un tempo ragionevole e addirittura dovessero vedere in pericolo il loro livello di reddito a causa della crisi recessiva che vedrà il peggio nel prossimo semestre, il contraccolpo politico sulla Lega potrebbe essere rilevante.

Bossi e i suoi due colonnelli non sono inetti né stupidi; irresponsabili rispetto agli interessi generali del Paese dei quali se ne infischiano, sono invece estremamente vigili per quanto riguarda la loro 'constituency' lombardo-veneta e padana.
Perciò hanno messo in atto una sorta di piano B : rilanciare la posta su un diverso tavolo di gioco, non più istituzionale ma politico.

Così si spiegano le più recenti uscite sulle bandiere regionali, sulle gabbie salariali, sulle missioni militari all'estero e la tenace insistenza di Maroni sulle ronde, nonostante l'avversità di molti sindaci anche di grandi città. Perfino l'assurda tenacia di Maroni sulla tassa per l'oro a carico della Banca d'Italia (filiale della Banca centrale europea) appartiene a questo piano B di ispirazione leghista poiché crea un contraddittorio con l'Europa dei burocrati (secondo la lettura della Lega) che è una delle tante bestie nere di Bossi e dei suoi seguaci.

Quanto al federalismo, fiscale e non fiscale, l'accento leghista viene messo sull'approvazione di legge-quadro e di leggi-delega, in parte già ottenuto a colpi di voti di fiducia e in parte da ottenere subito dopo la ripresa parlamentare di settembre.
Per i decreti delegati invece nessuno fa fretta: né la Lega, né il governo, né le Regioni e i Comuni. Gli ostacoli sono innumerevoli e non c'è nessuno che abbia voglia di mettere a cuocere il budino. Perciò campa cavallo. Va aggiunto a questo proposito che neanche il nascente Partito siciliano ha molta voglia di cimentarsi in una partita istituzionale. Quanto all'opposizione, i partiti di centrosinistra e di sinistra si astennero sulla legge-quadro, ma è assai probabile che passino al voto contrario con i prossimi appuntamenti federalisti.

Conviene passare in rassegna gli elementi principali del budino per avere una visione chiara del loro numero e della loro natura. Eccoli.

1. La capacità contributiva, regionale e pro capite.

2. Il livello del reddito, regionale e pro capite.

3. Il livello di evasione fiscale.

4. Il livello di lavoro nero.

5. La dotazione di infrastrutture e la loro qualità per quanto riguarda il trasporto pubblico.

6. Idem per quanto riguarda la Sanità pubblica.

7. Idem per quanto riguarda la scuola pubblica e parificata.

8. Idem per quanto riguarda la giustizia ed i processi.

9. I criteri usati per fissare il costo standard delle prestazioni dei vari servizi pubblici.

10. Le procedure per applicare i costi standard alle varie Regioni.

11. I rapporti istituzionali tra Regioni e Comuni.

12. La fiscalità di vantaggio.

13. L'attribuzione di risorse già esistenti, nazionali ed europee, alle varie Regioni.

14. Imposte e tasse da trasferire alla potestà delle Regioni e dei Comuni.

15. Trasformazione costituzionale del Senato in Assemblea delle autonomie. Organi di raccordo. Rapporti con la Corte costituzionale per gli eventuali conflitti di attribuzione.

16. Atti di stabilità finanziaria tra il Tesoro e le spese degli enti territoriali.

17. Omologazione tra Regioni ordinarie e Regioni autonome.

Forse ho scordato qualche altro elemento, ma una cosa è certa: non abbiamo mai dovuto affrontare nella storia d'Italia e dello Stato italiano, un compito legislativo, politico, culturale di questa complessità e di queste dimensioni. Per di più in un Paese fiaccato da una crisi in corso ormai da un anno e mezzo in tutto il mondo e afflitto da una deriva democratica che si sta aggravando di mese in mese e di settimana in settimana. Se non è da allarme rosso una situazione del genere, mi chiedo quale sia il peggio che ancora ci deve capitare.

(12 agosto 2009)

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