mercoledì 21 gennaio 2009

Coraggiosa scelta

LA STAMPA
21 GENNAIO 2009
CARLO FEDERICO GROSSO

L’altro ieri ho scritto su questo giornale che una sentenza passata in giudicato della Cassazione è costitutiva di diritti e non può essere disattesa da nessuno. Nessuno è legittimato a vietare, bloccare, frapporre ostacoli, ritardare. Che, pertanto, l’ultimo atto della vicenda Englaro, il provvedimento «di indirizzo» con il quale il ministro Sacconi ha cercato di interferire, finora con successo, sull’esecuzione di una decisione legittimamente assunta dalla suprema magistratura di legittimità del Paese, non poteva che indignare. Certo, ho soggiunto, la vicenda solleverà complessi problemi giuridici di natura amministrativa, coinvolgerà difficili rapporti di competenza fra Stato e Regioni in materia di sanità. Si discuterà sulla bontà, o sull’evanescenza, dei principi giuridici ai quali il ministro ha creduto di potere affidare la sua decisione.

Al di là dei possibili cavilli, delle interpretazioni più o meno interessate di questa o di quella norma amministrativa, ho soggiunto, c’è comunque un principio giuridico fondamentale, chiarissimo, sul quale non è possibile nemmeno abbozzare una discussione: che di fronte a una sentenza passata in giudicato della Cassazione che ha riconosciuto determinati diritti, nulla è più possibile eccepire. Occorre ottemperare, e basta. Non farlo significa infrangere un principio fondamentale dello Stato di diritto, spezzare il principio di legalità, disarticolare la regola elementare secondo la quale in un Paese democratico, correttamente organizzato, il Parlamento legifera, la magistratura interpreta ed applica le leggi, l’esecutivo governa rispettando le leggi e le sentenze dei giudici. Ho soggiunto, ulteriormente, che nel caso di Eluana Englaro la rottura della legalità mi pareva tanto più grave considerando che a frapporre ostacoli all’esecuzione di una sentenza della Cassazione era, addirittura, un atto ufficiale del governo.

Ieri Mercedes Bresso ha dichiarato che la Regione Piemonte è pronta ad aprire le sue strutture pubbliche perché la vicenda, dolorosissima, di Eluana possa avviarsi verso il suo epilogo ormai logico e naturale. Non so quali sono state le valutazioni giuridiche del Presidente della Regione: se ha considerato con attenzione le competenze dello Stato e della Regione in materia di sanità, se ha valutato nei dettagli i rapporti fra direttive ministeriali e determinazioni regionali, se ha tenuto conto dell’eventuale specificità della legislazione regionale piemontese in materia, se si è limitata a prendere atto del principio generale secondo il quale le sentenze definitive della Cassazione devono essere eseguite. Non so neppure se, per avventura, non si è posta neppure il problema giuridico, ma ha agito d’impulso, giudicando, semplicemente, giusto, come è sicuramente, ciò che stava facendo, perché è comunque giusto fornire finalmente al padre di Eluana la possibilità di assolvere all’ultimo atto del dramma che ha sconvolto la sua esistenza e che ha costituito, negli anni, la ragione della sua vita.

Brava Mercedes. Non possiamo che ammirare e condividere il tuo coraggio. Perché si tratta sicuramente di coraggio. La legge è dalla tua parte. Consentire che una sentenza passata in giudicato della Cassazione abbia esecuzione costituisce riaffermazione di legalità. Mettere a disposizione le strutture sanitarie pubbliche regionali per consentire che quanto hanno deciso i giudici possa avere attuazione significa garantire l’osservanza delle regole. Di fronte a un ministro che, con un preteso atto generale d’indirizzo, ritiene di potere sovvertire gli equilibri fra i poteri dello Stato, opporsi, ancorché legalmente, non è, sicuramente, atto di ordinaria gestione dei poteri regionali.

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