Curzio Maltese
Il Venerdì di Repubblica
16 maggio 2008
Alcuni problemi italiani si spiegano con le ultime statistiche dell’Istat sul livello culturale del Paese. L’Italia è in fondo alle classifiche dei 27 Paesi europei per scolarizzazione, rendimento scolastico, investimenti nella pubblica istruzione, consumi culturali delle famiglie, conoscenza delle lingue straniere, ma anche della lingua madre. Siamo in testa invece per abbandono scolastico e ore trascorse davanti alla televisione. Altre ricerche provano che il sessanta per cento degli italiani non è in grado di leggere e capire un articolo breve.
Dati come questi dovrebbero aprire un grande dibattito sul fallimento del sistema scolastico e sulle preoccupanti prospettive di una nazione così arretrata. Naturalmente non è avvenuto nulla di tutto questo. Il giorno dopo le statistiche erano dimenticate. Il nuovo ministro dell’Istruzione, una simpatica giovane bresciana, certa Mariastella Gelmini, ha promesso una rivoluzione meritocratica nel sistema scolastico. L’ha detto mentre posava per la foto ricordo accanto a Mara Carfagna, ieri soubrette, oggi ministro: un modello (o una modella?) per le giovani ricercatrici. Per la verità, non credo che la signora Gelmini, con tutta la buona volontà, riuscirà a fare peggio dei suoi predecessori, di destra e di sinistra. L’ultimo ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni, mi aveva fatto riflettere sulla possibilità di non mandare mio figlio alla scuola dell’obbligo.
I dati dell’Istat certificano che il sistema scolastico italiano è fallimentare. Non stiamo ora a discutere di chi sia la colpa, se dei pessimi ministri, degli insegnanti o degli studenti, dei sindacati o della tv o del clima. La realtà è che la scuola è fallita e bisognerebbe porvi rimedio. Almeno bisognerebbe cominciare a pensarci. Ma qualcuno lo considera un problema? Nell’ultima campagna elettorale l’istruzione non era neppure fra i primi dieci o venti temi di discussione.
Per non addossare sempre la responsabilità al ceto politico, occorre ammettere che non figurava neppure fra i primi problemi segnalati dall’opinione pubblica. Qualcuno potrebbe obiettare che se l’istruzione fosse un problema avvertito dall’opinione pubblica, forse non saremmo da 14 anni in balia del padrone delle televisioni. Eppure questa è la prima questione che un serio riformismo dovrebbe porre all’attenzione generale. Non saranno la microcriminalità, l’immigrazione, la burocrazia, la pressione fiscale, la Cina o l’India a renderci più poveri nei prossimi anni. Saranno quei dati sull’istruzione, la più importante delle cento statistiche presentate dall’Istat, la meno considerata.
Dati come questi dovrebbero aprire un grande dibattito sul fallimento del sistema scolastico e sulle preoccupanti prospettive di una nazione così arretrata. Naturalmente non è avvenuto nulla di tutto questo. Il giorno dopo le statistiche erano dimenticate. Il nuovo ministro dell’Istruzione, una simpatica giovane bresciana, certa Mariastella Gelmini, ha promesso una rivoluzione meritocratica nel sistema scolastico. L’ha detto mentre posava per la foto ricordo accanto a Mara Carfagna, ieri soubrette, oggi ministro: un modello (o una modella?) per le giovani ricercatrici. Per la verità, non credo che la signora Gelmini, con tutta la buona volontà, riuscirà a fare peggio dei suoi predecessori, di destra e di sinistra. L’ultimo ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni, mi aveva fatto riflettere sulla possibilità di non mandare mio figlio alla scuola dell’obbligo.
I dati dell’Istat certificano che il sistema scolastico italiano è fallimentare. Non stiamo ora a discutere di chi sia la colpa, se dei pessimi ministri, degli insegnanti o degli studenti, dei sindacati o della tv o del clima. La realtà è che la scuola è fallita e bisognerebbe porvi rimedio. Almeno bisognerebbe cominciare a pensarci. Ma qualcuno lo considera un problema? Nell’ultima campagna elettorale l’istruzione non era neppure fra i primi dieci o venti temi di discussione.
Per non addossare sempre la responsabilità al ceto politico, occorre ammettere che non figurava neppure fra i primi problemi segnalati dall’opinione pubblica. Qualcuno potrebbe obiettare che se l’istruzione fosse un problema avvertito dall’opinione pubblica, forse non saremmo da 14 anni in balia del padrone delle televisioni. Eppure questa è la prima questione che un serio riformismo dovrebbe porre all’attenzione generale. Non saranno la microcriminalità, l’immigrazione, la burocrazia, la pressione fiscale, la Cina o l’India a renderci più poveri nei prossimi anni. Saranno quei dati sull’istruzione, la più importante delle cento statistiche presentate dall’Istat, la meno considerata.
COMMENTO
Tragicamente vero, come lo dimostra il continuo stillicidio di fenomeni preoccupanti, definiti impropriamentre "bulllismo" e che sono, invece, veri e propri fenomeni di "delinquenza minorile".
Il governo corre ai ripari. Come ?
"Una task force contro il bullismo. Contro il dilagare delle vessazioni e delle violenze nelle aule scolastiche, il neo ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini lancia sul tappeto una proposta che fa discutere e scatena polemiche. Una misura che vuole essere la risposta alla lunga lista di episodi.
Anche oggi si registrano nuove violenze.
A Trieste si è saputo di una studentessa di 15 anni che ha tentato di bruciare, con un accendino, i capelli di una professoressa di matematica. La donna, che non ha riportato alcun tipo di ustione o ferita, si è spaventata ed è fuggita nel bagno della scuola. La ragazza è stata sospesa dalle lezioni.
Tre giorni fa a Crema un professore di educazione fisica di un istituto tecnico commerciale ha denunciato un alunno, dopo che il ragazzo gli si era rivolto con pesanti insulti e minacce perché lo esortava a rientrare in classe. Il ragazzo è stato sospeso per tre giorni e il docente lo ha denunciato.
Giovedì in una scuola in provincia di Salerno uno studente (un emulo del Marchese del Grillo, n.d.r.) ) ha riscaldato una moneta con un accendino e l'ha gettata, rovente, nella camicia del compagno seduto davanti a lui. Per il ragazzo, che ha riportato ustioni di primo grado, è stata stabilita una prognosi di 10 giorni.
Infine Milano. Cinque baby-rapinatori sono stati riconosciuti dalle vittime alle quali avevano rapinato telefoni cellulari e I-pod. Una ventina le vittime, coetanei o ancora più giovani.
A fronte di tutto questo, il ministro Gelmini, ha annunciato l'organizzazione di una task force. Una decisione condivisa dal ministro per le Politiche giovanili, Giorgia Meloni, che l'ha definita un "buon inizio", se accompagnata anche dal racconto di "esempi positivi di questa generazione che sono moltissimi e quotidiani". Mentre per il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, per contrastare il fenomeno del bullismo la famiglia e la scuola "non devono confidare" sulla "risposta esclusiva delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria".
Favorevole la reazione del Moige, il Movimento italiano genitori: "Apprezziamo la task force ministeriale: non bisogna abbassare la guardia davanti a un fenomeno che è spia di una vera e propria emergenza educativa".
Favorevole la reazione del Moige, il Movimento italiano genitori: "Apprezziamo la task force ministeriale: non bisogna abbassare la guardia davanti a un fenomeno che è spia di una vera e propria emergenza educativa".
La Repubblica
(23 maggio 2008)
Si può aprire il cuore alla speranza? Ho forti dubbi.
1 commento:
EMERGENZA EDUCATIVA a 360°
Di questo si tratta.
La scuola è SOLO un momento della giornata di un ragazzo/a.
Cinque ore di attività scolastiche contro le residue diciannove di una giornata, durante la quale gli stimoli che i ragazzi ricevono sono molteplici e spesso incontrollati, sono un niente oggi come oggi.
Il famoso PATTO EDUCATIVO tra scuola e famiglia si realizza in casi rari.Le famiglie rifiutano le evidenze accertate e si scandalizzano offese se la scuola sente il dovere di avvisarle, allo scopo di operare assieme (scuola e famiglia)per una seria azione educativa. "Mio figlio non è così!"
reagiscono scandalizzati.
E puntano il dito sul docente 'colpevole' di aver osato tanto...e prontamente si rivolgono a qualche avvocato che avvia un'azione legale contro chi ha osato!
Cosa può fare la scuola a quel punto?
Oggi i giovani hanno tanto, materialmente parlando, ma hanno anche tante incertezze e soprattutto difficilmente incontrano qualcuno che, quando è il caso, sappia dire loro un salutare NO!
...per insegnar loro che non sempre si può aver tutto nella vita,
e che bisogna imparare anche ad operare qualche rinuncia (magari temporanea).
Voglio dire che il sistema va cambiato. Questi giovani vanno aiutati a crescere, ad imparare e a sognare. Sono soli, come sono soli i loro genitori, ed anche i loro insegnanti.
Non c'è stata una sola parte politica che abbia seriamente pensato a questo problema!
Una società che si rispetti investe molto sui giovani.
Così non è in Italia.
Purtroppo!
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