Francesco Verderami
Il Corriere della Sera
21 giugno 2008
Se il Cavaliere ha parlato ieri e tornerà a farlo la prossima settimana, non è solo per difendersi dalla «persecuzione giudiziaria» ma anche per difendere il suo rapporto di fiducia con gli elettori, che per la prima volta dopo due mesi si è incrinato. L’esternazione sui giudici «sovversivi» non è dunque estemporanea o istintiva. Quella del premier è una risposta all’opinione pubblica che è stata colta di sorpresa dalla nuova stagione di conflitto con la magistratura. È un’opinione pubblica che sa poco o nulla del caso Mills e chiede «chiarezza » a Silvio Berlusconi. Gli elettori vogliono sapere e capire, direttamente da lui. È una richiesta che il capo del governo ha ricavato interpretando i sondaggi riservati in suo possesso.
Non a caso il senso di disorientamento che gli analisti hanno colto nel Paese è coinciso con un arretramento negli «indici» del Cavaliere: una variazione minima, appena due punti percentuali. Come una scossa di assestamento, insomma, a fronte di una «fiducia» che una settimana fa aveva toccato il 65%, in costante ascesa dal giorno della vittoria elettorale. Ma quella flessione al 63%, sebbene testimoni il rapporto fortissimo che lega ancora il premier al Paese, è bastata per essere interpretata come un campanello d’allarme. Berlusconi doveva rivolgersi agli elettori. Ecco perché Fedele Confalonieri l’aveva invitato ad andare «in tv per parlare e spiegare agli italiani »: «Fossi in Silvio - ha raccontato ad un amico il presidente di Mediaset - sarei drastico. Ormai siamo arrivati al paradosso: la sinistra massimalista che è uscita dalle aule del Parlamento ce la ritroviamo nelle aule di giustizia».
Un chiaro riferimento alle inclinazioni politiche di Nicoletta Gandus, giudice del caso Mills al tribunale di Milano. In questi giorni non è stato solo Confalonieri a esortare il Cavaliere al passo, nel suo staff sono stati in tanti a spronarlo, mentre Gianni Letta lo esortava alla prudenza e alla riservatezza, tanto da sconsigliargli persino la lettera al presidente del Senato. Ma quei numeri, quella richiesta che veniva dal sondaggio, hanno convinto Berlusconi a rompere gli indugi, ad attaccare una magistratura che nell’opinione pubblica non sembra godere di prestigio, se è vero che - secondo l’ultimo rilevamento di due mesi fa - ha perso ben sette punti di fiducia dallo scorso anno, precipitando al 21% dei consensi. Ecco il motivo per cui il premier confida che «stavolta » non si ripeta quanto accaduto nel ’94, quando le toghe traevano forza dal consenso popolare, e il primo gabinetto di centrodestra fu indebolito prima e piegato poi dall’avviso di garanzia che raggiunse Berlusconi a Napoli.
Le parti, quattordici anni dopo, si sono rovesciate. Ecco perché il Cavaliere ha deciso di parlare ora. Ora che il suo esecutivo vanta nel Paese un indice di fiducia del 59%. Ora che il premier pesca consensi anche nell’elettorato di centrosinistra che si cela tra gli «indecisi» ed è attratto da provvedimenti «che avrebbe dovuto varare il governo di Romano Prodi». Ora che il Pdl è valutato tra il 37-38%, che la Lega conserva le percentuali del voto di maggio. Ora, soprattutto, che il Pd - nei sondaggi del premier - si avvicina pericolosamente alla soglia critica del 30%, che ha perso due punti nell’ultima settimana, ed è risucchiata nel vortice giustizialista da Antonio Di Pietro che continua a lucrarne i voti, sfiorando al momento il 5%. E comunque doveva muoversi ora Berlusconi, se è vero che i suoi legali l’avevano avvertito del precipitare degli eventi al processo di Milano, del rischio di una condanna in primo grado per corruzione giudiziaria che lo cancellerebbe immediatamente dalla scena prima di consentirgli un’eventuale rivalsa personale in appello.
Il premier non sa ancora se la flessione nei consensi preannunci la fine della luna di miele con l’opinione pubblica, ma il fatto che sia tornato a giurare sui figli per protestare la sua innocenza, e che abbia promesso di lasciare la politica e il Paese se fosse colpevole, dimostra come ieri volesse rivolgersi agli elettori, perché quelle parole non appartengono al linguaggio di Palazzo. Ha parlato Berlusconi, e parlerà ancora la prossima settimana. Costretto dagli eventi, ha dovuto modificare la strategia comunicativa che aveva adottato appena giunto a palazzo Chigi: poche esternazioni limitate alle iniziative di governo, toni sobri, profilo istituzionale. Uno stile che aveva fatto presa nell’opinione pubblica, «concentrata - così è scritto in un’analisi - sulle questioni d’interesse nazionale: tasse, salute, sicurezza, burocrazia». Ora gli elettori vogliono capire da Berlusconi perché una vecchia emergenza politica è tornata prepotentemente in agenda. Nell’attesa gli hanno recapitato un avviso.
Non a caso il senso di disorientamento che gli analisti hanno colto nel Paese è coinciso con un arretramento negli «indici» del Cavaliere: una variazione minima, appena due punti percentuali. Come una scossa di assestamento, insomma, a fronte di una «fiducia» che una settimana fa aveva toccato il 65%, in costante ascesa dal giorno della vittoria elettorale. Ma quella flessione al 63%, sebbene testimoni il rapporto fortissimo che lega ancora il premier al Paese, è bastata per essere interpretata come un campanello d’allarme. Berlusconi doveva rivolgersi agli elettori. Ecco perché Fedele Confalonieri l’aveva invitato ad andare «in tv per parlare e spiegare agli italiani »: «Fossi in Silvio - ha raccontato ad un amico il presidente di Mediaset - sarei drastico. Ormai siamo arrivati al paradosso: la sinistra massimalista che è uscita dalle aule del Parlamento ce la ritroviamo nelle aule di giustizia».
Un chiaro riferimento alle inclinazioni politiche di Nicoletta Gandus, giudice del caso Mills al tribunale di Milano. In questi giorni non è stato solo Confalonieri a esortare il Cavaliere al passo, nel suo staff sono stati in tanti a spronarlo, mentre Gianni Letta lo esortava alla prudenza e alla riservatezza, tanto da sconsigliargli persino la lettera al presidente del Senato. Ma quei numeri, quella richiesta che veniva dal sondaggio, hanno convinto Berlusconi a rompere gli indugi, ad attaccare una magistratura che nell’opinione pubblica non sembra godere di prestigio, se è vero che - secondo l’ultimo rilevamento di due mesi fa - ha perso ben sette punti di fiducia dallo scorso anno, precipitando al 21% dei consensi. Ecco il motivo per cui il premier confida che «stavolta » non si ripeta quanto accaduto nel ’94, quando le toghe traevano forza dal consenso popolare, e il primo gabinetto di centrodestra fu indebolito prima e piegato poi dall’avviso di garanzia che raggiunse Berlusconi a Napoli.
Le parti, quattordici anni dopo, si sono rovesciate. Ecco perché il Cavaliere ha deciso di parlare ora. Ora che il suo esecutivo vanta nel Paese un indice di fiducia del 59%. Ora che il premier pesca consensi anche nell’elettorato di centrosinistra che si cela tra gli «indecisi» ed è attratto da provvedimenti «che avrebbe dovuto varare il governo di Romano Prodi». Ora che il Pdl è valutato tra il 37-38%, che la Lega conserva le percentuali del voto di maggio. Ora, soprattutto, che il Pd - nei sondaggi del premier - si avvicina pericolosamente alla soglia critica del 30%, che ha perso due punti nell’ultima settimana, ed è risucchiata nel vortice giustizialista da Antonio Di Pietro che continua a lucrarne i voti, sfiorando al momento il 5%. E comunque doveva muoversi ora Berlusconi, se è vero che i suoi legali l’avevano avvertito del precipitare degli eventi al processo di Milano, del rischio di una condanna in primo grado per corruzione giudiziaria che lo cancellerebbe immediatamente dalla scena prima di consentirgli un’eventuale rivalsa personale in appello.
Il premier non sa ancora se la flessione nei consensi preannunci la fine della luna di miele con l’opinione pubblica, ma il fatto che sia tornato a giurare sui figli per protestare la sua innocenza, e che abbia promesso di lasciare la politica e il Paese se fosse colpevole, dimostra come ieri volesse rivolgersi agli elettori, perché quelle parole non appartengono al linguaggio di Palazzo. Ha parlato Berlusconi, e parlerà ancora la prossima settimana. Costretto dagli eventi, ha dovuto modificare la strategia comunicativa che aveva adottato appena giunto a palazzo Chigi: poche esternazioni limitate alle iniziative di governo, toni sobri, profilo istituzionale. Uno stile che aveva fatto presa nell’opinione pubblica, «concentrata - così è scritto in un’analisi - sulle questioni d’interesse nazionale: tasse, salute, sicurezza, burocrazia». Ora gli elettori vogliono capire da Berlusconi perché una vecchia emergenza politica è tornata prepotentemente in agenda. Nell’attesa gli hanno recapitato un avviso.
COMMENTO
Una analisi quasi perfetta, se non fosse guastata dalla valutazione negativa dell'Italia dei Valori e del suo leader Antonio Di Pietro, che Verderame fa in modo del tutto parziale ed interessato.
Questo neo enorme come una casa fa capire quali sono le opinioni politiche e verso chi vanno le simpatie, peraltro mai nascoste, del giornalista del Corriere, il quale i fatti li descrive bene ma nulla dice della tiepida, fino ad oggi, opposizione del PD, che finalmente oggi esce, non completamente dal letargo e annuncia opposizione dura ed una grande manifestazione di piazza per il prossimo autunno.
Dare del giustizialista a Di Pietro (che ha già detto, com'è giusto, che in autunno "i buoi sono scappati dalla stalla") è come dare del pericoloso estremista (di desta, di sinistra, di centro non si sa) a Marco Travaglio, che a mio giudizio non si lascia mai condizionare dalle sue opinioni politiche, visto che le sue critiche, corrosive ed ampiamente dimostrate dai fatti documentati che egli espone, non hanno mai risparmiato nessuna forza e nessun uomo politico che le meritassero.
Molto più lucida, come sempre, la vignetta di oggi sul Corriere del vignettista satirico Giannelli, che mi sembra l'unico in grado di interpretare in chiave satirica l'attuale clima politico, il governo ed il suo capo, che non a caso viene sempre disegnato in veste di Mago Merlino, che però magie non ne fa, genera solo illusioni, è il Grande Illusionista, il mega-nano.