20 maggio 2008
FIRENZE - Ottanta adolescenti sospettati di aver profittato di una ragazzina.
E' accaduto in lucchesia.
I racconti degli abusi lasciano senza parole.
Non è ancora Niscemi. Non ci sono ragazzine pestate ferocemente, strangolate, gettate in un pozzo.
Ma anche in Toscana, sempre così orgogliosa della sua civiltà, è allarme sull'"inaridimento del cuore", sul "deserto emotivo", sul "nichilismo" dei giovani, per usare le espressioni di Umberto Galimberti.
Adolescenti con un filo di barba, a volte appena più che bambini, in branco si trasformano in stupratori, diffamatori, ricattatori.
La ragazzina che cede, che è fragile, che ci sta perché altrimenti rischia di essere bandita dal gruppo o svergognata davanti ai genitori, diventa solo un oggetto da usare, una cosa da disprezzare.
I magistrati minorili hanno l'impressione di trovarsi davanti a una mutazione.
Le violenze che giungono alla loro attenzione sono quasi soltanto di gruppo e spesso corredate di filmini e di ricatti.
Così è accaduto in lucchesia, dove all'inizio le indagini hanno coinvolto un'ottantina adolescenti, quasi tutti minorenni, e dove oggi restano sotto inchiesta in 23.
L'inchiesta è partita quando, nella notte di Pasqua del 2004, i carabinieri hanno trovato una ragazzina di poco più di 14 anni seminuda in una automobile con quattro adolescenti.
Lei prega i militari di avvisare i genitori dopo Pasquetta, per non dare loro un dispiacere.
Poi, però, è costretta a scrivere una lettera di confessione alla madre.
E infine parte la denuncia.
Così emergono dieci mesi di abusi e almeno quindici episodi di ammucchiate.
Lei sola di fronte a quattro-cinque-sei adolescenti.
Lei divenuta lo zimbello dei ragazzi del paese.
Lei infamata.
Dicevano che aveva l'aids, che bastava chiamarla e lei avrebbe fatto questo e quest'altro di sua spontanea volontà.
Racconta ciò che è accaduto con lo sguardo fisso, si sforza di non lasciar trasparire emozioni.
E' stata bocciata, non ha amici, a volte è bulimica, a volte anoressica.
Soffre.
Spiega che era tollerante, che perdonava.
Così non è facile distinguere i rapporti in cui era o appariva consenziente dalle violenze vere e proprie.
Tutto comincia nel giugno 2003, quando va con un ragazzo al fiume, dove ci sono altri ragazzi e poi ne arrivano altri ancora.
Uno ha la telecamera.
Le chiedono di fare l'amore con ciascuno di loro.
L'assillano e la sfidano.
L'assillano e la sfidano.
Dicono che deve mostrare la sua abilità.
Lei si sente in trappola.
Sono in tanti.
Si sente debole, da una parte vuole conquistare la loro simpatia, vuole soddisfarli, non le va di essere derisa, dall'altra ha paura di essere picchiata e di non tornare a casa.
Cede e viene filmata.
Dopo comincia il tormento.
Qualche ragazzo la minaccia di far vedere la cassetta ai genitori, qualche altro si offre di aiutarla a recuperare il filmato.
La spaventano oppure la ingannano.
In tutti i casi le chiedono in cambio di fare sesso.
E sono sempre in gruppo.
Lei si spaventa, cede, diventa ogni giorno più ricattabile.
A 14 anni trattata da ninfomane.
I ragazzi si fanno sotto, sono curiosi di sperimentare di persona quello che si dice in giro.
Poi c'è chi si è pentito ed è stato male.
Ma la maggior parte, quando è partita la denuncia e si sono mossi i carabinieri, ha risposto nel più triviale dei modi: ci stava.
Alcuni, forse, ne erano convinti.
Ma chi ha usato il filmino per ricattarla?
COMMENTO
Sono i frutti di famiglia e scuola allo sfaccio, da almeno tre generazioni. Qualcuno si è divertito a giocare col fuoco: un'intera classe politica ne è responsabile, una responsabilità che è trasversale, attraversa tutto l'arco costituzionale.
I risultati sono l'imbarbarimento delle persone, giovani e meno giovani, la scomparsa dei freni inibitori, l'inaridimento del cuore.
Tanti, molti, troppi dovranno fare il "mea culpa", io credo che non lo farà nessuno.
Continueranno a giocare al Padreterno, ad inseguire meri interessi di parte, ad esercitare il cinismo più ributtante, impietosi di tutto e di tutti.
E consegneranno questà 'società' ai posteri, imbarbarita, impazzita, nella più totale assenza di spiritualità e di autentica fede cristiana, che è quella della solidarietà anche nei confronti dei diversi.
Globalizzazzione, consumismo. Parole che evocano la pazzia degli esseri umani, la corsa inarrestabile verso il baratro, che per fortuna (si fa per dire) non interessa la mia (impotente) generazione.
L'umanità sta crescendo in modo impazzito, le società sono sempre più difficili da gestire, gli 'statisti' sono un ricordo del passato.
Non basta, però, provare sentimenti di impotenza, occorre ritrovare la capacità di indignarsi, di manifestare la propria indignazione non solo privatamente, ma in pubblico, di fronte a tutti.
Occorre, sopratutto, ritrovare questa capacità nel momento più alto di espressione della democrazia (parola che si sta svuotando di contenuti), nel momento dell'esercizio del voto, nella 'gabina' (la storpiatura di Umberto Bossi è la migliore testimonianza del cinismo di partiti e classe politica) elettorale.
Ma è proprio lì che gli italiani hanno mostrato di avere smarrito il senso dell'appartenenza alla società, preferendo e scegliendo l'appartenenza alle 'società' più o meno 'onorate'.
4 commenti:
agghiacciante
Preoccupante...
Credo che sia stata imboccata una strada ormai senza ritorno.
La cronaca degli ultimi tempi sembra quasi compiacersi di certe"imprese" compiute da giovani e da meno giovani in cui la ferocia e il disprezzo dell'altro sembra che siano la norma. Non vorrei generalizzare, ma che futuro attende questi giovani senza anima, senza cultura e senza responsabilità?
rossana
non hanno futuro, hanno solo il presente
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