giovedì 26 giugno 2008

EL ALAMEIN - SINONIMO DI EROISMO


El Alamein, ultime lettere dal deserto
Giuseppe Ramazzotti
Il Corriere della Sera
25 giugno 2008

Nel deserto di El Alamein, dove nel 1942 si scontrarono i soldati inglesi con quelli italiani e tedeschi, con la pace è tornato il silenzio rotto solo dallo scoppio accidentale di qualche mina, dalle voci dei beduini alla ricerca di rottami e, 60 anni fa, dal lavoro degli operai di Caccia Dominioni che recuperavano i resti dei caduti. Fino a poco tempo fa il governo egiziano ha impedito agli stranieri di andare nell'area della battaglia anche per le scaramucce che impegnano i soldati del Cairo contro i contrabbandieri. Ma Stefano Rossi, 48 anni, ex ufficiale degli alpini paracadutisti e ricercatore storico e Luigi Vittori, 60 anni, studioso di storia della seconda guerra mondiale, hanno convinto il governo a concedere a un piccolo gruppo di italiani il permesso di raggiungere l'antico campo di battaglia.

Nel corso delle ricognizioni fatte in questi mesi da Rossi e Vittori la sabbia ha restituito una serie di reperti che testimoniano la vita quotidiana dei soldati: la bottiglia di Gordon Gin di un militare di Sua Maestà britannica («Più in là — racconta Rossi — abbiamo trovato le bottiglie molotov dei nostri parà»), le scatole di fiammiferi con la pubblicità dell'aranciata San Pellegrino, le «Finest norwegian Brisling sardines» del menù di un fante della 44ª divisione, le sigarette «tipo esportazione » dei Regi monopoli o le più raffinate «numero 10 sigarette Macedonia», il coperchio di una gavetta con inciso il nome del proprietario: Dianna. M a nell'elenco dell'ex ufficiale degli alpini ci sono anche indumenti, buffetterie, suole e tomaie di scarpe cotte dal sole, occhiali, borracce, fogli di giornale. Il clima secco del deserto li aveva almeno parzialmente salvati: «Commovente il ritrovamento di frammenti di lettere e di piastrini di riconoscimento». Ecco la busta di una lettera indirizzata al soldato Vittorio Caldoguegno del 185˚ reggimento Folgore con tanto di francobolli da 5 e 10 centesimi. C'è il piastrino di Domenico Binello originario di Covone, in provincia di Cuneo, classe 1922.

«Abbiano fatto ricerche nella speranza di ritrovarlo — racconta Rossi —. Purtroppo è deceduto nel 1986. Stiamo anche cercando chi portava il piastrino con su scritto "Formichella Vincenzo di Luigi e Lombardi Caterina, nato a Montegiordano (Cosenza) nel 1920". Ne abbiamo trovato anche uno tedesco con su stampigliato "162 A, II/Art.Reg. 7", presumibilmente un artigliere paracadutista della brigata Ramke». La lettura dei libri di Paolo Caccia Dominioni, di Raffaele Doronzo e di Renato Migliavacca sugli italiani in Africa Settentrionale, la decifrazione di antiche e nuove mappe e l'uso del Gps hanno fatto ritrovare luoghi entrati nella storia della battaglia di El Alamein: il Passo del Carro, il Passo del Cammello, le alture di Naqb Rala dove combatterono vittoriosi i parà del 186˚ Folgore contro i legionari di France Libre e gli inglesi della 44ª divisione. Ma anche nicchie nel terreno come la buca da dove sparava con la mitragliatrice il parà di Saronno Cesare Lui, classe 1919: «Abbiamo rintracciato e fotografato la sua buca che aveva ancora sul fondo i bossoli della sua Breda».

C'è il rischio di ritrovare questi reperti in un mercatino? «Chi viene con noi può fotografare liberamente e per l'eventuale asportazione di materiali deve limitarsi a quelli che in Italia possono essere usati per mostre, per essere dati a musei o donati a chi li possedeva in quei giorni tragici o ai loro eredi. Impossibile esportare parti di armi e munizioni. Si avrebbero gravissime conseguenze penali». Luigi Vittori e Stefano Rossi sono scettici sulla possibilità di preservare a fini turistici il campo di battaglia di El Alamein come in Francia la Linea Maginot o da noi i forti delle Alpi. Ci sono rischi altissimi per la presenza di mine e ci sono, là sotto, giacimenti petroliferi che fanno gola. «Più ottimisti di noi — sostiene Rossi — sono i ricercatori dell'Università di Padova: se i loro progetti dovessero trovare realizzazione collaboreremo volentieri».
COMMENTO
La tragedia dei paracadusti della divisione "Folgore", trovatisi a dover combattere nel deserto come soldati di fanteria, decimati dalle forze alleate comandate dal gen. Montgomery.


« Fra le sabbie non più deserte
son qui di presidio per l’eternità
i ragazzi della Folgore
fior fiore di un popolo e di un Esercito in armi.
Caduti per un’idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dello stesso
nemico,
essi additano agli italiani, nella buona e nell’avversa fortuna,
il cammino dell’onore e della gloria.
Viandante, arrestati e riverisci.
Dio degli Eserciti,
accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell’angolo di cielo
che riserbi ai martiri ed agli Eroi. »
(Epigrafe davanti al cimitero della Folgore a El Alamein).
Dal fronte di El Alamein la Folgore si ritirò senza essere sconfitta il 3 novembre 1942, alle 2 di notte, senza acqua e trasportando a braccia i propri pezzi anticarro. Alle 14:35 del giorno 6, dopo aver esaurito tutte le munizioni ed aver distrutto le armi, ciò che restava della Divisione si arrese, ma senza mostrare bandiera bianca e senza alzare le mani agli inglesi.
L'11 novembre 1942, a battaglia ormai conclusa Radio Londra trasmise il famoso comunicato:
« I resti della divisione Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità umane. »
(Radio Londra)
Dei 6450 paracadusti della Folgore ne sopravvissero solo 340, inclusi gli ufficiali.
Furono concesse 16 medaglie d'oro al valor militare:
1) BRANDI Ferruccio, Tenente cpl.;
2) GOLA Marco, Tenente cpl.;
3) GAMBAUDO Giovanni, Sottotenente cpl.;
4) PIRLONE Dario, Sergente maggiore;
5) BANDINI Roberto, Tenente cpl.;
6) CAPPELLETTO Giuseppe, Paracadutista;
7) LUSTRISSIMI Gerardo, Paracadutista;
8) PISTILLO Nicola, Sergente paracadutista;
9) PONZECCHI Dario, Caporal maggiore;
10) RUSPOLI principe di Poggio Suasa Costantino, Capitano cpl. cavalleria;
11) SIMONI Gastone, Capitano s.p.e. cavalleria;
12) CESARONI Giacomo, Paracadutista;
13) FRANCHI Leandro, Paracadutista;
14) ANDRIOLO Antonio, Caporal maggiore paracadutista;
15) BRUNO Pietro, Sottotenente cpl.;
16) RUSPOLI Marescotti Carlo dei principi di Poggio Suasa, Tenente Colonnello s.p.e. cavalleria;
17) PASCUCCI LuigiTenente cpl.
La medaglia d'oro al valor militare fu concessa anche alla divisione Folgore.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Luigi, dovresti fare conoscere il tuo blog a Paolo: www.millenniumfalcon.splinder.com. Sa molto anche lui di storia militare e potreste farvi delle amene chiacchierate.
Carolina

sdell ha detto...

ho letto l'elenco delle medaglie d'oro. sono un ex paracadutista di 64
anni.
ho avuto l'onore di conoscere il Maresciallo Maggiore Aiutante di Battaglia Pistillo.
lo vedevo tutti i giorni, da agosto
1964 a novembre del 1965, nella caserma gamerra a pisa.
sò quasi a memoria la motivazione per la medaglia. vengono i brividi.
ora le danno a pioggia.
sul mio blog stò cercando qualcuno che sappia cosa è successo nel settembre del 1964 nella caserma gamerra.
saluti
silvano

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Spiacente Silvano, non ne sapevo nulla, dopo aver letto il tuo post azzardo: un errore dell'ufficiale medico che costa la vita a due paracadutisti, morti di morte improvvisa, che per il rimorso o, forse, per il disonore, a sua volta muore suicida, sparandosi con la sua pistola.
Andare oltre significa fare dietrologia o, peggio, fantascienza.
Se non è questa la verità, ma l'altra, non si saprà mai cos'è accaduto veramente, cioè quali sono state le cause.
Bello il tuo blog, belli i quadri che tu realizzi con un programma informatico.
Lo voglio vedere meglio in questi giorni.
intanto l'ho messo fra i preferiti.

Anonimo ha detto...

Caro prof. Morsello alla Scuola Militare di Paracadutismo io c'ero quando accaddero i fatti che Sdell cerca di capire. C'ero anche quando venne un giornalista di nome Roghi che peri' successivamente in Africa e che descrisse il tutto con un articolo basato sul Diavolo in Caserma. Guardi mi permetto di contraddirla passati circa 46 anni dai fatti...non fu il vaccino non fu il Diavolo fu soltanto un atto di terrorismo di quei tempi. La saluto. Un caporale istruttore del 64-65.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Caro anonimo, non sono professore. Credo che tu debba dialogare direttamente con sdell, che è interessato a sapere cosa accadde nella caserma Gamerra di Pisa. Grazie per il commento, sia pure così tardivo.