Antonio Di Pietro
Il Governo ha violentato una norma necessaria ai magistrati. La proposta varata dal Cdm è solo una parziale marcia indietro rispetto agli annunci dei giorni scorsi, ed è grave.
Alcune disposizioni sono illogiche, contraddittorie e controproducenti. Di fatto rendono più difficile un’intercettazione che è doverosa per la magistratura e necessaria per contrastare la criminalità. Ecco alcune perle:
1) Il Governo intende limitare l’intercettazione ai reati da dieci anni in su e quindi rimangono fuori fattispecie di reato come il falso in bilancio, l’evasione fiscale, i reati societari in genere e la truffa aggravata ai danni dello Stato. Insomma proprio i reati tipici della “casta”. Non si capisce la ragione di questo o meglio la si capisce benissimo. E’ stata tolta ai magistrati la possibilità di intercettare proprio per quei cinque, sei reati limitati alla solita categoria di persone molto vicina agli interessi del Cavaliere.
2) Per il Governo, l’ intercettazione deve essere autorizzata da ben tre giudici, collegialmente. Noi dell’Italia dei Valori non condividiamo questa impostazione. Infatti la proposta è incongruente rispetto al fatto che attualmente nell’ordinamento giudiziario è previsto il giudice unico per decisioni finali, come la sentenza. Abbiamo, dunque, da una parte il giudice unico che può decidere la condanna definitiva di una persona, dall’altra occorrono ben tre giudici anche per attivare le indagini preliminari. Soprattutto non siamo d’accordo perché quando si prendono decisioni che aumentano il lavoro dei magistrati bisogna anche creare le strutture e le condizioni che le supportano.
Con lo stesso numero di giudici, con lo stesso numero di procedimenti in corso, ma senza riforme in ordine all’accelerazione dei processi, si finisce per imporre un alto carico di lavoro. Per cui, giorno dopo giorno, le stesse persone hanno un maggior numero di lavoro e i processi rallentano ancora di più invece di essere abbreviati.
3) Il Governo ha previsto che i risultati delle intercettazioni per il procedimento penale non possano essere utilizzati in altri procedimenti. Questo lo contestiamo decisamente, proprio nel merito: riteniamo assurdo che mentre si ascolta un’intercettazione per uno specifico reato, tanto grave da aver messo l’utenza sotto controllo, se si vengono a scoprire elementi di prova in ordine ad un altro reato per cui si sta procedendo in un differente procedimento penale, non si possano utilizzare. Paradossalmente noi potremmo avere nei confronti dello stesso soggetto una Procura della Repubblica che procede per omicidio e la stessa Procura, ma con un altro pubblico ministero con un altro fascicolo che procede per accusa di rapina. Ad esempio: se un soggetto, indagato per omicidio, riceve una telefonata dalla quale si evince che lo stesso ha commesso un ulteriore e differente reato, non si può utilizzare l’intercettazione per l’altro procedimento. Quindi, la norma proposta dal Governo è un assurdo che serve solo ad impedire ai magistrati di utilizzare la nuova prova emersa dalla conversazione.
4) Il Governo ha previsto che “sic et simpliciter” il risultato delle intercettazioni telefoniche non possa esser reso noto all’opinione pubblica prima dell’inizio del dibattimento. Noi dell’Italia dei Valori non lo condividiamo. Vogliamo ricordare che il dibattimento comincia dopo l’udienza preliminare e quindi può cominciare anche dopo anni dal fatto commesso. Bene, allora dobbiamo distinguere le telefonate utili per le indagini da quelle inutili, che non servono.
Delle telefonate utili alle indagini e che facciano capire all’opinione pubblica cosa sta accadendo nel nostro Paese, dobbiamo stabilire, solo per ragioni di segreto investigativo, che non possono essere pubblicate fino a quando non sono conosciute dall’interessato. Ma nel momento in cui vengono conosciute dall’interessato, come ad esempio per un provvedimento di misura cautelare, a seguito di deposito, è bene che l’opinione pubblica sappia, perché siamo in uno stato democratico, chi e perché viene messo sotto indagine dalla magistratura e di cosa sia accusato. Ad esempio, secondo la proposta del Governo, casi come quello della clinica di Santa Rita a Milano non avremmo potuto conoscerli fino al momento dell’inizio del dibattimento. Credo, invece, necessario che l’opinione pubblica debba sapere in tempo cosa stia accadendo, senza aspettare l’inizio del processo.
Altra cosa, invece, e totalmente diversa, sono le telefonate per fatti ininfluenti, in cui ben vengano gli atti di segretezza.
Allora è giusto che chi ha divulgato l’intercettazione venga accusato, e non tanto i giornalisti che la rendono nota all’opinione pubblica.
5) E’ falso che le intercettazioni siano consentite per i reati relativi alle indagini su mafia e terrorismo. Infatti rimangono fuori falsa testimonianza e altri reati connessi.
Noi dell’Italia dei Valori faremo sentire le nostre ragioni dentro e fuori dal Parlamento e, nel caso di conversione del provvedimento in legge, proporremo un referendum.Così il Governo capirà che i cittadini non considerano queste norme una garanzia alla loro sicurezza.
venerdì 13 giugno 2008
IL CARCERE PER I GIORNALISTI (TRE ANNI) E PER I MAGISTRATI (CINQUE ANNI)
COMMENTO
Io firmerò per il referendum abrogativo e lo voterò.
Veltroni: se ci sei batti un colpo !
Veltroni: fatti da parte, sei inidoneo.
Mai fidarsi chi porta l'orologio al polso destro.
Pensate: rimpiango il buon Castelli.
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1 commento:
Anch'io rimpiango Castelli, è proprio vero che al peggio non c'è mai fine.
rossana
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