Elena da Roma
"De Amor y de Sombra", "D'Amore e Ombra", e di come la vita si porta via l'innocenza.
Siamo nel Cile piegato dalla dittatura del generale Pinochet, insediatosi con il golpe militare del 1973. Evangelina Ranquileo è una bambina scambiata alla nascita con Evangelina Flores.
Le famiglie delle due bimbe, consapevoli dello scambio, dopo aver tentato invano tutte le strade per riportarle legalmente nelle loro vere famiglie, infine rinunciano, e con il fatalismo tipico delle famiglie contadine, decidono serenamente di allevare le figlie adottive come fossero le proprie.
È da questo fatto privato, lo scambio delle due bimbe alla nascita appunto e tutto ciò che ne conseguirà nei rapporti familiari e nella crescita individuale dei protagonisti, che Isabel Allende fa scaturire tutto il racconto; ma qui sono la storia pubblica e i grandi cambiamenti politici a muovere i fili delle loro vite, e a far perdere loro realmente l’innocenza.
Appare tanto evidente qui per Isabel Allende come per Irène Némirovsky in Suite Francese o per altri scrittori che si siano trovati a vivere in prima persona i grandi cambiamenti della storia, che la biografia e le opere sono una cosa sola, un intreccio inestricabile di esperienza personale e ricostruzione ad arte, in cui l’arte è la vita e la vita è storia. E non solo come in questo caso, in cui la vicenda è un fatto realmente accaduto, anche se riadattato.
Isabel Allende, nasce in Cile nel 1945. Suo zio è Salvador Allende, futuro presidente del paese che verrà giustiziato durante il golpe militare di Pinochet nel 1973.
Isabel dopo l’abbandono della famiglia da parte del padre vive in Bolivia, poi in Europa e in Libano, poi di nuovo in Cile, dove sarà giornalista, si sposerà e vivrà fino alla fuga in Venezuela, e poi negli Stati Uniti dove vive tuttora, dopo il ’73.
È in questa cornice personale che fioriscono le sue opere, come anche questa mescola di amore e ombre interiori.
Evangelina Ranquileo e il suo fratellastro Pradelio sono i primi in questo complesso intreccio di destini, a fare i conti con la realtà politica e sociale che sembra inghiottirli.
Pradelio, ragazzo troppo grande fisicamente per la sua età, come anche nelle responsabilità essendosi trovato a fare le veci di un padre sempre assente oppure ubriaco, è un’ombra per la piccola e fragile sorella scambiata, bionda e dalla pelle chiara, così diversa dai Ranquileo, la segue nei primi passi, le fa il bagno, la culla, le dà da mangiare. Ma, a differenza degli altri membri della famiglia, che la considerano una di loro, lui ha ben presente che non è sua sorella, e non può fare a meno di guardarla con occhi diversi, nonostante la rigida sorveglianza del padre.
Così le inquietudini di Pradelio diventano anche quelle della piccola Evangelina, molto prima che il suo corpo ne sia consapevole, e il segreto desiderio che iniziano a condividere presto diventa una vera e propria ossessione per il ragazzo, che a diciott’anni decide di arruolarsi per fuggire da quella passione impossibile e che sa essere sbagliata.
Evangelina rimane confusa da quell’abbandono che non sa spiegarsi. Presto comincia a manifestare strani sintomi, ogni giorno alla stessa ora, sintomi di una misteriosa malattia che né medici più o meno attendibili né le mammane o gli stregoni consultati riescono a spiegare. Evangelina cade da un momento all’altro in preda ad una sorta di trance, si contorce in balìa di forze incontrollabili, tutte le suppellettili della casa tremano, il tetto sembra percosso da una sassaiola celeste.
Il fenomeno comincia ad attirare l'attenzione dei curiosi e delle famiglie vicine, che sperano di ottenere miracoli dalla ragazza, ed arriva alle orecchie della giovane giornalista Irene Beltràn e del suo giovane collaboratore e fotografo Francisco Leal, che decidono di scrivere un servizio sulla vicenda.
Irene è una ragazza intelligente ma ingenua, cresciuta con il mito del padre Eusebio, un uomo brillante e irresponsabile dalla gioia di vivere contagiosa, che per sottrarsi alle difficoltà economiche ma soprattutto alla pressione asfissiante della moglie Beatriz, un giorno sparisce senza lasciare traccia di sè.
Beatriz dal canto suo è una donna che non ha la minima capacità di vedere al di là delle apparenze e si rifiuta di accettare una realtà che mina giorno dopo giorno il suo tenore di vita, al quale resta caparbiamente aggrappata contro ogni sensatezza, cercando disperatamente di proteggere in quella stessa bambagia la sua unica figlia.
Irene cresce così pervasa da una leggerezza che le permette di sfiorare le più immani tragedie senza mai entrarci dentro del tutto, e anche di vivere il fidanzamento con il promesso sposo Gustavo Morante, soldato di bell'aspetto e di buone maniere al limite del fastidioso, in modo del tutto acritico.
Gustavo nutre vero amore per Irene, ma è perso nei suoi studi e nelle sue prove di sopravvivenza in luoghi estremi, e fatica a rendersi conto dei veri meccanismi che girano dietro la vuota retorica della disciplina militare, e delle vere sofferenze sopportate dai civili, privazioni di libertà, repressioni fisiche, soppressioni e sparizioni di familiari; rimane nonostante tutto un puro, convinto sostenitore di quella ragion di stato che finirà con il mettere a repentaglio la vita della donna che ama.
Francisco invece, è un ragazzo fin troppo lucido e consapevole, l’unica cosa di cui non si rende conto per molto tempo è di essere perdutamente innamorato di Irene. Ma conosce molto bene il mondo in cui vive, si divide tra gli aiuti clandestini agli oppositori del regime, attività di cui nessuno è al corrente, nemmeno Irene, e la sua vita ufficiale, nella quale ha dovuto rinunciare alla professione per cui ha studiato, quella di psicologo, per ripiegare su quella di fotografo al giornale. E’ al suo fianco che Irene gradualmente sarà costretta ad aprire gli occhi e a guardare in faccia la realtà che la madre le aveva sempre impedito di vedere.
Proprio quando Irene e Francisco si recano a casa dei Ranquileo per assistere al fenomeno di cui Evangelina è protagonista ogni giorno, mentre la ragazza si contorce sul letto davanti alla folla spaventata dal fragore del mobilio e del tetto in balìa di chissà quali poteri, un manipolo di soldati, capitanati dal tenente Ramirez fa irruzione tra la folla accomodatasi pacificamente per godersi lo spettacolo.
La scena è tra il ridicolo e il surreale.
Strisciando a terra a passo di leopardo come si trovassero in un campo di battaglia anziché nel cortile di una casa contadina, sotto gli occhi tra l’attonito e il divertito dei presenti, i militari prendono infine a sparare all’impazzata verso chissà quali aggressori.
Ma non tutto va per il verso giusto: quando il tenente Ramirez cerca di afferrare Evangelina per fermare il suo delirio o per chissà quale altro intento, la ragazza, che sembra ora possedere una forza soprannaturale, afferra il soldato sollevandolo e lo scaraventa a terra come uno straccio vecchio, mettendolo in ridicolo e costringendo lui e i suoi uomini ad una vergognosa ritirata.
Da questo momento in poi i fatti precipitano, Evangelina Ranquileo sparisce nel nulla dopo essere stata prelevata a forza dai militari; Pradelio fugge da disertore e si trova costretto a nascondersi in un’angusta caverna tra le asperità impenetrabili della Cordigliera, ed è proprio lui a rivelare un inquietante indizio ai due giornalisti, la miniera di Los Riscos.
I due giovani, la cui intesa si fa più profonda di giorno in giorno, si avventurano alla miniera e scavando scoprono dapprima il cadavere di Evangelina, poi molti altri cadaveri orribilmente trucidati e murati in quel luogo dimenticato dal mondo.
La scoperta cambia per sempre Irene, che d’ora in poi porterà per sempre l’orrore e la sofferenza negli occhi; lei che passando tra i vecchi ospiti della casa di riposo aperta con la madre al primo piano della sua bella casa, passava a portare il sorriso, una parola per ognuna delle anime perse nei lidi della memoria e dell’abbandono, ora ha una strana luce nello sguardo, una diversa consapevolezza.
Ma la vera sofferenza per lei dovrà ancora arrivare: a causa della scoperta fatta alla miniera e al dialogo avuto con un ufficiale disposto a testimoniare ciò che ha visto circa la cattura della ragazza, gli ufficiali si chiedono ancora: “Come risolviamo la faccenda?” - “Al solito modo”, è la risposta che per l’ennesima volta si danno, quasi infastiditi, liquidando così altre vite senza battere ciglio.
Irene subirà un attentato che la porterà ad un passo dalla morte, e che la costringerà a fuggire ancora in condizioni precarie dall’ospedale in cui è ricoverata. La vicenda verrà comunque alla luce, e nonostante i tentativi di insabbiamento del governo militare, travalicherà i confini nazionali, e desterà scalpore ovunque.
La miniera verrà aperta davanti agli occhi di autorità religiose, giornalisti e di tanti familiari di “desaparecidos”, tra cui la coraggiosa Evangelina Flores che a quindici anni con la fascia nera al braccio, sfida a testa alta gli ufficiali.
Irene e Francisco saranno costretti ad un nuovo dolore, quello dell’esilio, assumendo nuove identità nelle quali faticano a riconoscersi l’un l’altro, a fuggire come criminali dal loro paese attraversando la Cordigliera con un sacchetto della loro terra appeso al collo, e un mucchietto di semi di nontiscordardimè lasciato in eredità dai loro cari.
“Torneremo?”, si ripetono dando fondo alle ultime briciole di forza e di speranza, sostenuti soltanto da un sentimento consolidatosi nell’attraversare le paludi dell’orrore e della paura.
“Torneremo”.
Siamo nel Cile piegato dalla dittatura del generale Pinochet, insediatosi con il golpe militare del 1973. Evangelina Ranquileo è una bambina scambiata alla nascita con Evangelina Flores.
Le famiglie delle due bimbe, consapevoli dello scambio, dopo aver tentato invano tutte le strade per riportarle legalmente nelle loro vere famiglie, infine rinunciano, e con il fatalismo tipico delle famiglie contadine, decidono serenamente di allevare le figlie adottive come fossero le proprie.
È da questo fatto privato, lo scambio delle due bimbe alla nascita appunto e tutto ciò che ne conseguirà nei rapporti familiari e nella crescita individuale dei protagonisti, che Isabel Allende fa scaturire tutto il racconto; ma qui sono la storia pubblica e i grandi cambiamenti politici a muovere i fili delle loro vite, e a far perdere loro realmente l’innocenza.
Appare tanto evidente qui per Isabel Allende come per Irène Némirovsky in Suite Francese o per altri scrittori che si siano trovati a vivere in prima persona i grandi cambiamenti della storia, che la biografia e le opere sono una cosa sola, un intreccio inestricabile di esperienza personale e ricostruzione ad arte, in cui l’arte è la vita e la vita è storia. E non solo come in questo caso, in cui la vicenda è un fatto realmente accaduto, anche se riadattato.
Isabel Allende, nasce in Cile nel 1945. Suo zio è Salvador Allende, futuro presidente del paese che verrà giustiziato durante il golpe militare di Pinochet nel 1973.
Isabel dopo l’abbandono della famiglia da parte del padre vive in Bolivia, poi in Europa e in Libano, poi di nuovo in Cile, dove sarà giornalista, si sposerà e vivrà fino alla fuga in Venezuela, e poi negli Stati Uniti dove vive tuttora, dopo il ’73.
È in questa cornice personale che fioriscono le sue opere, come anche questa mescola di amore e ombre interiori.
Evangelina Ranquileo e il suo fratellastro Pradelio sono i primi in questo complesso intreccio di destini, a fare i conti con la realtà politica e sociale che sembra inghiottirli.
Pradelio, ragazzo troppo grande fisicamente per la sua età, come anche nelle responsabilità essendosi trovato a fare le veci di un padre sempre assente oppure ubriaco, è un’ombra per la piccola e fragile sorella scambiata, bionda e dalla pelle chiara, così diversa dai Ranquileo, la segue nei primi passi, le fa il bagno, la culla, le dà da mangiare. Ma, a differenza degli altri membri della famiglia, che la considerano una di loro, lui ha ben presente che non è sua sorella, e non può fare a meno di guardarla con occhi diversi, nonostante la rigida sorveglianza del padre.
Così le inquietudini di Pradelio diventano anche quelle della piccola Evangelina, molto prima che il suo corpo ne sia consapevole, e il segreto desiderio che iniziano a condividere presto diventa una vera e propria ossessione per il ragazzo, che a diciott’anni decide di arruolarsi per fuggire da quella passione impossibile e che sa essere sbagliata.
Evangelina rimane confusa da quell’abbandono che non sa spiegarsi. Presto comincia a manifestare strani sintomi, ogni giorno alla stessa ora, sintomi di una misteriosa malattia che né medici più o meno attendibili né le mammane o gli stregoni consultati riescono a spiegare. Evangelina cade da un momento all’altro in preda ad una sorta di trance, si contorce in balìa di forze incontrollabili, tutte le suppellettili della casa tremano, il tetto sembra percosso da una sassaiola celeste.
Il fenomeno comincia ad attirare l'attenzione dei curiosi e delle famiglie vicine, che sperano di ottenere miracoli dalla ragazza, ed arriva alle orecchie della giovane giornalista Irene Beltràn e del suo giovane collaboratore e fotografo Francisco Leal, che decidono di scrivere un servizio sulla vicenda.
Irene è una ragazza intelligente ma ingenua, cresciuta con il mito del padre Eusebio, un uomo brillante e irresponsabile dalla gioia di vivere contagiosa, che per sottrarsi alle difficoltà economiche ma soprattutto alla pressione asfissiante della moglie Beatriz, un giorno sparisce senza lasciare traccia di sè.
Beatriz dal canto suo è una donna che non ha la minima capacità di vedere al di là delle apparenze e si rifiuta di accettare una realtà che mina giorno dopo giorno il suo tenore di vita, al quale resta caparbiamente aggrappata contro ogni sensatezza, cercando disperatamente di proteggere in quella stessa bambagia la sua unica figlia.
Irene cresce così pervasa da una leggerezza che le permette di sfiorare le più immani tragedie senza mai entrarci dentro del tutto, e anche di vivere il fidanzamento con il promesso sposo Gustavo Morante, soldato di bell'aspetto e di buone maniere al limite del fastidioso, in modo del tutto acritico.
Gustavo nutre vero amore per Irene, ma è perso nei suoi studi e nelle sue prove di sopravvivenza in luoghi estremi, e fatica a rendersi conto dei veri meccanismi che girano dietro la vuota retorica della disciplina militare, e delle vere sofferenze sopportate dai civili, privazioni di libertà, repressioni fisiche, soppressioni e sparizioni di familiari; rimane nonostante tutto un puro, convinto sostenitore di quella ragion di stato che finirà con il mettere a repentaglio la vita della donna che ama.
Francisco invece, è un ragazzo fin troppo lucido e consapevole, l’unica cosa di cui non si rende conto per molto tempo è di essere perdutamente innamorato di Irene. Ma conosce molto bene il mondo in cui vive, si divide tra gli aiuti clandestini agli oppositori del regime, attività di cui nessuno è al corrente, nemmeno Irene, e la sua vita ufficiale, nella quale ha dovuto rinunciare alla professione per cui ha studiato, quella di psicologo, per ripiegare su quella di fotografo al giornale. E’ al suo fianco che Irene gradualmente sarà costretta ad aprire gli occhi e a guardare in faccia la realtà che la madre le aveva sempre impedito di vedere.
Proprio quando Irene e Francisco si recano a casa dei Ranquileo per assistere al fenomeno di cui Evangelina è protagonista ogni giorno, mentre la ragazza si contorce sul letto davanti alla folla spaventata dal fragore del mobilio e del tetto in balìa di chissà quali poteri, un manipolo di soldati, capitanati dal tenente Ramirez fa irruzione tra la folla accomodatasi pacificamente per godersi lo spettacolo.
La scena è tra il ridicolo e il surreale.
Strisciando a terra a passo di leopardo come si trovassero in un campo di battaglia anziché nel cortile di una casa contadina, sotto gli occhi tra l’attonito e il divertito dei presenti, i militari prendono infine a sparare all’impazzata verso chissà quali aggressori.
Ma non tutto va per il verso giusto: quando il tenente Ramirez cerca di afferrare Evangelina per fermare il suo delirio o per chissà quale altro intento, la ragazza, che sembra ora possedere una forza soprannaturale, afferra il soldato sollevandolo e lo scaraventa a terra come uno straccio vecchio, mettendolo in ridicolo e costringendo lui e i suoi uomini ad una vergognosa ritirata.
Da questo momento in poi i fatti precipitano, Evangelina Ranquileo sparisce nel nulla dopo essere stata prelevata a forza dai militari; Pradelio fugge da disertore e si trova costretto a nascondersi in un’angusta caverna tra le asperità impenetrabili della Cordigliera, ed è proprio lui a rivelare un inquietante indizio ai due giornalisti, la miniera di Los Riscos.
I due giovani, la cui intesa si fa più profonda di giorno in giorno, si avventurano alla miniera e scavando scoprono dapprima il cadavere di Evangelina, poi molti altri cadaveri orribilmente trucidati e murati in quel luogo dimenticato dal mondo.
La scoperta cambia per sempre Irene, che d’ora in poi porterà per sempre l’orrore e la sofferenza negli occhi; lei che passando tra i vecchi ospiti della casa di riposo aperta con la madre al primo piano della sua bella casa, passava a portare il sorriso, una parola per ognuna delle anime perse nei lidi della memoria e dell’abbandono, ora ha una strana luce nello sguardo, una diversa consapevolezza.
Ma la vera sofferenza per lei dovrà ancora arrivare: a causa della scoperta fatta alla miniera e al dialogo avuto con un ufficiale disposto a testimoniare ciò che ha visto circa la cattura della ragazza, gli ufficiali si chiedono ancora: “Come risolviamo la faccenda?” - “Al solito modo”, è la risposta che per l’ennesima volta si danno, quasi infastiditi, liquidando così altre vite senza battere ciglio.
Irene subirà un attentato che la porterà ad un passo dalla morte, e che la costringerà a fuggire ancora in condizioni precarie dall’ospedale in cui è ricoverata. La vicenda verrà comunque alla luce, e nonostante i tentativi di insabbiamento del governo militare, travalicherà i confini nazionali, e desterà scalpore ovunque.
La miniera verrà aperta davanti agli occhi di autorità religiose, giornalisti e di tanti familiari di “desaparecidos”, tra cui la coraggiosa Evangelina Flores che a quindici anni con la fascia nera al braccio, sfida a testa alta gli ufficiali.
Irene e Francisco saranno costretti ad un nuovo dolore, quello dell’esilio, assumendo nuove identità nelle quali faticano a riconoscersi l’un l’altro, a fuggire come criminali dal loro paese attraversando la Cordigliera con un sacchetto della loro terra appeso al collo, e un mucchietto di semi di nontiscordardimè lasciato in eredità dai loro cari.
“Torneremo?”, si ripetono dando fondo alle ultime briciole di forza e di speranza, sostenuti soltanto da un sentimento consolidatosi nell’attraversare le paludi dell’orrore e della paura.
“Torneremo”.
Nessun commento:
Posta un commento