giovedì 12 giugno 2008

LUI, SEMPRE LUI, ETERNAMENTE LUI



Luigi Morsello


E' la maledizione tutta italiana, che riesce ad esprimere ed a rafforzare un demagogo, un demiurgo nonostante che tutti i segnali, tutti i sintomi del male ci siano e siano sistematicamente rilevati dei politolgi italiani, della UE e degli U.S.A.
LUI, SEMPRE LUI, ETERNAMENTE LUI.
Io credo che in tanti non si siano fatti l'illusione che LUI non ci avrebbe riprovato, mi rierisco alle forze politiche di opposioni, perchè in quelle al governo vi era la certezza che lo avrebbe fatto.
Non appare inverosimile che nell'opposizione odierna più di un esponente politico soffiasse sul fuoco acchè la porcata venisse fatta, e così è stato.
La spudoratezza, la sicumera, la presunzione, la sottovalutazione (per la seconda volta) della reazione dell'Uomo sul Colle è stata tale da convincere LUI a riprovarci.
Ancora una volta inutilmente.
La cronaca.
Il Corriere della Sera
12 giugno 2008
Decreto legge o disegno di legge? Si è rischiato lo scontro istituzionale sulla nuova normativa che regola le intercettazioni. A chiarire il 'giallo' è il premier Silvio Berlusconi da Napoli: «Il provvedimento è stato definito decreto legge per un mero errore materiale, come confermato dal sottosegretario Gianni Letta. Nell'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdì 13 al primo punto c'è il disegno di legge e norme in materia di intercettazioni telefoniche giudiziarie». «Non ci sono le condizioni di urgenza - spiega Berlusconi -. Non credo che questa situazione, anche se si protrae da tempo, ha la necessità d'urgenza per poter fare un decreto». Il 'refuso' è stato corretto anche sul sito internet del governo. L'ipotesi del decreto legge aveva rischiato di aprire uno scontro istituzionale con il Quirinale, che aveva ricordato le parole di martedì di Napolitano («Come debba essere congegnato il provvedimento, se possa preoccupare per altri aspetti si saprà quando ci sarà un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri e quando poi inizierà la discussione in Parlamento»).
MASSIMO TRE MESI - «Le intercettazioni si faranno per un periodo massimo di tre mesi e saranno autorizzate da un organo non monocratico ma collegiale composto da tre magistrati» ha precisato il premier, spiegando che il ddl comprenderà «pedofilia e omicidio e tutti i reati più gravi puniti con 10 anni in su di pena». «Questo è il minimo che i cittadini italiani devono attendersi da uno Stato che vuole tutelare il loro diritto alla privacy e quindi la loro libertà» ha concluso Berlusconi.
ALFANO: «ANCHE CORRUZIONE» - In serata il ministro della Giustizia Angelino Alfano precisa che «la corruzione deve rientrare nel disegno di legge» sulle intercettazioni. Lo ha detto durante la registrazione di «Matrix». «È possibile che venga ridiscusso perché il testo non è ancora stato licenziato e mancano due giorni al Consiglio dei ministri, ma stiamo lavorando perché reati di corruzione e concussione camminano insieme e il tetto dei dieci anni ne esclude uno (quello di corruzione, ndr)». Per quanto riguarda la pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa, Alfano ha aggiunto che «i giornalisti sono spesso l'anello debole di una catena, ma l'informazione ha una sua fonte e quindi interverremo su tutta una catena dal pubblico ufficiale infedele fino all'editore e lì prevediamo un meccanismo di sanzioni». Rivolgendosi a Mentana il ministro ha ribadito: «Voi giornalisti avete l'istinto a pubblicare e ritenere il diritto di cronaca spesso superiore a quello della riservatezza e qui casca l'asino, per questo servono dei meccanismi sanzionatori».
VELTRONI - Dall'opposizione arrivano aspre critiche su come viene affrontato il tema intercettazioni e sull''errore'. «Il Quirinale ha detto no ad alcune cose e così si sono fermati, poi hanno detto che si era trattato di un refuso: 'Ddl' e non 'Dl' - commenta il segretario del Pd Walter Veltroni -. Sulle intercettazioni io ho una posizione chiara: sono perché non si pubblichino mai finché non giungono in un processo, ma per i magistrati sono uno strumento indispensabile per combattere il crimine e il malaffare nel nostro Paese».
DI PIETRO: «OCCHI APERTI» - «Ci hanno provato, ma sono stati colti con le mani nella marmellata. Questo dimostra che bisogna stare attenti e sempre con gli occhi aperti - attacca il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro -. Ribadisco che noi dell'Italia dei Valori di questa maggioranza non ci fidiamo. Per questo continueremo a vigilare attentamente e non accetteremo nessun dialogo con chi, invece di portare avanti gli interessi del Paese, pensa a curare quelli di una stretta cerchia di amici». Sulla limitazione delle intercettazioni soltanto ad alcuni reati il leader dell'Italia dei Valori spiega la contrarietà del suo partito: «Scoprire gli autori o il reato di mafia, 'ndrangheta o terrorismo presuppone per forza la scoperta preliminare dei reati commessi. Come si fa a scoprire l'associazione a delinquere se prima non si permettono le intercettazioni sui reati?».
E Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato: «Mi sembra ci siano molto pressapochismo e confusione nei comportamenti del governo in materia di intercettazioni. Si tratta di un tema che va affrontato con molta attenzione ed equilibrio».

Dino Martirano
Il Corriere della Sera
12 giugno 2008

Indagini telefoniche, divisi sulla corruzione
Tetto di 10 anni di pena e 3 giudici per decidere
Il limite riguarda molte indagini. La Lega insiste sugli illeciti contro la pubblica amministrazione Alfano: saranno compresi
Le intercettazioni telefoniche si potranno disporre solo per i reati «con pene edittali da 10 anni in su: in questo seguiamo la regola europea, come succede nella vicina Austria...». Parola del presidente del Consiglio che dopo ore di incertezza conferma il ddl e il giro di vite: «Le intercettazioni si faranno per un periodo massimo di tre mesi e verranno autorizzate da un organo non monocratico ma collegiale composto da 3 magistrati».
Nel Pdl, i contrasti sul testo (18-20 articoli, da completare) riguardano il tetto di 10 anni. Infatti, se passasse senza eccezioni la linea tracciata da Silvio Berlusconi, i magistrati non potrebbero più intercettare anche quando indagano su reati di forte allarme sociale: bancarotta, estorsione semplice, usura, rapina, insider trading, corruzione semplice, corruzione in atti giudiziari, aggiottaggio, spaccio di droga semplice, associazione per delinquere. Ecco allora che intorno alla «cabina di regia» sul testo, allestita dall'avvocato azzurro Niccolò Ghedini (Pdl), si sono concentrate le obiezioni della Lega e di An che temono l'impopolarità. Il ministro dell'interno Roberto Maroni lo ha detto chiaramente: «Va bene il limite di 10 anni ma ci devono essere anche i reati contro la pubblica amministrazione. Questa è la nostra richiesta». E che il problema non sia risolto lo dimostra l'invito a pranzo che per oggi Berlusconi ha rivolto ai ministri della Lega, Bossi compreso. Il nodo è l'elenco delle eccezioni («le inclusioni normative ») al tetto dei 10 anni. Per il Guardasigilli Angelino Alfano, «corruzione (5 anni, ndr) e concussione (12 anni, ndr) camminano insieme ma il tetto dei 10 anni esclude il primo reato » e per questo «secondo me la corruzione deve rientrare nel ddl».
Tra «tetti» e lista di reati la palla passa ora all'ufficio legislativo di via Arenula che sta facendo le ore piccole per rispettare la scadenza con il Consiglio dei ministri. Ne uscirebbe fuori un testo con una incredibile lista di eccezioni (usura, estorsione, rapina, spaccio) comprendenti, se andranno a buon fine le pressioni di Bossi, anche i reati contro la pubblica amministrazione. Alfano, poi, ha confermato che verrà ristretta la cerchia delle persone che in procura avranno accesso alle intercettazioni e che la giacenza delle stesse sarà minima prima della loro distruzione. Da notare, infine, che la Federazione della stampa, come aveva già fatto con il ddl Mastella, parla di bavaglio ai giornalisti perché sarà «vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, degli atti di indagine, anche se non più coperti da segreto, fino alla conclusione delle indagini preliminari». Ed è questa la parte del testo che, forse, il premier voleva far passare per decreto.
La moral suasion del presidente Napolitano

Mario Breda
Il Corriere della Sera
12 giugno 2008

Uno scontro istituzionale a bassa intensità, durato due ore e la cui origine è stata derubricata al rango di un «mero errore materiale», un «refuso », prima che la prova di forza potesse deragliare in conflitto. Una sfida (così è stata interpretata, e non solo dai soliti malpensanti) che il governo ha lasciato cadere quando una nota del Colle ha sgombrato i dubbi su come si sarebbe chiusa la partita. Quasi una replica di quanto era andato in scena il 9 settembre del 2005, il giorno in cui i 15 articoli preparati dal Guardasigilli leghista Castelli per riscrivere le regole sulle intercettazioni entrarono in Consiglio dei ministri come decreto legge e ne uscirono sotto forma di disegno di legge, perché nel frattempo era giunto il «no» del Quirinale. Dove allora c'era Carlo Azeglio Ciampi.
È stato un pomeriggio di tensione, quello di ieri, tra Palazzo Chigi e la presidenza della Repubblica. Tutto comincia alle 15.39 con l'annuncio che al primo punto della riunione di domani dell'esecutivo ci sarà il «decreto legge» sulle intercettazioni. Un testo blindatissimo, del quale pochissimi conoscono i contenuti e quei pochissimi mantengono la consegna del silenzio. Una notizia che piove come un meteorite sul mondo politico, destando l'incredulità di parecchi esponenti dello stesso centrodestra (del centrosinistra è inutile dire), e lo choccato stupore del Colle. Che da quel momento è assediato dalle telefonate di cronisti e uomini di partito con richieste di chiarimento. Le domande sono sempre le stesse, ripetute ossessivamente. Davvero Giorgio Napolitano è pronto a firmare un provvedimento simile, una sorta di blitz legislativo che bypasserebbe il Parlamento? L'intervento che ha fatto martedì a Venezia, quando ha definito la questione «annosa», ma anche «reale e attuale con il suo grado di urgenza», poteva essere inteso come un obliquo avallo preventivo a un decreto, che deve essere appunto giustificato da ragioni di «necessità e urgenza»? Si apre un giallo, che i timidi e informali passi indietro del governo non risolvono, anche perché nessuno intanto provvede a correggere l'annuncio incriminato.
E mentre lo staff del presidente della Repubblica avvia la classica azione di moral suasion verso Palazzo Chigi (lo ammette Gianni Letta), l'ufficio stampa fa filtrare una interpretazione autentica dell'appello pronunciato martedì dalla città lagunare. Ciò che vale come un anticipo di diniego all'ipotesi di scegliere la strada del decreto. Il capo dello Stato — spiegano i suoi consiglieri — ha espresso la convinzione che la materia «non nuova e non recente » delle intercettazioni debba certo essere affrontata, purché si tenga conto «anche delle proposte degli anni precedenti» (ad esempio quelle formulate da Mastella, ministro della Giustizia con Prodi) e si proceda poi «con una larga intesa sulla formulazione del provvedimento ». Nessun equivoco, insomma. Basta rileggere le parole di Napolitano: «Come debba essere congegnato il provvedimento, se possa preoccupare per certi aspetti, si saprà quando ci sarà un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri». Era dunque un discorso di metodo, il suo. L'indicazione del modo migliore di procedere su una questione tanto delicata e complessa che potrebbe mettere a rischio l'equilibrio dei rapporti tra poteri dello Stato: la politica, la magistratura, i mass media. Il segnale è lanciato, ma si dovrà attendere la serata prima che il premier dissolva i dubbi intervenendo da Napoli. Allarga le braccia e dice: «Un equivoco, un errore, una svista ».
COMMENTO PERSONALE
Siamo sicuri che all'estero non ci stanno sbeffeggiando ? Tanto, che importa: omai ci siamo abituati.

2 commenti:

Ettore Gallo ha detto...

Questo Ddl sulle intercettazioni telefoniche è una vergogna: come dice Di Pietro “pensa a curare gli interessi di una stretta cerchia di amici.” Anch’io, sul mio blog, ho pubblicato un articolo su questa questione. Comunque non mi sono impigrito, solo che a casa non ho Internet gratis e fin’ora ho pubblicato tutti i miei articoli e commenti dalla scuola, durante l’ora d’informatica. E poi quest’anno ho gli esami e sono costretto a studiare! Domani si comincia: nel tema d’esame d’italiano parlerò proprio delle intercettazioni telefoniche con un’immaginaria lettera a Di Pietro.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Lupo '94 ha inviato questo commento: "Questo Ddl sulle intercettazioni telefoniche è una vergogna: come dice Di Pietro “pensa a curare gli interessi di una stretta cerchia di amici.” Anch’io, sul mio blog, ho pubblicato un articolo su questa questione. Comunque non mi sono impigrito, solo che a casa non ho Internet gratis e fin’ora ho pubblicato tutti i miei articoli e commenti dalla scuola, durante l’ora d’informatica. E poi quest’anno ho gli esami e sono costretto a studiare! Domani si comincia: nel tema d’esame d’italiano parlerò proprio delle intercettazioni telefoniche con un’immaginaria lettera a Di Pietro.".
Lo pubblico io perchè sono fuori sede su un altro P.C. e linea telefonica e non sono ancora riuscito a moderare il commento.
Vorrei dire a Lupo '94 che ti capisco benissimo, anche se nemmeno io ho l'ADSL gratuita.
Inoltre, auguri per gli esami e datti da fare.