mercoledì 11 giugno 2008

MILANO, EXPO 2015, UNA OCCASIONE DA NON SPRECARE


Arch. Giuseppe Boatti

L'Expo è il progetto di ospitare a Milano l'esposizione internazionale che si svolgerà nel 2015 che ha come tema l'alimentazione umana per tutto il pianeta. Il progetto è stato proposto su un'area che si trova al limite del comune di Milano molto vicina all'area del nuovo padiglione fieristico di Rho-Pero ed è quindi un progetto che insiste su un'area che ha problemi già oggi rilevanti di congestione della viabilità, quindi la prima cosa che si può dire sul sito è che vi è il rischio concreto che aggiungendo alla nuova fiera questa nuova struttura espositiva con le punte di traffico che ci saranno in occasione dell'esposizione, ma anche dopo se rimarranno degli insediamenti i problemi di traffico sull'area possano aggravarsi.
L'altro aspetto è l'impostazione del bando per la realizzazione del quartiere espositivoche prevede di sostituire, subito dopo l'uso, grande parte degli edifici espositivi.
Questa sostituzione non è, secondo me, una scelta scontata e non è neanche detto che sia una scelta ambientalmente sostenibile, cioè costruire molte decine di edifici, uno staccato dall'altro, destinati a vivere qualche mese poi buttare tutto e fare altre cose, non mi sembra una scelta di sostenibilità ambientale.
A Milano vive solo un quarto della popolazione dell'area metropolitana, che è di 5 milioni di abitanti, per uno che deve muoversi tutti i giorni è una tragedia venire dall'hinterland a Milano. Bene: quest'area metropolitana non ha un piano per la metropolitana, questa è una caratteristica negativissima, quasi unica nelle grandi metropoli europee. Non c'è una metropoli europea che non abbia un piano per l'area metropolitana.
In questa carenza si vede ormai con chiarezza una tendenza del comune di Milano, non da oggi ma da decenni, di certo non nuova, anzi si intensifica a intensificare di molto il numero di insediamenti nel nucleo centrale della città: fiera city-life, Porta nuova, l'area ex Montedison, Redaelli, S. Giulia eccetera, aggiungiamo a queste aree la prospettiva di un di un riuso piuttosto massiccio degli scali ferroviari dismessi, pensiamo per esempio a quello di Porta Garibaldi che è grandissimo, aggiungiamo le aree del Parco Sud, anzi “ex Parco Sud” perchè c'è il rischio che lo diventi.
Il comune di Milano ha chiesto di togliere la destinazione agricola su queste aree per fare nuovi parchi, ma anche nuovi insediamenti Aggiungiamo che il programma di costruire nuovi quartieri è sostenuto da un progetto di costruire anche delle metropolitane che, vorrei fare un gioco di parole sono delle “urbane” perché non escono dai confini comunali.
La quarta e la quinta linea, oggi sui giornali c'è la notizia della sesta linea metropolitana, che è uno sdoppiamento della linea 1, sono tutte linee strettamente urbane, quindi tutto questo significa un progetto di riconcentrazione molto forte dentro Milano che rischia di farla diventare invivibile.

Basta! Non si deve dire che con l'expo viene accelerato City Life, vengono accelerati la metro, una strada, un altro quartiere, perché questo vorrebbe dire far sparire le garanzie di legalità nei processi di formazione delle decisioni urbanistiche. Come un pacchetto pronto, è stato illustrato alla stampa, non c'è stata discussione. Io credo che sarebbe importante cogliere l'occasione dell'Expo per fare un check-up sulla salute di Milano e quindi per fare e non per fare rapidamente opere che non si sa se sono positive o negative. Siccome tra l'altro la scadenza dell'expo coincide con l'obbligo del comune di Milano di dover rinnovare il proprio piano urbanistico, che non si chiama più piano regolatore ma si chiama piano per il governo del territorio, uno piu' uno fa due, dobbiamo fare di questi due eventi un'unica discussione e usarla per vedere di creare una strategia per l'intera metropoli, non solo per il comune di Milano.
Io direi che nella mente di chi l'ha ideato l'Expo sia un affare circoscritto perché c'è già la degli utili immobiliari, e cercheremo di verificare esattamente cosa sarà questo riuso, cosa comporterà, quali vantaggi per il privato e quali vantaggi per il pubblico, tutto questo non è ancora scritto, quindi si tratta di seguirlo.
Poi c'è il rischio che l'expo diventi la scusa per decidere su questioni generali della città come se lo si facesse sotto la pressione dell'emergenza e invece le decisioni generali della città vanno e infrastrutture durano centinaia di anni.
C'è un impegno abbastanza generico del precedente governo per far convergere una certa quantità di finanziamenti pubblici con l'occasione della realizzazione dell'Expo, tutto questo sarà da verificarsi. Da una parte il tema dell'alimentazione del mondo dovrebbe essere studiato e proposto molto accuratamente perché è un tema sensibilissimo dal punto di vista dell'ambiente. Poi posso scegliere una battuta, avrei scelto un'altra area, quell'area non è bellissima...
Bisogna fare in modo che la realizzazione di questa attrezzatura non sia un investimento a perdere per il 50% come sembra sia nei programmi, cioè la gran parte degli edifici espositivi si costruiscono e poi si buttano, ma sia l'occasione per far funzionare un pezzo di città, che assume un destino di area edificabile ma che perlomeno dovrà essere fatta funzionare in maniera decente, senza sprechi e con vantaggi per la collettività.

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