Beppe Grillo
5 giugno 2008
Telecom Italia è una delle aziende più indebitate, con l’azione precipitata a 1,391 euro, una prospettiva di crescita zero nei prossimi due anni, il peggiore andamento di borsa del settore. Nel 1999 Telecom avrebbe potuto comprarsi Vodafone e forse anche Telefonica, la sua probabile futura padrona.
Bernabè, l’attuale amministratore delegato, fu cacciato da D’Alema che regalò ai capitani coraggiosi la più grande azienda del Paese usando lo strumento del leveraged buyout.
Bernabè, l’attuale amministratore delegato, fu cacciato da D’Alema che regalò ai capitani coraggiosi la più grande azienda del Paese usando lo strumento del leveraged buyout.
Suonava bene.
Voleva dire che Telecom veniva comprata a debito.
Colaninno e Gnutti i soldi non li avevano e indebitarono l’azienda per poterla comprare. Il merchant banker D’Alema si fumò così il più grande asset del Paese.
Colaninno e Gnutti i soldi non li avevano e indebitarono l’azienda per poterla comprare. Il merchant banker D’Alema si fumò così il più grande asset del Paese.
Telecom si poteva ancora salvare se nel 2001 non fosse arrivato il tronchetto dell’infelicità.
Se i capitani coraggiosi avevano le pezze al culo, lui disponeva solo di un tanga usato dall’Afef.
Il tronchetto diventò padrone di Telecom con la complicità delle banche con solo lo 0,11% di proprietà. La sua gestione ricorda Attila. Esternalizzare, vendere. Vendere parti dell’azienda, da Telespazio alle consociate estere (mentre i concorrenti investivano nei Paesi emergenti) e tagliare servizi per distribuire utili, stock option e i più alti stipendi in Europa nel settore.
La security Telecom è finita in galera per spionaggio (uomini fidati del tronchetto), mentre Adamo Bove, che stava collaborando con la Procura di Milano, scivolava da un cavalcavia.
Ma questa è un’altra storia su cui ritornerò (attenderemo con ansia, n.d.r.).
Ieri siamo arrivati a un primo epilogo di questa colossale distruzione di valore con l’intervista di Bernabè al Financial Times e l’annuncio di 5000 licenziamenti come antipasto. Il pranzo sarà ben più consistente. Bernabè ha dichiarato che taglierà i costi di struttura del 40% nei prossimi anni. A quanti dipendenti corrispondono? Diecimila? Ventimila? Bernabè ha una patata bollente in mano. Se non licenzia fa la fine dell’Alitalia.
Ieri siamo arrivati a un primo epilogo di questa colossale distruzione di valore con l’intervista di Bernabè al Financial Times e l’annuncio di 5000 licenziamenti come antipasto. Il pranzo sarà ben più consistente. Bernabè ha dichiarato che taglierà i costi di struttura del 40% nei prossimi anni. A quanti dipendenti corrispondono? Diecimila? Ventimila? Bernabè ha una patata bollente in mano. Se non licenzia fa la fine dell’Alitalia.
Ma le decine di migliaia di famiglie che finiranno, e in parte sono già finite, in mezzo a una strada chi devono ringraziare?
Quando il tronchetto chiuse la sua straordinaria avventura in Telecom disse: “Se si guarda i risultati per Pirelli, forse non valeva la pena correre l’avventura Telecom. Ma il bilancio professionale è positivo”.
Quando il tronchetto chiuse la sua straordinaria avventura in Telecom disse: “Se si guarda i risultati per Pirelli, forse non valeva la pena correre l’avventura Telecom. Ma il bilancio professionale è positivo”.
Il bilancio professionale è quello del management, da Ruggiero (17,277 milioni/€ 2007) a Buora (11,94 milioni/€ 2007), ora consigliere di Impregilo (sic), e a quello del tronchetto in particolare. Pirelli-Telecom gli hanno infatti versato, dal 1999 al 2007, 295 milioni/€ di stock option e stipendi.
Buora, a una domanda sulla sua maxi retribuzione, ha risposto di essere del tutto indifferente: “Non mi interessa”.
A me invece interessa e credo che interessi a tutti coloro che sono stati licenziati e verranno licenziati. Credo che interessi alle loro famiglie, ai mutui che non potranno più pagare, ai figli da mantenere. Credo che ci sia un grande, grandissimo interesse, da parte di migliaia di italiani sui motivi dell’arricchimento dei manager Telecom che hanno distrutto la società. Un interesse tale da meritare una class action contro il precedente consiglio di amministrazione di Telecom.
A me invece interessa e credo che interessi a tutti coloro che sono stati licenziati e verranno licenziati. Credo che interessi alle loro famiglie, ai mutui che non potranno più pagare, ai figli da mantenere. Credo che ci sia un grande, grandissimo interesse, da parte di migliaia di italiani sui motivi dell’arricchimento dei manager Telecom che hanno distrutto la società. Un interesse tale da meritare una class action contro il precedente consiglio di amministrazione di Telecom.
COMMENTO
L'Italia va alla deriva. Con questa classe dirigente non si salva.
1 commento:
Il commento di un lettore qualificato, pervenutomi tramite posta elettronica:
" Caro Luigi,
Il Sole 24 ore titolava Giovedì: " A Telecom un ruolo chiave nello sviluppo dell'Italia" e seguiva un lungo articolo di Antonella Olivieri che dice tutto e niente.
Secondo me tutto dipenderà dal nuovo piano industriale: se sarà serio potremo avere delle soddisfazioni da Telecom.
Gli analisti finanziari sono in attesa e pensano positivo se il piano sarà valido; il futuro è la banda larga ove Telecom è debole ma si stanno cercando partnership internazionali. Il futuro si giocherà sulla banda larga arrivando alla convergenza telecomunicazioni-media.
Fortunatamente alcuni fondi di investimento stanno con gli occhi puntati su Telecom in attesa del più volte citato piano industriale e quindi i capitali li metterebbero loro e non più noi.
I tagli del personale purtroppo creano gravi problemi per chi è colpito, ma se fatti cercando di colpire solo i furbetti nullafacenti possono dare buoni frutti. Non dimentichi che se non vado errato Telecom ha 80.000 dipendenti!
Ho vissuto in IBM negli anni '80 questa stessa realtà. Si stava procedendo a grandi passi verso lo "spezzatino" e la regina di Wall Street era data per spacciata. Fortunatamente i fondi di investimento imposero una pesante cura e il cambiamento immediato del numero 1. Si passò da 400.000 dipendenti a meno di 300.000 e nel giro di 3 anni il titolo in borsa passò da 40 $ a 128.Certo la cura costò a tutti noi lacrime e sangue: ristrutturazione retributiva che prevedeva 60% fisso e da 40 a 60 variabili in funzione del raggiungimento degli obiettivi assegnati ad ogni singolo.
Chi lasciò la società fu accompagnato da aiuti per 2 anni (questa è la cultura americana a cui spesso faccio riferimento).
Personalmente sono in attesa di conoscere lo sviluppo degli eventi e, anche se finanziariamente stiamo vivondo un momento molto difficile, vedo positivo.
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