Roberto Ormanni
Direttore de
IL PARLAMENTARE
3 luglio 2008
Il Comites di Miami è al centro di una nuova indagine della procura di Roma. Un’inchiesta nella quale, almeno al momento, non vi sono indagati. Un’indagine “conoscitiva” (come si dice in gergo tecnico) per accertare se vi siano state irregolarità nella gestione, da parte del Comitato per gli italiani all’estero della città della Florida, nella gestione dei fondi che la Farnesina mette a disposizione dei Comites.
L’inchiesta, affidata al pubblico ministero Roberto Felici, della sezione reati contro la pubblica amministrazione coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cordova, ha il suo perno nel bollettino “Comites Informa” e, più precisamente, il numero che è stato distribuito a marzo scorso, il mese precedente alle elezioni politiche.
In particolare, il Pm Felici vuole verificare se il Comites Informa possa essere stato uno “strumento” per commettere il reato di abuso d’ufficio. Va ribadito che in questa fase l’inchiesta non contesta reati specifici a nessuno, ma il compito degli inquirenti è quello di accertare, in questi casi, se i fondi pubblici – che finanziano la pubblicazione e la diffusione del bollettino – sono stati utilizzati correttamente e, soprattutto, in linea con le circolari ministeriali della Farnesina che dettano le regole di spesa.
Il bollettino che ha richiamato l’attenzione dei pubblici ministeri è quello sul quale compaiono diversi articoli, a firma di componenti del Comites di Miami, che sostanzialmente invitano gli elettori (gli italiani all’estero) a votare per Cesare Sassi, presidente del Comites candidatosi alle ultime elezioni nelle liste di Pdl, ma non eletto. Tra gli articoli ce n’è uno, che apre la pubblicazione, dello stesso Sassi.
La Farnesina, nella sue circolari, raccomanda tra l’altro ai Comites di tutti i Paesi, di non finanziare eventi sportivi, manifestazioni culturali, attività di rappresentanza e, tra l’altro, di non usare gli strumenti d’informazione degli organismi per fare propaganda elettorale. La spiegazione è semplice: i Comites, per i bollettini, percepiscono fondi pubblici e dunque la propaganda di un privato non può essere pagata dallo Stato. Diversa è la questione, stando alla prima documentazione acquisita dagli investigatori, in caso di pubblicità elettorale a pagamento inserita sui Comites Informa. In pratica, la foto del candidato e l’invito al voto sono leciti quando vengono pubblicati come una qualunque pubblicità a pagamento (un ristorante, un albergo) dalla quale, anzi, il bollettino riceve un vantaggio economico se i pagamenti sono in regola. Quando invece si passa dalla pubblicità vera e propria alla propaganda sotto forma di articoli d’informazione, la questione è diversa e merita, a parere del Pm Felici, di essere approfondita.
In questo caso infatti i responsabili degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero procurano un vantaggio al candidato utilizzando uno strumento che dovrebbe mantenere le finalità istituzionali assegnate dal ministero degli Esteri.
Infatti, il reato di abuso d’ufficio (che è l’ipotesi che la procura di Roma intende verificare) viene così “disegnato” dal codice penale: “… il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di leggi o di regolamenti, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio… procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio… è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”.
Ecco il punto che il Pm intende accertare: servirsi del bollettino per pubblicare articoli che di fatto costituiscono propaganda elettorale è una violazione di regolamenti e procura a chi se ne serve un vantaggio (ingiusto)?
Anzitutto la procura ha incaricato la sezione di polizia giudiziaria di acquisire copia delle circolari e delle norme che regolano la pubblicazione dei bollettini dei Comites e, in secondo luogo, sta svolgendo accertamenti per sapere se i Comites Informa sono gestiti direttamente dagli organismi direttivi dei comitati. In questo caso, infatti, il presidente del Comites si sarebbe trovato ad essere, nello stesso tempo, responsabile dell’impaginazione e della pubblicazione del bollettino e candidato appoggiato dagli articoli da lui stesso commissionati (o direttamente redatti, nel caso dell’articolo a sua forma) per quel medesimo bollettino. Una circostanza che rientra in quella parte dell’articolo 323 del codice penale secondo la quale commette il reato chi “… omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio… intenzionalmente procura a sé un ingiusto vantaggio patrimoniale”.
L’indagine è “conoscitiva”, come dicevamo, perché prima di procedere ad eventuali contestazioni di reato, bisogna verificare alcuni punti. In primo luogo che i dirigenti dei Comites sono “pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”, poi che i bollettini possono contare, per le spese di stampa e diffusione, sui fondi del ministero e dunque su fondi pubblici, infine che “leggi o regolamenti” vietano espressamente di utilizzare quei bollettini come “veicoli” per la propaganda elettorale.
Il Pm Felici è perciò in attesa dei risultati di questi accertamenti. In particolare è in attesa di quella documentazione, ufficiale, attraverso la quale si potrà dare una risposta a questi tre interrogativi.
Per quanto riguarda invece l’aspetto del “vantaggio patrimoniale ingiusto”, è fuori dubbio che qualunque candidato possa contare su articoli di propaganda senza dover pagare come fosse uno spazio pubblicitario regolarmente acquistato, ne ricavi un vantaggio patrimoniale (nel senso che risparmia di comprare spazi pubblicitari). L’ingiustizia sarebbe rappresentata dal fatto che, in questo caso, il Comites Informa non avrebbe dovuto pubblicare articoli propagandistici (ma solo pubblicità a pagamento). E dunque non essendo giusta la pubblicazione diventa ingiusto il vantaggio.
Ma l’inchiesta del Pm Felici potrebbe essere divisa… in due atti. Il primo è l’accertamento di eventuali responsabilità dei dirigenti del Comites o di chi si occupa della pubblicazione dei bollettini (uno o più persone, dovrà verificarlo l’indagine conoscitiva in corso), il secondo atto riguarda le (anche queste, a maggior ragione, eventuali) responsabilità di chi ha il compito di controllare l’attività dei Comites.
Il primo controllore dei Comitati per gli Italiani all’Estero è il console generale competente per territorio. In pratica, se si dovesse accertare che il comportamento del Comites, e di chi si occupa del bollettino, è irregolare il console, il pubblico ufficiale che ha l’obbligo di controllare, potrebbe rispondere di omessa denuncia.
E oltre all’eventuale reato, non particolarmente grave che prevede soltanto la pena della multa fino a 516 euro, c’è però la responsabilità contabile e quella disciplinare. Se l’indagine conoscitiva dovesse portare alla conclusione che il numero di Comites Informa di Miami di marzo 2008 è stato indebitamente utilizzato per fare un po’ di propaganda elettorale ad un candidato, che per giunta è il presidente dello stesso Comites, in teoria anche la procura regionale della Corte dei Conti del Lazio potrebbe avviare un’azione di risarcimento per il danno erariale (i soldi pubblici spesi per un bollettino che ha portato vantaggi a un privato) nei confronti dei responsabili. Sia degli eventuali responsabili diretti sia di coloro che avrebbero dovuto controllare.
L’indagine, come abbiamo detto, è alle fasi iniziali ma potrebbe avere sviluppi abbastanza rapidi (compatibilmente con lo stop estivo) dal momento che gli elementi che il Pm ha dato incarico di acquisire sono tutti rappresentati da documenti ufficiali.
Roberto Ormanni
L’inchiesta, affidata al pubblico ministero Roberto Felici, della sezione reati contro la pubblica amministrazione coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cordova, ha il suo perno nel bollettino “Comites Informa” e, più precisamente, il numero che è stato distribuito a marzo scorso, il mese precedente alle elezioni politiche.
In particolare, il Pm Felici vuole verificare se il Comites Informa possa essere stato uno “strumento” per commettere il reato di abuso d’ufficio. Va ribadito che in questa fase l’inchiesta non contesta reati specifici a nessuno, ma il compito degli inquirenti è quello di accertare, in questi casi, se i fondi pubblici – che finanziano la pubblicazione e la diffusione del bollettino – sono stati utilizzati correttamente e, soprattutto, in linea con le circolari ministeriali della Farnesina che dettano le regole di spesa.
Il bollettino che ha richiamato l’attenzione dei pubblici ministeri è quello sul quale compaiono diversi articoli, a firma di componenti del Comites di Miami, che sostanzialmente invitano gli elettori (gli italiani all’estero) a votare per Cesare Sassi, presidente del Comites candidatosi alle ultime elezioni nelle liste di Pdl, ma non eletto. Tra gli articoli ce n’è uno, che apre la pubblicazione, dello stesso Sassi.
La Farnesina, nella sue circolari, raccomanda tra l’altro ai Comites di tutti i Paesi, di non finanziare eventi sportivi, manifestazioni culturali, attività di rappresentanza e, tra l’altro, di non usare gli strumenti d’informazione degli organismi per fare propaganda elettorale. La spiegazione è semplice: i Comites, per i bollettini, percepiscono fondi pubblici e dunque la propaganda di un privato non può essere pagata dallo Stato. Diversa è la questione, stando alla prima documentazione acquisita dagli investigatori, in caso di pubblicità elettorale a pagamento inserita sui Comites Informa. In pratica, la foto del candidato e l’invito al voto sono leciti quando vengono pubblicati come una qualunque pubblicità a pagamento (un ristorante, un albergo) dalla quale, anzi, il bollettino riceve un vantaggio economico se i pagamenti sono in regola. Quando invece si passa dalla pubblicità vera e propria alla propaganda sotto forma di articoli d’informazione, la questione è diversa e merita, a parere del Pm Felici, di essere approfondita.
In questo caso infatti i responsabili degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero procurano un vantaggio al candidato utilizzando uno strumento che dovrebbe mantenere le finalità istituzionali assegnate dal ministero degli Esteri.
Infatti, il reato di abuso d’ufficio (che è l’ipotesi che la procura di Roma intende verificare) viene così “disegnato” dal codice penale: “… il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di leggi o di regolamenti, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio… procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio… è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”.
Ecco il punto che il Pm intende accertare: servirsi del bollettino per pubblicare articoli che di fatto costituiscono propaganda elettorale è una violazione di regolamenti e procura a chi se ne serve un vantaggio (ingiusto)?
Anzitutto la procura ha incaricato la sezione di polizia giudiziaria di acquisire copia delle circolari e delle norme che regolano la pubblicazione dei bollettini dei Comites e, in secondo luogo, sta svolgendo accertamenti per sapere se i Comites Informa sono gestiti direttamente dagli organismi direttivi dei comitati. In questo caso, infatti, il presidente del Comites si sarebbe trovato ad essere, nello stesso tempo, responsabile dell’impaginazione e della pubblicazione del bollettino e candidato appoggiato dagli articoli da lui stesso commissionati (o direttamente redatti, nel caso dell’articolo a sua forma) per quel medesimo bollettino. Una circostanza che rientra in quella parte dell’articolo 323 del codice penale secondo la quale commette il reato chi “… omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio… intenzionalmente procura a sé un ingiusto vantaggio patrimoniale”.
L’indagine è “conoscitiva”, come dicevamo, perché prima di procedere ad eventuali contestazioni di reato, bisogna verificare alcuni punti. In primo luogo che i dirigenti dei Comites sono “pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio”, poi che i bollettini possono contare, per le spese di stampa e diffusione, sui fondi del ministero e dunque su fondi pubblici, infine che “leggi o regolamenti” vietano espressamente di utilizzare quei bollettini come “veicoli” per la propaganda elettorale.
Il Pm Felici è perciò in attesa dei risultati di questi accertamenti. In particolare è in attesa di quella documentazione, ufficiale, attraverso la quale si potrà dare una risposta a questi tre interrogativi.
Per quanto riguarda invece l’aspetto del “vantaggio patrimoniale ingiusto”, è fuori dubbio che qualunque candidato possa contare su articoli di propaganda senza dover pagare come fosse uno spazio pubblicitario regolarmente acquistato, ne ricavi un vantaggio patrimoniale (nel senso che risparmia di comprare spazi pubblicitari). L’ingiustizia sarebbe rappresentata dal fatto che, in questo caso, il Comites Informa non avrebbe dovuto pubblicare articoli propagandistici (ma solo pubblicità a pagamento). E dunque non essendo giusta la pubblicazione diventa ingiusto il vantaggio.
Ma l’inchiesta del Pm Felici potrebbe essere divisa… in due atti. Il primo è l’accertamento di eventuali responsabilità dei dirigenti del Comites o di chi si occupa della pubblicazione dei bollettini (uno o più persone, dovrà verificarlo l’indagine conoscitiva in corso), il secondo atto riguarda le (anche queste, a maggior ragione, eventuali) responsabilità di chi ha il compito di controllare l’attività dei Comites.
Il primo controllore dei Comitati per gli Italiani all’Estero è il console generale competente per territorio. In pratica, se si dovesse accertare che il comportamento del Comites, e di chi si occupa del bollettino, è irregolare il console, il pubblico ufficiale che ha l’obbligo di controllare, potrebbe rispondere di omessa denuncia.
E oltre all’eventuale reato, non particolarmente grave che prevede soltanto la pena della multa fino a 516 euro, c’è però la responsabilità contabile e quella disciplinare. Se l’indagine conoscitiva dovesse portare alla conclusione che il numero di Comites Informa di Miami di marzo 2008 è stato indebitamente utilizzato per fare un po’ di propaganda elettorale ad un candidato, che per giunta è il presidente dello stesso Comites, in teoria anche la procura regionale della Corte dei Conti del Lazio potrebbe avviare un’azione di risarcimento per il danno erariale (i soldi pubblici spesi per un bollettino che ha portato vantaggi a un privato) nei confronti dei responsabili. Sia degli eventuali responsabili diretti sia di coloro che avrebbero dovuto controllare.
L’indagine, come abbiamo detto, è alle fasi iniziali ma potrebbe avere sviluppi abbastanza rapidi (compatibilmente con lo stop estivo) dal momento che gli elementi che il Pm ha dato incarico di acquisire sono tutti rappresentati da documenti ufficiali.
Roberto Ormanni
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