venerdì 4 luglio 2008

LE FONTANE DI EBOLI



Luigi Morsello


Nel 1916 Ottorino Respighi (1879 -1936) scriveva il poema sinfonico “Le fontane di Roma”, che fa parte di una trilogia assieme a “I pini di Roma” e “Feste romane”.
Ciascuno dei quattro movimenti era dedicata ad una fontana di Roma vista durante differenti momenti del giorno.
In chiusura farò ascoltare uno dei quattro movimenti.
Devo dire che Ottorino Respighi, bolognese, a Roma era privilegiato nella sua ispirazione, perché la bellezza monumentale era ed è di casa a Roma.
Si fosse trovato, per paradosso, a vivere ad Eboli la storia della musica non avrebbe conosciuto questo splendido poema sinfonico, assieme agli altri due che ho citato sopra.
Rinvangare il passato ormai non serve più, non si torna indietro, non si recuperano valori ideali ed opere dell’uomo distrutte proprio a causa della perdita di quei valori, che le avevano, quelle opere, generate.
Però piazza della Repubblica doveva almeno conservare integro l’aspetto, sciagurato, che le era stato dato con una operazione di “chirurgia architettonica” mal riuscita perché il chirurgo non era competente a sufficienza.

Tutto della piazza della Repubblica è stato devastato, sia la superficie che i palazzi fra i quali la stessa era incastonata.
Sarebbe, è facile replicare che vi sono ben altri problemi di occuparsi, enormi, per i quali sarebbe occorsa, occorrerebbe una competenza che è difficile reperire sul mercato.
Quanto al clima sociale, lasciamo perdere, perché c’è farsi prendere dalla disperazione e dalla frustrazione più tremenda.
Dopo questa lunga e necessaria premessa devo esporre un altro motivo di doglianza, che riguarda non le fontane di Eboli, che di antiche non ne ha, credo, più (e si trattava di semplice erogazione pubblica di acqua postabile), salvo quella ‘a latere’ della chiesa di S. Bartolomeo, dalla quale scorre acqua ininterrottamente e che la credenza popolare ha intestato a ‘Padre Pio’, oggi San Pio.
Io mi richiamo alle due ‘vasche’ realizzate una, bruttissima, in piazza della Repubblica, l’altra nel cuneo di spazio fra la casa comunale e l’edificio delle poste.
Erano vasche con getti d’acqua erogati a circuito chiuso con, credo spinta dinamica di una pompa.
Queste due vasche, che davano una sensazione di fresco, almeno in estate, sono inattive, da lungo tempo.
Mi sono state date da amici spiegazioni più o meno fantasiose, per esempio, che una, quella della piazza della Repubblica, era infestata da batteri a causa dei piccioni selvatici, rari (altrove sono una vera calamità).
Non ci credo. Bastava disinfettare l’acqua con l’ipoclorito di sodio (varechina), come si fa con l’acqua potabile, anche se con dosaggi nettamente inferiori.
Io credo che sia effetto e conseguenza della malattia che erode ogni comunità: l’incuria.
L’incuria porta come conseguenza il deteriorarsi delle opere dell’uomo, che degradano, i meccanismi si guastano, per mancanza di manutenzione ordinari e straordinaria.
Mi chiedo quanto può costare la manutenzione delle due vasche, che oggi pare debbano essere addirittura restaurate ?
Ho fatto il Funzionario Delegato per alcuni decenni, so di cosa parlo.
Poco costa la manutenzione, se affidata a personale del comune, un po’ di più se affidata in appalto (figuriamo quanto appetibile anche una trattativa privata per il funzionamento delle due vasche).
Anche meno costa il controllo sulla manutenzione che deve essere fatta e su chi la deve fare.
Questa è una delle situazioni che mi fanno incazzare per davvero, odio la sciatteria, l’incuria, l’indifferenza, la mancanza di senso delle istituzioni, la superficialità, la faciloneria e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ma odio soprattutto la maleducazione delle istituzioni, che non si degnano mai di dare risposte.
Chi le occupa è troppo preso non so da che cosa.
Non solo. Chi le o
ccupa non trova mai le risorse etico-morali per fare bene o per farsi da parte, perché non ce l’ha, non ve ne sono più.
Intanto la società si dissolve, l’amore e il rispetto per e verso le istituzioni non si sa nemmeno più cosa sia.
Piazza della Repubblica fa schifo, per mancanza di pulizia, per mancanza di manutenzione, per mancanza della sostituzione di ciò che è rovinato, si tratta di un faretto, di una pianta, di un prato.
Cosa li seminate a fare i prati se poi non sono curati e tutti se ne fregano ?
A guardare le immagini del passato della piazza, nella sua interezza o per squarci, con immagini tratte dall’archivio fotografico del defunto fotografo Gallotta e a vedere cos’è oggi ti stringe il cuore.
Va bene, ormai è irrimediabile, tutto è stato stravolto, i palazzi sono stati abbattuti e rifatti preocupandosi più delle volumetrie, e talvolta nemmeno, che dell’aspetto che avevano e che non hanno più.
Ma almeno, tenetela pulita, fatela funzionare, che le vasche (ci metto anche la seconda) siano efficienti, che le piante morte siano sostituite.
C’era una raggiera di alberi di Giuda, che in primavera inondavano la piazza di un profumo dolcissimo, ce n’è rimasto solo uno semidefunto: è l’emblema di ciò che è oggi Eboli e la società che ci vive.

FONTANA DI TREVI



2 commenti:

Unknown ha detto...

Non ti piace la società di Eboli?
Carolina

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non la società di Eboli, ma gli amministratori.