Goffredo De Marchis
La Repubblica
31 luglio 2008
Nasce il "patto della spigola"
ROMA - Non vogliono che si chiami patto e tantomeno "patto della spigola". Ma il presidente della Camera Gianfranco Fini e Massimo D'Alema devono aver trovato un terreno comune se ieri a Montecitorio hanno parlato per due ore attorno al tavolo apparecchiato (e il secondo era appunto a base di pesce). Una prima conferma? C'è un fatto concreto, tangibile. Un appuntamento: a ottobre, a Sondrio, la Fondazione Italianieuropei, presieduta da D'Alema, e Farefuturo, guidata da Fini, organizzeranno insieme un convegno sul federalismo fiscale. Se due associazioni possono immaginare una sede unica, mettere al lavoro i rispettivi staff di esperti significa che un rapporto d'intesa tra i due leader, almeno su un obiettivo specifico, esiste.
Il federalismo è un nodo che in autunno viene al pettine. È la battaglia di Umberto Bossi, è l'impegno che Silvio Berlusconi ha preso con lui. Roberto Calderoli ha presentato una nuova bozza sostenuta anche da amministratori locali del Pd, cominciando dai governatori. D'Alema perciò apprezza il lavoro del ministro leghista, ma non dimentica i rischi. E parla di federalismo "solidale". Una formula che si sposa con il federalismo "nazionale", vecchio pallino sempre attuale di An e di Fini. Questa è la base del dialogo tra il presidente della Camera e l'ex ministro degli Esteri, un dialogo alternativo a quello tra il Cavaliere e Walter Veltroni peraltro interrotto bruscamente. Il canale parallelo si muove con cautela, anche se il pranzo di ieri fa rumore e provoca la "sorpresa", una freddezza evidente dei vertici del Partito democratico: nessuno ne sapeva niente, D'Alema si è mosso per conto suo. Del resto, ufficialmente si parlava del lavoro delle fondazioni. Ma al Nazareno fanno notare che attraverso il pranzo i due hanno soprattutto voluto tornare sulla scena nella partita delle riforme.
L'intero impianto riformatore segna anche delle divisioni profonde tra D'Alema e Fini. Però sia l'uno che l'altro possono dire adesso di essere capaci di allargare il confronto. Oggi in consiglio dei ministri arriva la bozza Calderoli sulla legge elettorale europea. Per Fini è il primo terreno di confronto tra i poli. D'Alema ha portato al presidente della Camera il documento integrale del convegno delle fondazioni sul sistema tedesco, dove An era l'unico partito assente. Lì si parla di sbarramento al 3 per cento, il Pdl notoriamente preferisce il 5. Sulla riforma elettorale nazionale le posizioni sono ancora più distanti: Fini ha confermato nei giorni scorsi la sua preferenza per il semipresidenzialismo con il doppio turno, D'Alema ha ormai spostato il sistema proporzionale. Ma insomma il dialogo è solo all'inizio.
Dal federalismo fiscale si dovrebbe poi a cascata scendere nella riforma costituzionale e la base di partenza è comune: la bozza Violante. Ma per Fini bisognerebbe mettere le mani anche a una riforma strutturale della giustizia (oltre le leggi ad personam). Tema sensibile anche per D'Alema: ma si capisce quanto sia "difficile riformare la giustizia con questo centrodestra", cioè con Berlusconi.
Per Veltroni però le riforme non sono più un'urgenza. Altre emergenze premono, quella sociale ed economica innanzitutto, un autunno caldo. "La luna di miele del governo è già finita", annuncia il coordinatore del Pd Goffredo Bettini. Veltroni ripartirà con il pullman, da domani fino al 30 settembre. 24 tappe, per preparare la manifestazione di ottobre e promuovere la raccolta di 5 milioni di firme contro il governo.
Il federalismo è un nodo che in autunno viene al pettine. È la battaglia di Umberto Bossi, è l'impegno che Silvio Berlusconi ha preso con lui. Roberto Calderoli ha presentato una nuova bozza sostenuta anche da amministratori locali del Pd, cominciando dai governatori. D'Alema perciò apprezza il lavoro del ministro leghista, ma non dimentica i rischi. E parla di federalismo "solidale". Una formula che si sposa con il federalismo "nazionale", vecchio pallino sempre attuale di An e di Fini. Questa è la base del dialogo tra il presidente della Camera e l'ex ministro degli Esteri, un dialogo alternativo a quello tra il Cavaliere e Walter Veltroni peraltro interrotto bruscamente. Il canale parallelo si muove con cautela, anche se il pranzo di ieri fa rumore e provoca la "sorpresa", una freddezza evidente dei vertici del Partito democratico: nessuno ne sapeva niente, D'Alema si è mosso per conto suo. Del resto, ufficialmente si parlava del lavoro delle fondazioni. Ma al Nazareno fanno notare che attraverso il pranzo i due hanno soprattutto voluto tornare sulla scena nella partita delle riforme.
L'intero impianto riformatore segna anche delle divisioni profonde tra D'Alema e Fini. Però sia l'uno che l'altro possono dire adesso di essere capaci di allargare il confronto. Oggi in consiglio dei ministri arriva la bozza Calderoli sulla legge elettorale europea. Per Fini è il primo terreno di confronto tra i poli. D'Alema ha portato al presidente della Camera il documento integrale del convegno delle fondazioni sul sistema tedesco, dove An era l'unico partito assente. Lì si parla di sbarramento al 3 per cento, il Pdl notoriamente preferisce il 5. Sulla riforma elettorale nazionale le posizioni sono ancora più distanti: Fini ha confermato nei giorni scorsi la sua preferenza per il semipresidenzialismo con il doppio turno, D'Alema ha ormai spostato il sistema proporzionale. Ma insomma il dialogo è solo all'inizio.
Dal federalismo fiscale si dovrebbe poi a cascata scendere nella riforma costituzionale e la base di partenza è comune: la bozza Violante. Ma per Fini bisognerebbe mettere le mani anche a una riforma strutturale della giustizia (oltre le leggi ad personam). Tema sensibile anche per D'Alema: ma si capisce quanto sia "difficile riformare la giustizia con questo centrodestra", cioè con Berlusconi.
Per Veltroni però le riforme non sono più un'urgenza. Altre emergenze premono, quella sociale ed economica innanzitutto, un autunno caldo. "La luna di miele del governo è già finita", annuncia il coordinatore del Pd Goffredo Bettini. Veltroni ripartirà con il pullman, da domani fino al 30 settembre. 24 tappe, per preparare la manifestazione di ottobre e promuovere la raccolta di 5 milioni di firme contro il governo.
COMMENTO
Non avete indovinato, adesso sapete chi c'è cascato e tutto per un piatto di pesce, una spigola !
La sfuriata di Totò nel film “I due colonnelli”, quando gridò all’ufficiale tedesco che esibiva un ordine di fucilazione proveniente direttamente dal Fuhrer: “Con questo pezzo di carta qui io mi ci pulisco il culo !”
Idem con i 5 milioni di firme prossime venture.
La sfuriata di Totò nel film “I due colonnelli”, quando gridò all’ufficiale tedesco che esibiva un ordine di fucilazione proveniente direttamente dal Fuhrer: “Con questo pezzo di carta qui io mi ci pulisco il culo !”
Idem con i 5 milioni di firme prossime venture.
Nessun commento:
Posta un commento