Il format di Brunetta è infallibile, e suscita un grande successo popolare, perché chiama al tifo i 60 milioni di gentiluomini che scelgono di stare ovviamente dalla parte del bene e della modernità, contro il milione di fautori del male e dell'arcaismo. E allora, come definire l'azione del ministro? Su una base manichea, si innesta un'iniziativa populista; si agitano fantasmi, nemici immmaginari, indicando un generico capro espiatorio. Ma questa è demagogia in quintessenza. A suo tempo il populismo socialista provocò l'irritazione di Nino Andreatta, che nella famosa "lite fra comari" con Rino Formica accusò il Psi di "nazional socialismo" (il compianto economista bolognese traduceva mentalmente dall'inglese, anteponendo in modo meccanico l'aggettivo al sostantivo e combinando così qualche pasticcio lessicale e politico: ma chi voleva intendere intendeva).
Resteremo al cinque in condotta (non bastava il sette), ai grembiuli a scuola, alle critiche più o meno rimangiate ai professori "meridionali", all'idea che con un colpo di inventiva si risolve un problema storico, e che una battuta esorcizzi questioni secolari come le condizioni civili ed economiche del Mezzogiorno. Sempre a 'la Repubblica', a fronte della constatazione che in Campania i redditi calano dell'8 per cento nell'arco di nove anni, Brunetta, con un "sorriso freddo", propone la sua ricetta: "La soluzione? Deportare i napoletani. Scherzo". Già, forse stiamo scherzando. È tutto uno scherzo, cattivo, anche se finora sembra che stiamo vincendo 60 a 1.
1 commento:
Che dire, mi sembra un'opera buffa !
Credo che il signore in questione non abbia potere reale, ma di certo è afflitto da un enorme complesso di inferiorità (secondo solo a quello del suo capo) che ha innescato, come al suo capo, un egocentrismo ed una megalomania delirante.
Posta un commento