LA GENTE D'ITALIA
13 febbraio 2009
Calciopoli atto secondo: è di scena Napoli. Davanti ai giudici partenopei sta andando “in onda” il… processo del lunedì, ma anche del giovedì e del venerdì: il secondo processo al “sistema Moggi”. Il primo, quello di Roma, vedeva imputati, oltre all’ex dg della Juve, i vertici della società Gea che curava gli ingaggi dei calciatori, e si è risolto con la condanna dei soli Moggi padre e figlio ma con l’assoluzione degli altri imputati. Moggi e la Gea non erano, per i giudici del tribunale di Roma (bisognerà vedere in appello) un “sistema” illecito. Anche se Moggi, per conto suo, qualcosa che non andava l’ha fatta anche a Roma. Ma il “piatto” forte di Calciopoli è quello alla napoletana: “una delle imprese illegali più straordinarie della storia”. Parola del pubblico ministero Giuseppe Narducci. E per dimostrare le accuse a Napoli sono disponibili, oltre ai testimoni e agli atti d’indagine, circa 35mila telefonate. Divise nei due procedimenti: quello che si sta celebrando davanti al giudice dell’udienza preliminare Eduardo De Gregorio, nei confronti degli 11 imputati che hanno chiesto il giudizio abbreviato, e quello in corso in tribunale per gli altri 24 accusati.
Partiamo dal giudizio abbreviato davanti al gup.
In questo caso sono circa 2.500 le telefonate che saranno utilizzate come elementi di prova. Lo ha sottolineato il pm Filippo Beatrice, a margine della requisitoria che sta svolgendo insieme con il pm Giuseppe Narducci nell'ambito del processo con ''rito abbreviato'' contro 11 dei 35 imputati (a carico degli altri imputati, tra cui l'ex dg della Juve Luciano Moggi, si procede con rito ordinario). Le telefonate, le cui trascrizioni integrali saranno depositate nel corso del processo, rappresentano solo una parte delle circa centomila intercettazioni che sono state eseguite negli anni scorsi durante l'indagine. Nella requisitoria - che riprenderà il 9 marzo prossimo - il pm Beatrice si e' inoltre soffermato su uno dei capitoli principali dell'inchiesta, le schede sim segrete acquistate in Svizzera e consegnate, secondo l'accusa, da Moggi a arbitri e designatori per conversazioni riservate.
Beatrice ha ricostruito la genesi delle indagini sulle utenze svizzere, scoperte dopo una telefonata tra Bergamo e Moggi, quando l'ex dg juventino si mostrò preoccupato per l'imprudenza del designatore da lui rimproverato per essere stato chiamato sull'utenza riservata. Il magistrato ha sottolineato che le schede venivano adoperate per trattare argomenti riservati, ed ha ricordato alcune dichiarazioni fatte dall'altro designatore Pierluigi Pairetto, che ai pm ammise di aver ricevuto la ''sim'' segreta da Moggi che non gli avrebbe dato però, a suo dire, spiegazioni particolari sui motivi. ''Pairetto - ha commentato il pm - accettò senza nulla obiettare, gli andava bene così...''. Una vicenda, quella delle schede segrete, sulla quale hanno offerto importanti dichiarazioni i rivenditori del negozio di Chiasso dove furono acquistate (da Moggi, dall'ex dg del Messina Fabiani e da un dirigente bianconero, Giancarlo Bertolini, il quale ammise di averle comprate per conto di Moggi). Altre dichiarazioni ritenute rilevanti dall'accusa sono giunte dall'arbitro Gianluca Paparesta che, tra l'altro, da un numero riservato chiamò Moggi dopo quanto accaduto nello spogliatoio di Reggio Calabria, dove l'arbitro fu chiuso a chiave dal dirigente juventino infuriato per la direzione di gara.
In questo quadro, hanno ricordato i pm, i dirigenti della Fiorentina si erano proposti come ''rinnovatori del sistema calcio'' adoperandosi per sostenere una candidatura contrapposta a quella di Carraro ai vertici della Federcalcio. Ma quando la situazione in classifica della squadra viola divenne drammatica, decisero di ''andare a Canossa e chiedere aiuto a questa organizzazione (la cosiddetta cupola governata da Moggi) contro cui sembravano essersi imbattuti''. Cosi' il pm Giuseppe Narducci ricostruisce uno dei passaggi fondamentali dell'inchiesta sugli illeciti che avrebbero condizionato negli anni scorsi l'esito dei campionati di calcio. Per il magistrato il sodalizio che avrebbe governato il calcio, riusciva ''a determinare l'esito di incontri anche nell'interesse e a favore delle squadre 'alleate'''. L'operazione di salvataggio della società viola, rappresenta ''un'operazione sfacciatamente illegale''. Anzi ''una delle imprese illegali piu' straordinarie della storia del calcio''.
Il pm ricorda in particolare il ruolo dei ''due dirigenti Diego e Andrea Della Valle che si sono accreditati e proposti come figure nuove del calcio rispetto a una consolidata situazione, come rinnovatori del sistema calcio e si sono molto adoperati per sostenere la candidatura di Abete in contrapposizione alla candidatura di Carraro ai vertici della Federcalcio''. Una iniziativa che evidentemente non appare gradita agli assetti che governano il mondo del calcio e in particolare a quelli che l'accusa ritiene i vertici della presunta associazione per delinquere definita ''cupola''. ''Qualcuno si adopera - spiega il magistrato - per dossier e campagne di stampa per screditare agli occhi dell'opinione pubblica i dirigenti della Fiorentina, un'operazione di potere che però non verrà portata a termine''. E si arriva, nella primavera 2005, al pareggio interno con il Messina, alla situazione critica per il concreto rischio di retrocedere in B, e all'inizio del ciclo terribile delle ultime sei partite. ''Il momento - chiosa il pm - in cui si gettano le basi che condurranno a una operazione sfacciatamente illegale''. L' ''operazione di salvataggio della Fiorentina e' resa possibile solo quando i Della Valle e l'ex amministratore delegato della Fiorentina Sandro Mencucci decidono pertanto ''di andare a Canossa''. Il magistrato ha ricostruito la fitta serie di telefonate a cominciare dal post partita col Messina, che vedono in prima linea, tra gli altri, i dirigenti viola, i dirigenti juventini Luciano Moggi e Antonio Giraudo, l'ex designatore Paolo Bergamo, l'ex vicepresidente della Federazione Innocenzo Mazzini. Narducci ha citato i passaggi più significativi delle conversazioni. Come quando Mazzini rassicura Mencucci sulla designazione come arbitro del prossimo incontro di Paolo Bertini (''un grande amico!''), o come il commento, con toni anche scherzosi, utilizzati da Bergamo con l'altro designatore Pierluigi Pairetto quando gli riferisce di una incontro al ristorante del 14 maggio con Mazzini e Della Valle (''ero a lavorare per te, buffone! la Fiorentina nostra, la nostra Fiorentina, ti parlo dopo...). Telefonate che registrano anche le reazioni alla clamorosa svista arbitrale di Lazio-Fiorentina quando un difensore della squadra biancoceleste devio' con le mani un tiro in porta senza che l'azione irregolare venisse sanzionata con il rigore e l'espulsione (Bergamo si rammarica con Mazzini: ''Era tutto sistemato, pilotato!''). La fase clou e' rappresentata dalla presunta ''sistemazione'' all'ultima giornata quando per salvare la Fiorentina non bastava la sola vittoria dei viola ma occorreva la concomitanza di una serie di risultati. Come la necessità di un pareggio tra Lecce e Parma. Per tale ''aggiustamento'' sarebbe stato coinvolto l'arbitro Massimo De Santis al quale telefonò Bergamo anche poco prima del match. Anche per tale partita sono state evidenziate una serie di frasi intercettate. ''De Santis ha fatto cose inenarrabili'', ha detto il pm a conclusione della ricostruzione di quella partita che, finita tre a tre, fece registrare il compiaciuto commento di Mazzini: ''e' stata un'operazione chirurgica perfetta...un'operazione chirurgica d'equipe''.
In attesa delle prossima udienza… abbreviata, diamo uno sguardo all’altra fetta del processo napoletano, quella che è andata al dibattimento ordinario.
Il processo si è aperto nelle scorse settimane davanti ai giudici della nona sezione del tribunale napoletano, con un rinvio al 24 marzo a causa di un difetto di notifica dell’avviso dell’udienza a 18 dei 24 imputati (l’avviso è stato consegnato agli avvocati difensori ma non anche direttamente agli imputati). Il tribunale dovrà stabilire se davvero ci sia stata una ''cupola'' retta da Moggi e costituita da arbitri, designatori, dirigenti, giornalisti, impegnati a favorire la Juventus e non solo. Un sistema di cui avrebbero beneficiato anche altre squadre, sia le presunte ''satelliti'' come la Reggina, sia alcune tra le più titolate del calcio italiano come, Lazio, Milan e Fiorentina. Gli avvocati di Luciano Moggi, Paolo Trofino e Maurilio Prioreschi, si sono detti ''del tutto sicuri dell'assoluzione di Moggi dall'associazione a delinquere, accusa già smontata nel processo alla Gea a Roma''. Hanno poi ricordato le telefonate intercettate e non trascritte a cui aveva fatto riferimento lo stesso Moggi parlando nelle scorse settimane del suo ''dossier''. ''Ci sono 31.000 telefonate intercettate ma soltanto una piccola parte e' stata trascritta – ha detto Paolo Trofino – e chiederemo la trascrizione completa delle intercettazioni''. I legali dell'ex dg juventino chiederanno anche lo spostamento del processo, verosimilmente a Roma o Torino, per incompetenza territoriale.
Diverse le richieste di costituzione di parte civile arrivate in aula che saranno completate il 24 marzo: tra queste risultano oltre alla Federazione Italiana Gioco Calcio anche le società Brescia, Bologna (sia quella attuale, sia la società dichiarata fallita negli anni scorsi), Atalanta, Lecce, Roma e la società fallita della Salernitana. Tra le richieste spicca quella per il fallimento del Bologna in seguito alla retrocessione in B nella stagione 2005-6: gli avvocati indicati dal curatore hanno avanzato richiesta di risarcimento di 10 milioni di euro nei confronti della Juventus e di ben 32 milioni di euro contro la Fiorentina. Si sono costituite parte civile anche alcune associazioni di consumatori e la Edigamma, una società editrice che aveva stampato, su concessione della Juventus, un milione di figurine celebrative dello scudetto 2005/06 poi andate al macero. Sono tre le società di calcio citate come responsabili civili nel processo, quelle società cioè che dovranno pagare i risarcimenti in caso di condanna degli imputati: la Juventus, la Fiorentina e la Lazio. Anche la Figc, che pure è tra le parti civili – ossia le parti lese – che hanno fatto richiesta di costituzione, è però allo stesso tempo stata citata dalle altre parti civili come responsabile civile. In pratica, in caso di condanna dovrà essere risarcita e risarcire contemporaneamente. Infine, il tribunale dovrà decidere, alle prossime udienze, quanti e quali testimoni citare in aula tra i 498 indicati da Moggi e i 108 dei pm.
Roberto Ormanni
Partiamo dal giudizio abbreviato davanti al gup.
In questo caso sono circa 2.500 le telefonate che saranno utilizzate come elementi di prova. Lo ha sottolineato il pm Filippo Beatrice, a margine della requisitoria che sta svolgendo insieme con il pm Giuseppe Narducci nell'ambito del processo con ''rito abbreviato'' contro 11 dei 35 imputati (a carico degli altri imputati, tra cui l'ex dg della Juve Luciano Moggi, si procede con rito ordinario). Le telefonate, le cui trascrizioni integrali saranno depositate nel corso del processo, rappresentano solo una parte delle circa centomila intercettazioni che sono state eseguite negli anni scorsi durante l'indagine. Nella requisitoria - che riprenderà il 9 marzo prossimo - il pm Beatrice si e' inoltre soffermato su uno dei capitoli principali dell'inchiesta, le schede sim segrete acquistate in Svizzera e consegnate, secondo l'accusa, da Moggi a arbitri e designatori per conversazioni riservate.
Beatrice ha ricostruito la genesi delle indagini sulle utenze svizzere, scoperte dopo una telefonata tra Bergamo e Moggi, quando l'ex dg juventino si mostrò preoccupato per l'imprudenza del designatore da lui rimproverato per essere stato chiamato sull'utenza riservata. Il magistrato ha sottolineato che le schede venivano adoperate per trattare argomenti riservati, ed ha ricordato alcune dichiarazioni fatte dall'altro designatore Pierluigi Pairetto, che ai pm ammise di aver ricevuto la ''sim'' segreta da Moggi che non gli avrebbe dato però, a suo dire, spiegazioni particolari sui motivi. ''Pairetto - ha commentato il pm - accettò senza nulla obiettare, gli andava bene così...''. Una vicenda, quella delle schede segrete, sulla quale hanno offerto importanti dichiarazioni i rivenditori del negozio di Chiasso dove furono acquistate (da Moggi, dall'ex dg del Messina Fabiani e da un dirigente bianconero, Giancarlo Bertolini, il quale ammise di averle comprate per conto di Moggi). Altre dichiarazioni ritenute rilevanti dall'accusa sono giunte dall'arbitro Gianluca Paparesta che, tra l'altro, da un numero riservato chiamò Moggi dopo quanto accaduto nello spogliatoio di Reggio Calabria, dove l'arbitro fu chiuso a chiave dal dirigente juventino infuriato per la direzione di gara.
In questo quadro, hanno ricordato i pm, i dirigenti della Fiorentina si erano proposti come ''rinnovatori del sistema calcio'' adoperandosi per sostenere una candidatura contrapposta a quella di Carraro ai vertici della Federcalcio. Ma quando la situazione in classifica della squadra viola divenne drammatica, decisero di ''andare a Canossa e chiedere aiuto a questa organizzazione (la cosiddetta cupola governata da Moggi) contro cui sembravano essersi imbattuti''. Cosi' il pm Giuseppe Narducci ricostruisce uno dei passaggi fondamentali dell'inchiesta sugli illeciti che avrebbero condizionato negli anni scorsi l'esito dei campionati di calcio. Per il magistrato il sodalizio che avrebbe governato il calcio, riusciva ''a determinare l'esito di incontri anche nell'interesse e a favore delle squadre 'alleate'''. L'operazione di salvataggio della società viola, rappresenta ''un'operazione sfacciatamente illegale''. Anzi ''una delle imprese illegali piu' straordinarie della storia del calcio''.
Il pm ricorda in particolare il ruolo dei ''due dirigenti Diego e Andrea Della Valle che si sono accreditati e proposti come figure nuove del calcio rispetto a una consolidata situazione, come rinnovatori del sistema calcio e si sono molto adoperati per sostenere la candidatura di Abete in contrapposizione alla candidatura di Carraro ai vertici della Federcalcio''. Una iniziativa che evidentemente non appare gradita agli assetti che governano il mondo del calcio e in particolare a quelli che l'accusa ritiene i vertici della presunta associazione per delinquere definita ''cupola''. ''Qualcuno si adopera - spiega il magistrato - per dossier e campagne di stampa per screditare agli occhi dell'opinione pubblica i dirigenti della Fiorentina, un'operazione di potere che però non verrà portata a termine''. E si arriva, nella primavera 2005, al pareggio interno con il Messina, alla situazione critica per il concreto rischio di retrocedere in B, e all'inizio del ciclo terribile delle ultime sei partite. ''Il momento - chiosa il pm - in cui si gettano le basi che condurranno a una operazione sfacciatamente illegale''. L' ''operazione di salvataggio della Fiorentina e' resa possibile solo quando i Della Valle e l'ex amministratore delegato della Fiorentina Sandro Mencucci decidono pertanto ''di andare a Canossa''. Il magistrato ha ricostruito la fitta serie di telefonate a cominciare dal post partita col Messina, che vedono in prima linea, tra gli altri, i dirigenti viola, i dirigenti juventini Luciano Moggi e Antonio Giraudo, l'ex designatore Paolo Bergamo, l'ex vicepresidente della Federazione Innocenzo Mazzini. Narducci ha citato i passaggi più significativi delle conversazioni. Come quando Mazzini rassicura Mencucci sulla designazione come arbitro del prossimo incontro di Paolo Bertini (''un grande amico!''), o come il commento, con toni anche scherzosi, utilizzati da Bergamo con l'altro designatore Pierluigi Pairetto quando gli riferisce di una incontro al ristorante del 14 maggio con Mazzini e Della Valle (''ero a lavorare per te, buffone! la Fiorentina nostra, la nostra Fiorentina, ti parlo dopo...). Telefonate che registrano anche le reazioni alla clamorosa svista arbitrale di Lazio-Fiorentina quando un difensore della squadra biancoceleste devio' con le mani un tiro in porta senza che l'azione irregolare venisse sanzionata con il rigore e l'espulsione (Bergamo si rammarica con Mazzini: ''Era tutto sistemato, pilotato!''). La fase clou e' rappresentata dalla presunta ''sistemazione'' all'ultima giornata quando per salvare la Fiorentina non bastava la sola vittoria dei viola ma occorreva la concomitanza di una serie di risultati. Come la necessità di un pareggio tra Lecce e Parma. Per tale ''aggiustamento'' sarebbe stato coinvolto l'arbitro Massimo De Santis al quale telefonò Bergamo anche poco prima del match. Anche per tale partita sono state evidenziate una serie di frasi intercettate. ''De Santis ha fatto cose inenarrabili'', ha detto il pm a conclusione della ricostruzione di quella partita che, finita tre a tre, fece registrare il compiaciuto commento di Mazzini: ''e' stata un'operazione chirurgica perfetta...un'operazione chirurgica d'equipe''.
In attesa delle prossima udienza… abbreviata, diamo uno sguardo all’altra fetta del processo napoletano, quella che è andata al dibattimento ordinario.
Il processo si è aperto nelle scorse settimane davanti ai giudici della nona sezione del tribunale napoletano, con un rinvio al 24 marzo a causa di un difetto di notifica dell’avviso dell’udienza a 18 dei 24 imputati (l’avviso è stato consegnato agli avvocati difensori ma non anche direttamente agli imputati). Il tribunale dovrà stabilire se davvero ci sia stata una ''cupola'' retta da Moggi e costituita da arbitri, designatori, dirigenti, giornalisti, impegnati a favorire la Juventus e non solo. Un sistema di cui avrebbero beneficiato anche altre squadre, sia le presunte ''satelliti'' come la Reggina, sia alcune tra le più titolate del calcio italiano come, Lazio, Milan e Fiorentina. Gli avvocati di Luciano Moggi, Paolo Trofino e Maurilio Prioreschi, si sono detti ''del tutto sicuri dell'assoluzione di Moggi dall'associazione a delinquere, accusa già smontata nel processo alla Gea a Roma''. Hanno poi ricordato le telefonate intercettate e non trascritte a cui aveva fatto riferimento lo stesso Moggi parlando nelle scorse settimane del suo ''dossier''. ''Ci sono 31.000 telefonate intercettate ma soltanto una piccola parte e' stata trascritta – ha detto Paolo Trofino – e chiederemo la trascrizione completa delle intercettazioni''. I legali dell'ex dg juventino chiederanno anche lo spostamento del processo, verosimilmente a Roma o Torino, per incompetenza territoriale.
Diverse le richieste di costituzione di parte civile arrivate in aula che saranno completate il 24 marzo: tra queste risultano oltre alla Federazione Italiana Gioco Calcio anche le società Brescia, Bologna (sia quella attuale, sia la società dichiarata fallita negli anni scorsi), Atalanta, Lecce, Roma e la società fallita della Salernitana. Tra le richieste spicca quella per il fallimento del Bologna in seguito alla retrocessione in B nella stagione 2005-6: gli avvocati indicati dal curatore hanno avanzato richiesta di risarcimento di 10 milioni di euro nei confronti della Juventus e di ben 32 milioni di euro contro la Fiorentina. Si sono costituite parte civile anche alcune associazioni di consumatori e la Edigamma, una società editrice che aveva stampato, su concessione della Juventus, un milione di figurine celebrative dello scudetto 2005/06 poi andate al macero. Sono tre le società di calcio citate come responsabili civili nel processo, quelle società cioè che dovranno pagare i risarcimenti in caso di condanna degli imputati: la Juventus, la Fiorentina e la Lazio. Anche la Figc, che pure è tra le parti civili – ossia le parti lese – che hanno fatto richiesta di costituzione, è però allo stesso tempo stata citata dalle altre parti civili come responsabile civile. In pratica, in caso di condanna dovrà essere risarcita e risarcire contemporaneamente. Infine, il tribunale dovrà decidere, alle prossime udienze, quanti e quali testimoni citare in aula tra i 498 indicati da Moggi e i 108 dei pm.
Roberto Ormanni
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