mercoledì 4 marzo 2009

Stupro Caffarella: procura e questura Roma confermano accuse

ROBERTO ORMANNI
IL VELINO
4 marzo 2009

Roma, 4 mar (Velino) - Le accuse contestate ai due romeni arrestati per lo stupro di San Valentino al parco della Caffarella vengono confermate. Si attende la decisione del tribunale del riesame sull’istanza di scarcerazione presentata dai difensori, ma intanto il fatto che i test sul Dna abbiano dato risultati negativi o contraddittori non porterà ad alcuna scarcerazione. Questo, in sostanza, si evince dal lungo comunicato che il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara e il questore della Capitale Giuseppe Caruso hanno diffuso in serata dopo un incontro in Procura a piazzale Clodio per fare il punto delle indagini. La nota è anche, indirettamente, una risposta alle polemiche riguardanti le indagini che il 20 febbraio scorso hanno portato all’arresto di Karol Racz e Alexandru Loios Isztoika. Il comunicato ricostruisce anche le fasi immediatamente successive alla violenza: “domenica 15 febbraio – scrivono il capo dei pm e il capo della polizia cittadina - nel corso della mattinata la ragazza violentata ha effettuato un identikit di uno dei due violentatori mentre il fidanzato ha effettuato l'identikit del secondo stupratore.

Sempre nella giornata del 15 la ragazza ha visionato alcune fotografie presso lo schedario fotografico della Squadra mobile, selezionando sulla base delle indiscrezioni fornite in sede di identikit. Tra le foto selezionate ha riconosciuto senza ombra di dubbio uno dei due violentatori per Alexandru Loios Isztoika. Il fidanzato ha, invece, riconosciuto con certezza un altro soggetto che nell'immediatezza è stato però escluso dalla polizia giudiziaria, essendosi accertato che all'epoca dello stupro era in Romania". Il documento, che costituisce una sorta di “deposito degli atti a mezzo stampa”, prosegue spiegando che “nel pomeriggio del 17 febbraio è stato fermato nei pressi della stazione ferroviaria 'Monte Mario' Isztoika, che intorno alle 19, 19.30 è stato condotto presso gli uffici della Squadra mobile ove alle 20.30 è stato sottoposto al prelievo di un campione di saliva.

Immediatamente dopo l'effettuazione del prelievo lo straniero alla presenza di personale della Squadra mobile e della polizia romena ha iniziato a fare le prime ammissioni circa il proprio coinvolgimento nella violenza, fornendo indicazioni sulle modalita' della consumazione del reato, chiamando in correita' Karol Racz". A questo punto inquirenti e investigatori ricostruiscono anche la fase della confessione da parte di Loios. Un verbale reso alla presenza dell’avvocato d’ufficio, oltre che dei magistrati e della polizia. E il difensore d’ufficio, come spesso accade in questi casi, nei giorni seguenti è stato sostituito da uno di fiducia. Dunque non c’è stata alcuna “rinuncia” alla difesa da parte del primo avvocato, come pure si è detto da parte di qualcuno. "Le dichiarazioni confessorie -si legge nel documento- sono state formalizzate in un interrogatorio reso alla presenza del sostituto procuratore Vincenzo Barba e dell'avvocato d'ufficio”. Come non bastasse, “l’interrogatorio e' stato interamente videoregistrato”. A verbale, scrive il procuratore Ferrara, Loios “ha reso una serie di dichiarazioni circa il suo diretto coinvolgimento nella violenza sessuale fornendo molti particolari sulla sua condotta e su quella di Racz chiamato in correità.

Detti particolari erano conformi a quelli forniti dalle due vittime. All'esito dell'interrogatorio il pubblico ministero ha adottato un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti del cittadino straniero”. Successivamente “in sede di perquisizione della baracca ove alloggiavano Isztoika e Racz è stato rinvenuto e sequestrato un paio di pantaloni con due macchie apparentemente di sangue. Nel corso della notte tra il 17 e il 18 febbraio la polizia giudiziaria ha rintracciato in Livorno Karol Racz il quale la mattina del 15 aveva lasciato la sua abituale dimora in Roma senza apparente giustificato motivo”. Si arriva così al riconoscimento, in fotografia, anche di Racz: “Ancor prima che Racz fosse condotto in Questura – dice sempre la nota - i due giovani fidanzatini hanno visionato un album di 7 foto riconoscendo entrambi nel Racz uno dei due autori della violenza sessuale”. Dunque si passa al fermo anche del secondo accusato: “alla luce di tali accertamenti la Squadra mobile provvedeva ad adottare provvedimento di fermo di indiziato di delitto anche nei confronti di Racz.

Entrambi i provvedimenti di fermo sono stati convalidati dal giudice per le indagini preliminari Valerio Savio, che ha anche applicato per entrambi la misura della custodia cautelare in carcere". Si arriva infine al “pasticcio” del Dna: "Gli organi inquirenti -si sottolinea nel documento- hanno altresì proseguito le indagini chiedendo l'estrazione del profilo genetico dai reperti sequestrati in occasione della violenza sessuale con relativa comparazione. Tali esami hanno dato, con riferimento ai reperti fino a questo momento analizzati, esiti negativi e contrari e pertanto sono stati avviati sia approfondimenti scientifici sia investigativi”. Insomma, mettendo da parte l’assenza di indicazioni sul “fronte” del Dna, restano – tecnicamente – i riconoscimenti, la confessione, la chiamata di correo (come si dice in gergo). Non è escluso che il riesame possa ritenere il riconoscimento fotografico di Racz non sufficiente a fornire i cosiddetti “riscontri individualizzanti” necessari in caso di chiamata in correità. In questo caso potrebbe confermare l’ordine di custodia per Loios, il biondino, e dichiarare insufficienti gli indizi per Racz. Che tuttavia resterebbe, al momento, indagato. Racz, inoltre, è stato riconosciuto dalla vittima di un’altra violenza, avvenuta il 21 gennaio a Primavalle, nel corso di un incidente probatorio.

(ror) 4 mar 2009 19:35

2 commenti:

Unknown ha detto...

grazie per il contributo alla chiarezza. su alcuni blog ho letto interventi indignati su una giustizia che avrebbe criminalizzato inopinatamente i due romeni, ritenuti "innocenti" alla luce di quanto è emerso dalle notizie a stampa sui test del DNA.
Personalmente sono molto confusa.
Tu che pensi?
Carolina

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ormanni è chiaro.
Col DNA è stato fatto qualche pasticcio, "restano – tecnicamente – i riconoscimenti, la confessione, la chiamata di correo", il che significa che il 'biondino' è stato riconosciuto ed ha anche confessato (poi ritrattando) mentre l'altro è stato riconosciuto in un altro caso di violenza sessuale.
Per me sono stati neutralizzati entrambi.