CARO direttore, ho letto con comprensibile attenzione l'articolo di Alberto Custodero su Repubblica di ieri, che evidenzia la carenza di risorse umane e strutturali della Polizia derivanti dalla mancanza di risorse finanziarie.
L'inchiesta di Custodero fornisce cifre ed informazioni di dettaglio che corrispondono per la gran parte alla realtà, ma meritano qualche precisazione da parte di chi è preposto alla direzione, all'amministrazione e alla gestione di questa complessa azienda.
"Manca un'auto su tre", titola l'articolo. La prima riflessione che mi viene da fare è che esiste ed è sempre esistito un "fermo fisiologico" delle auto della Polizia impegnate in incessanti (e molto produttivi) servizi di controllo del territorio, che si attesta intorno al 20%, necessitando ovviamente queste autovetture di interventi manutentivi e di riparazione assai più frequenti che nell'ordinario.
Dunque, non è solo la mancanza dei fondi o il ritardo nella loro assegnazione ad incidere in questo campo ma anche le straordinarie sollecitazioni a cui le autovetture sono sottoposte. Peraltro, da alcuni anni, i contratti di acquisto delle "volanti" comprendono il "pacchetto manutentivo", nel senso che per i primi sei anni di vita è l'azienda costruttrice, e non l'Amministrazione, che provvede all'ordinaria manutenzione. Ciò riduce ulteriormente l'incidenza della richiamata mancanza di fondi sul "fermo macchina".
Si può dire, allora, che il problema non esiste e che tutto va bene? Che sono sufficienti le attuali risorse per soddisfare non solo le esigenze di piena funzionalità delle autovetture, ma anche i costi della pulizia degli uffici, delle missioni, del lavoro straordinario del personale, eccetera? Niente affatto. Il problema c'è senz'altro, ma ne va rappresentata la giusta misura, che tenga cioè conto di queste e di altre precisazioni tecniche, che vorrei però risparmiare a Lei e al lettore.
E proprio perché il problema esiste - ed è stato adeguatamente segnalato all'autorità politica dai vertici tecnici e dalle rappresentanze sindacali delle forze di polizia - lo scorso febbraio sono stati assegnati con procedura d'urgenza dal Governo al ministero dell'Interno i primi cento milioni di euro facenti parte prevalentemente dei patrimoni sottratti alla criminalità.
Altra osservazione vorrei fare a proposito della lamentata carenza di risorse umane e mi piace farla pubblicamente perché è materia che ha bisogno di un pubblico chiarimento.
Da più parti e con sempre maggiore frequenza si confronta l'organico effettivo con quello "previsto". In realtà, si fa riferimento ad un parametro fissato nel lontano 1989, corrispondente ad un modello organizzativo che ha subìto nel tempo profonde modifiche. Da venti anni a questa parte, sono nati infatti Uffici e Reparti operativi su tutto il territorio nazionale (si pensi alle Questure delle nuove provincie, a nuovi Commissariati, ai Reparti Prevenzione Crimine, ecc.), nei quali sono impiegate oggi 12.000 unità che da quel datato organico sono tratte.
Ciò significa che la nascita di nuovi Reparti sul territorio, spesso invocata dalla collettività, se non accompagnata (e non lo è stata quasi mai negli ultimi vent'anni) da un mirato aumento dell'organico generale, determina la contestuale, indispensabile rimodulazione degli organici degli Uffici e Reparti preesistenti.
Vorrei anche precisare che per la Polizia di Stato è prevista una forza organica di 107.535 donne e uomini, numero per la verità mai raggiunto, e non potrebbe essere altrimenti, perché già solo le esigenze del turn over lasciano fisiologicamente un costante vuoto, che ruota intorno al 5%, pari a circa 5.000 unità. Soltanto dopo la cessazione del rapporto di impiego, infatti, il dipendente può essere sostituito e la sua sostituzione richiede una procedura concorsuale che lascia inevitabilmente un lasso di tempo scoperto.
Oggi l'organico effettivo registra una carenza di 7.253 unità, superiore perciò di 2.000-3.000 unità alla carenza fisiologica.
Al proposito, va ricordato che lo stesso decreto legge che ho richiamato poc'anzi, prevede l'accelerazione dello stanziamento di cento milioni di euro previsto nel giugno dello scorso anno che consentiranno a breve l'assegnazione di 2.876 operatori delle forze di polizia, dei quali 906 destinati alla Polizia di Stato (80 Commissari e 826 agenti).
Certo, il bisogno di sicurezza, oggi assai sentito non solo per la paura che ci fa la criminalità ma anche per le incertezze che derivano dai diffusi fenomeni di disagio sociale, di degrado, di difficile integrazione delle diversità, ecc., sollecita in ogni momento l'investimento di più uomini e più mezzi.
Ed anche le organizzazioni sindacali, si fanno interpreti di questi sentimenti e di quelli degli operatori di polizia, che vorrebbero a loro volta fare sempre di più per raggiungere risultati sempre più lusinghieri.
Caro Direttore, nel ringraziarLa di cuore per l'ospitalità, desidero concludere questa mia lettera con una nota protesa al futuro, che nasce dalla consapevolezza di quanto si sta facendo. Ciò anche per onorare il lavoro di tutti coloro che operano all'interno del "sistema sicurezza".
E' vero: due macchine camminano, mentre una è ferma.
Ma è anche vero che quelle due macchine - grazie alla passione, all'impegno, all'entusiasmo che ogni giorno gli operatori delle forze di polizia profondono - hanno consentito di ridurre la delittuosità nel nostro Paese (dell'11,4% nel 2008 rispetto all'anno precedente), mentre il lavoro investigativo e di intelligence ha consentito di aumentare il numero degli autori di reato denunciati (da quasi 860mila a 880mila) e di catturare un maggior numero di grandi latitanti (dai 98 del 2007 ai 180 del 2008).
Solo nel 2008, oltre 10mila manifestazioni si sono svolte pacificamente, anche grazie alla vigile presenza delle forze di polizia, che hanno permesso di coniugare la tutela della libertà di manifestare con il diritto della collettività di non vedere limitate le proprie libertà.
Un lavoro difficile, come Lei ben sa, caro direttore, quello delle forze di polizia. Un lavoro che merita l'affetto, la partecipazione e la gratitudine di tutti.
*L'autore è capo della polizia
(8 marzo 2009)
L'inchiesta di Custodero fornisce cifre ed informazioni di dettaglio che corrispondono per la gran parte alla realtà, ma meritano qualche precisazione da parte di chi è preposto alla direzione, all'amministrazione e alla gestione di questa complessa azienda.
"Manca un'auto su tre", titola l'articolo. La prima riflessione che mi viene da fare è che esiste ed è sempre esistito un "fermo fisiologico" delle auto della Polizia impegnate in incessanti (e molto produttivi) servizi di controllo del territorio, che si attesta intorno al 20%, necessitando ovviamente queste autovetture di interventi manutentivi e di riparazione assai più frequenti che nell'ordinario.
Dunque, non è solo la mancanza dei fondi o il ritardo nella loro assegnazione ad incidere in questo campo ma anche le straordinarie sollecitazioni a cui le autovetture sono sottoposte. Peraltro, da alcuni anni, i contratti di acquisto delle "volanti" comprendono il "pacchetto manutentivo", nel senso che per i primi sei anni di vita è l'azienda costruttrice, e non l'Amministrazione, che provvede all'ordinaria manutenzione. Ciò riduce ulteriormente l'incidenza della richiamata mancanza di fondi sul "fermo macchina".
Si può dire, allora, che il problema non esiste e che tutto va bene? Che sono sufficienti le attuali risorse per soddisfare non solo le esigenze di piena funzionalità delle autovetture, ma anche i costi della pulizia degli uffici, delle missioni, del lavoro straordinario del personale, eccetera? Niente affatto. Il problema c'è senz'altro, ma ne va rappresentata la giusta misura, che tenga cioè conto di queste e di altre precisazioni tecniche, che vorrei però risparmiare a Lei e al lettore.
E proprio perché il problema esiste - ed è stato adeguatamente segnalato all'autorità politica dai vertici tecnici e dalle rappresentanze sindacali delle forze di polizia - lo scorso febbraio sono stati assegnati con procedura d'urgenza dal Governo al ministero dell'Interno i primi cento milioni di euro facenti parte prevalentemente dei patrimoni sottratti alla criminalità.
Altra osservazione vorrei fare a proposito della lamentata carenza di risorse umane e mi piace farla pubblicamente perché è materia che ha bisogno di un pubblico chiarimento.
Da più parti e con sempre maggiore frequenza si confronta l'organico effettivo con quello "previsto". In realtà, si fa riferimento ad un parametro fissato nel lontano 1989, corrispondente ad un modello organizzativo che ha subìto nel tempo profonde modifiche. Da venti anni a questa parte, sono nati infatti Uffici e Reparti operativi su tutto il territorio nazionale (si pensi alle Questure delle nuove provincie, a nuovi Commissariati, ai Reparti Prevenzione Crimine, ecc.), nei quali sono impiegate oggi 12.000 unità che da quel datato organico sono tratte.
Ciò significa che la nascita di nuovi Reparti sul territorio, spesso invocata dalla collettività, se non accompagnata (e non lo è stata quasi mai negli ultimi vent'anni) da un mirato aumento dell'organico generale, determina la contestuale, indispensabile rimodulazione degli organici degli Uffici e Reparti preesistenti.
Vorrei anche precisare che per la Polizia di Stato è prevista una forza organica di 107.535 donne e uomini, numero per la verità mai raggiunto, e non potrebbe essere altrimenti, perché già solo le esigenze del turn over lasciano fisiologicamente un costante vuoto, che ruota intorno al 5%, pari a circa 5.000 unità. Soltanto dopo la cessazione del rapporto di impiego, infatti, il dipendente può essere sostituito e la sua sostituzione richiede una procedura concorsuale che lascia inevitabilmente un lasso di tempo scoperto.
Oggi l'organico effettivo registra una carenza di 7.253 unità, superiore perciò di 2.000-3.000 unità alla carenza fisiologica.
Al proposito, va ricordato che lo stesso decreto legge che ho richiamato poc'anzi, prevede l'accelerazione dello stanziamento di cento milioni di euro previsto nel giugno dello scorso anno che consentiranno a breve l'assegnazione di 2.876 operatori delle forze di polizia, dei quali 906 destinati alla Polizia di Stato (80 Commissari e 826 agenti).
Certo, il bisogno di sicurezza, oggi assai sentito non solo per la paura che ci fa la criminalità ma anche per le incertezze che derivano dai diffusi fenomeni di disagio sociale, di degrado, di difficile integrazione delle diversità, ecc., sollecita in ogni momento l'investimento di più uomini e più mezzi.
Ed anche le organizzazioni sindacali, si fanno interpreti di questi sentimenti e di quelli degli operatori di polizia, che vorrebbero a loro volta fare sempre di più per raggiungere risultati sempre più lusinghieri.
Caro Direttore, nel ringraziarLa di cuore per l'ospitalità, desidero concludere questa mia lettera con una nota protesa al futuro, che nasce dalla consapevolezza di quanto si sta facendo. Ciò anche per onorare il lavoro di tutti coloro che operano all'interno del "sistema sicurezza".
E' vero: due macchine camminano, mentre una è ferma.
Ma è anche vero che quelle due macchine - grazie alla passione, all'impegno, all'entusiasmo che ogni giorno gli operatori delle forze di polizia profondono - hanno consentito di ridurre la delittuosità nel nostro Paese (dell'11,4% nel 2008 rispetto all'anno precedente), mentre il lavoro investigativo e di intelligence ha consentito di aumentare il numero degli autori di reato denunciati (da quasi 860mila a 880mila) e di catturare un maggior numero di grandi latitanti (dai 98 del 2007 ai 180 del 2008).
Solo nel 2008, oltre 10mila manifestazioni si sono svolte pacificamente, anche grazie alla vigile presenza delle forze di polizia, che hanno permesso di coniugare la tutela della libertà di manifestare con il diritto della collettività di non vedere limitate le proprie libertà.
Un lavoro difficile, come Lei ben sa, caro direttore, quello delle forze di polizia. Un lavoro che merita l'affetto, la partecipazione e la gratitudine di tutti.
*L'autore è capo della polizia
(8 marzo 2009)
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