di Marcello Santamaria
L’uscita del ministro Scajola contro Annozero? “Non la definisco eversiva solo per non dargli troppa importanza. Ma la sua pretesa di convocare i vertici Rai per sindacare i contenuti di un programma non sta né in cielo né in terra: è un abuso di potere, del tutto illegale. Se davvero il governo ci convocherà, io non ci andrò”.
Giurisprudenza violata.
Nino Rizzo Nervo, consigliere d’amministrazione della Rai per il Pd, non sa se ridere o piangere: quel che sa per certo è che il passo annunciato dal ministro delle Attività produttive (ministero che ingloba anche le Comunicazioni) “viola trent’anni di giurisprudenza della Corte costituzionale, nonché il contratto di servizio tra Rai e governo. Fin dagli anni 70
Contratto “a termine”.
Ma il contratto di servizio (in scadenza a fine anno) si limita a regolare il rapporto fra l’azienda Rai e lo Stato: in cambio del canone,
Un nuovo editto. Dunque la dichiarazione di guerra di Scajola ad Annozero è persino più grave dell’editto bulgaro berlusconiano del 2002, perché espropria ufficialmente il Parlamento e tenta di affermare illegalmente il sindacato del governo sulla tv pubblica. Ma, a parte il solito Di Pietro, nessuno all’opposizione sembra rendersene conto, almeno a giudicare dalle rituali dichiarazioni polemiche dei vari Massimo D’Alema (“Intervento inopportuno e intollerante”) e Lorenzo Cesa (“Eccesso di zelo”). Resta da capire perché un politico consumato come Scajola, di vecchia scuola democristiana, si sia avventurato su un terreno tanto impervio, scavalcando addirittura il suo capo, che le epurazioni le aveva sempre invocate e ottenute senza mai teorizzare esplicitamente il controllo governativo sulla tv di Stato. Per comprenderlo, è sufficiente ricostruire la giornata di venerdì.
Legali al lavoro. Alle 10 del mattino, l’arrivo dei dati d’ascolto-record di Annozero. Poi silenzio di tomba: nemmeno un berlusconiano di terza fila dice nulla sulla puntata che aveva “sdoganato” Patrizia D’Addario (fino ad allora oscurata a reti unificate dalla tv italiana). Intanto i legali del premier vivisezionano fotogramma per fotogramma la puntata di Santoro, alla ricerca di una pagliuzza a cui appigliarsi per le solite denunce. Niente da fare. Ad Annozero hanno parlato quasi soltanto gli amici e le amiche di Berlusconi: il premier,
L’ammissione di Schifani.
L’ha confessato ieri, senza volerlo, il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo quotidiano tributo all’altare del capo: dopo essersi appellato al “buon gusto” e aver chiesto uno stop al “gossip”, ha denunciato “l'imbarbarimento della politica che dalla carta stampata si sta spostando sul mezzo televisivo”. Ecco, la verità si può dire al massimo sui giornali, tanto li leggono in pochi; mai e poi mai in tv, peggio ancora se dinanzi a 6 milioni di telespettatori.
Offensiva in fotocopia. Così, intorno alle 17 di venerdì, è partita una raffica di dichiarazioni-fotocopia di decine di esponenti del Pdl telecomandati per preparare il terreno al missile terra-aria di Scajola. Che ha di fatto esautorato il direttore generale Mauro Masi, reo di aver mal gestito la faccenda Annozero e di non essere riuscito a trovare appigli legali per il blocco della trasmissione (persino la sempre servizievole Agcom l’ha mandato in bianco). Per la prima volta in 15 anni, un ordine di Cavaliere sulla tv non è stato eseguito. Ora qualcuno deve pagare.
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