di Eugenio Scalfari
Il ministro dell'Economia cita la filosofia di Hegel ma la applica malissimo. Con danni molto gravi alla nazione e allo Stato
Ha fatto molto scalpore l'arringa (chiamiamola così) pronunciata dal ministro Brunetta dinanzi ai villeggianti di Cortina d'Ampezzo che svagano i loro pomeriggi incontrando i talenti politici nazionali nel meraviglioso anfiteatro disegnato dalle rocce del Cristallo, delle Tofane e del Faloria. Effettivamente il ministro della Funzione pubblica ci ha dato dentro con un lessico che ci ricorda il leggendario Ventennio del "me ne frego". Ha mandato a "morire ammazzata" la sinistra cattiva, ha lanciato una veemente accusa contro "l'élite di merda dei ricchi golpisti" e insieme con essa "il gruppo editoriale golpista di merda" del quale abbiamo l'onore e l'onere di far parte. Mentre parlava misurava il palco a lunghe falcate (si fa per dire), spesso interrotto dalle ovazioni di un pubblico che si beava di quanto ascoltava. Sembrava, a quanto hanno riferito alcuni colleghi presenti per dovere professionale, che la parola merda avesse un effetto euforizzante sugli astanti e il Brunetta ha fatto quanto poteva per mandarli a casa felici.
Ho notato tuttavia, scorrendo i giornali dell'indomani, che alcuni colleghi critici del ministro della Funzione l'hanno confrontato con l'eleganza e lo stile forbito del suo collega Tremonti. Non c'entrava niente Tremonti con lo show ampezzano, ma alcuni l'hanno tirato in mezzo quasi a voler dimostrare che nel governo del Cavaliere non tutti i gatti sono bigi e se c'è chi con la merda si diletta c'è anche chi offre cibi sofisticati e più graditi al palato.
Basta. Mi stavo quasi appisolando alla lettura delle gesta ampezzane del Brunetta ma il cuore mi è volato verso lo scrittoio di Quintino Sella dietro al quale siede da alcuni anni Giulio Tremonti.
Con il ministro dell'Economia ho qualche questione aperta, lo riconosco; sicché c'è il rischio (ne avverto i lettori) che io non sia nei suoi confronti così obiettivo come dovrei. Non cesso di porgli questioni alle quali da molti mesi si rifiuta di rispondere. Pazienza, vivremo lo stesso.
Ma per convincermi che Tremonti è un ministro buono, di maggiore statura del suo collega della Funzione, mi sono procurato la lunga intervista da lui data al 'Corriere della Sera' del 15 settembre, ampiamente decantata dal giornalismo italiano di buona osservanza. Ebbene, cari lettori, vi consiglio di leggerla. La potrete trovare facilmente nell'archivio elettronico di quel giornale ed anche del nostro. Vi assicuro che ne vale la pena.
L'intervistatore, che è il bravissimo Aldo Cazzullo, esordisce con una domanda aguzza: "Nel Palazzo si parla di complotto e d'una nuova maggioranza. Lei che ne pensa?". Come parlar di corda in casa dell'impiccato, ma il Tremonti non si scompone. Risponde parlando della caverna di Platone. L'argomento è tosto. La caverna di Platone è uno dei 'topos' della filosofia greca e ha dato luogo ad un ampio ventaglio di interpretazioni, ma il Tremonti va giù di piatto: "In quella caverna gli uomini non vedono la realtà ma le ombre della realtà proiettate sulle pareti". E continua: "C'è una drammatica asimmetria tra la realtà del Paese e del governo e la rappresentazione che se ne fa".
Ben detto, perdinci. È esattamente quello che dico anch'io e i miei colleghi di giornali cattivi. Anzi dei giornali farabutti. Tremonti è dunque d'accordo con noi? Che miracolo è questo? Mi sono stropicciato gli occhi ma poi ho capito: il ministro usa il nostro stesso metodo logico ma arriva ad opposte conclusioni.
Speravo comunque che il Tremonti spiegasse la situazione economica. In fondo da lui è questo che ci si aspetta e che vorrebbe anche l'intervistatore che gli ha posto un'altra domanda altrettanto aguzza che la precedente: "Crisi: siamo nella fase della paura o della speranza?". Risposta: "Siamo nella fase della prudenza". Non è magnifico? Chi si sentirebbe di contraddirlo?
Ma prima, con l'elegante destrezza logica che lo distingue, aveva chiamato in causa anche Hegel sempre a proposito della falsa conoscenza della caverna platonica. "A volte si confonde l'essere - quello che è - con il dover essere, quello che si immagina debba essere - o con il voler essere, cioè quello che per proprio conto o per tornaconto si vorrebbe che fosse".
Appunto, esimio ministro dell'Economia. A parte il fatto che da lei non ci aspettavamo approfondimenti filosofici ma risposte sull'andamento delle grandezze economiche e della politica che lei sta attuando, resta acclarato che lei sta imponendo da anni il suo voler essere all'essere, cioè a quello che è.
Esempi. Non ci ha ancora detto perché abolì l'Ici all'inizio della legislatura. Non ci ha detto perché e come ha aumentato la spesa ordinaria corrente di 4,9 punti, equivalente a 45 miliardi di euro. Non ci ha detto perché, pur non avendo modificato le aliquote dell'Irpef, la pressione fiscale sia al suo massimo storico nonostante gli impegni del suo governo a diminuirla. Non ci ha ancora detto quali provvedimenti intende proporre per uscire dalla crisi. Non ci ha ancora detto perché, dopo essersi impegnato a non depenalizzare ulteriormente il reato di falso in bilancio e a non consentire l'impunibilità penale degli evasori, ha fatto presentare nelle ultime ore precedenti l'entrata in vigore dello scudo fiscale un emendamento che non consente ai magistrati inquirenti di utilizzare le prove dei reati commessi per la creazione del capitale evaso. Lei ha trasformato, unico tra tutti i ministri europei dell'Economia, lo scudo fiscale in un condono tombale ma si ostina contro ogni comparazione ed ogni evidenza a sostenere il contrario.
La filosofia di Hegel lei la conosce bene ma la applica malissimo. Ne concludo che lei reca alla nazione e allo Stato danni molto più gravi del suo collega Brunetta. Che è tutto dire.
(24 settembre 2009)
Nessun commento:
Posta un commento