venerdì 4 dicembre 2009

“FRA UN PO’ DIRANNO CHE SI È SUICIDATO”


Ilaria Cucchi, parla di Stefano e dello “scaricabarile” sulla sua morte
di Silvia D’Onghia


Stefano non l’abbiamo ucciso noi, né si è suicidato. Tra poco diranno che è stato ucciso da un fulmine”. É dura Ilaria Cucchi. É pacata ma determinata, come lo è stata fin dall’inizio, da quando, il 22 ottobre, le hanno detto che suo fratello era morto sei giorni dopo un arresto per droga. A un mese e mezzo di distanza, mentre l’indagine della Procura di Roma prosegue (finora rimangono sei gli indagati: tre agenti penitenziari e tre medici), non soltanto nessuno si è assunto la responsabilità di quell’omicidio ma ogni soggetto coinvolto nella vicenda se n’è tirato fuori. L’hanno fatto per primi i carabinieri, qualche giorno dopo la morte di Stefano, l’hanno fatto i medici dell’ospedale Pertini, che sono stati subito reintegrati al lavoro, l’hanno fatto i poliziotti penitenziari al termine dell’inchiesta interna (“articolata, ma parziale”, come ha detto ieri il capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Franco Ionta).
“É un vergognoso scaricabarile – racconta Ilaria – sembra che non sia stato nessuno ad ucciderlo. Ma noi abbiamo visto Stefano uscire di casa che stava bene e sappiamo come lo abbiamo rivisto dopo la sua morte. Adesso quasi quasi mi viene da pensare che non sia morto”. Difficile ora continuare ad avere fiducia. “É una fiducia molto più prudente. Noi siamo stati trasparenti fin dall’inizio, abbiamo dato alla magistratura tutte le informazioni in nostro possesso, pensando che potessero essere utili alle indagini. Questo fa parte del nostro modo di essere. Ci auguriamo che le cose vadano avanti in fretta e che venga fatta chiarezza”.
La mamma e il papà di Stefano sono molto provati, stanno rivivendo quotidianamente il proprio dolore ma nonostante tutto hanno la forza di andare avanti: “La battaglia purtroppo è ancora all’inizio – prosegue Ilaria – dovremo ancora affrontare tanti processi, a Stefano e a noi come famiglia”. Ciò che amareggia di più, infatti, è il tentativo che è stato fatto di gettare ombre sul fratello: “É stata messa in discussione la sua personalità, si è sottolineato il suo rapporto con la droga, che peraltro non abbiamo mai nascosto. Addirittura qualcuno ha provato a dire che Stefano si sarebbe procurato le lesioni in un incidente d’auto avvenuto il 29 settembre. Andate a guardare sul mio blog, perstefanocucchi.blogspot.com, in che condizioni è quella macchina. Sono stati messi in discussione i rapporti familiari, che invece erano ottimi. Ma poi dico: se anche fossero stati pessimi, questo non giustificherebbe mai quello che è successo. Io trovo tutto questo ignobile”. Scrive Ilaria sul suo blog: Stefano è stato un caro fratello: era allegro, affettuoso, altruista e buono, ma purtroppo la droga è entrata nella sua vita e l’ha rovinata e distrutta.
Nei prossimi giorni si conosceranno meglio i risultati degli esami fatti sulla salma. Intanto i periti di parte hanno già cominciato a lavorare e hanno evidenziato numerose infiltrazioni emorragiche intorno alla mandibola e alla guancia sinistra e la “presenza di contenuto gastrico a franca presenza emorragica”. É emerso poi un eccessivo contenuto di urina nella vescica (nonostante il paziente fosse cateterizzato in ospedale) per cui i periti ipotizzano un mal posizionamento del catetere o un’ostruzione. Verranno analizzate meglio, infine, “le aree di colorito rossastro” sul braccio e sul pollice della mano destra. La Procura nei prossimi giorni ascolterà, in sede di incidente probatorio, un secondo testimone, un detenuto italiano che avrebbe sentito il pianto del ragazzo “pestato a sangue”. I pm Barba e Loy darebbero invece meno credito al tunisino che, in una lettera fatta scrivere da un compagno di cella, ha accusato del pestaggio i carabinieri, ma che si sarebbe contraddetto durante l’interrogatorio.
La famiglia Cucchi continua ad avere la solidarietà di tante persone e del Comitato di 12 parlamentari che vogliono che sulla vicenda sia fatta luce. “Sono sicura che, se non ci fosse stato l’interesse mediatico per la vicenda – conclude Ilaria – il caso sarebbe stato archiviato”. Per questo è importante che se ne continui a parlare.

5 commenti:

aurelio romanoni ha detto...

Signora Ilaria Cucchi
le ho già scritto in prima pagina.
sergio romano sul corriere ha pubblicato una mia lettera sulla morte di suo fratello: mi ha dto una risposta allucinante.
io gradirei che mi desse un numero di faxo cosicchè potrò inviargliela.romanoni-aurelio@tiscali.it In attesa la saluto cordialmente e mi saluti anche i suoi genitori che immagino come soffrano come lei.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Aurelio, avrei piacere che tu mandassi anche a me la corrispondenza con Sergio Romano.
La mia mail è nel mio profilo.

massimo puttinato ha detto...

Quanto accaduto negli ultimi giorni, con il reintegro dei medici e delle guardie carcerarie ai loro posti, è l'ennesima conferma dell'omertà e del marciume esistente in certi luoghi, mi auguro che la Giustizia vada fino in fondo e che la sua morte serva a qualcosa, impedendo che simili comportamenti si ripetano lasciando impuniti i colpevoli di tali vergognosi fatti.

Anonimo ha detto...

http://www.corriere.it/romano/09-11-14/01.spm

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Grazie. A breve leggerai il tutto sul mio blog con un mio commento.