
Nel 1963, a ventisette anni, Silvio Berlusconi incassò la sua prima e unica sberla da mamma Rosa: le aveva risposto male. "Mi hai dato una sberla?" biascicò incredulo. "Ma io sono il presidente!" (della Edilnord, ndr). "Per me potresti essere anche il presidente della Repubblica, te la sei meritata". Affranto il presidente Silvio si rinchiuse nella sua camera a meditare. Dopo un'ora tornò in cucina. "Mammina, perdonami...". E la mammina: "Ricordati che con me ti devi sempre comportare bene, te lo sei meritato il ceffone...".
L'episodio è riferito da Paolo Guzzanti in "GuzzantiVsBerlusconi" (Aliberti editore). Nel luglio 2000 il giornalista-parlamentare di Forza Italia fu incaricato dal Cavaliere di scrivere la sua biografia sul modello di Lee Iacocca, il salvatore della Chrysler. Si videro un paio di volte a Villa Certosa, ma soprattutto Guzzanti intervistò la madre del premier, Rosa Bossi, sulla nave Azzurra, ricavandone ricordi inediti sul privato del Cavaliere. Come quello su Veronica: "E' una bella donna, Silvio non ha piacere che vada in giro da sola, desidera che vada con i figlioli, con qualcuno. Poi all'inizio io non è che io fossi felice e contenta e lei lo sa. Sono cose che non saprei dire, che non devo dire. Si era diviso dalla prima moglie e la mamma vorrebbe vedere sempre famiglie unite". Su Carla Dall'Oglio, sposata da Silvio nel 1965 e che gli ha dato Marina (1966) e Piersilvio (1969): "Era brava, modesta, innamoratissima, il matrimonio saltò per troppo benessere, non si sentiva all'altezza di lui, perché non è facile vivere con Silvio. Lui non voleva sposare una donna ricca. Mi disse: "Mamma io non voglio una donna ricca, i soldi li voglio guadagnare io". Difatti i miei figli hanno sposato ragazze che non avevano niente!"
Berlusconi poi ci ripensò, la biografia non uscì mai. Ora, ad amore politico finito tra i due, Guzzanti ha riutilizzato quelle conversazioni, gonfie di vanterie ("ero un bambino prodigio"; "tutti i professori con cui ho dato esami mi hanno chiesto di fare da assistente"; "Milano2 è venuta fuori senza difetti") per un libro di 573 pagine che mischia molti generi: intervista, pamphlet, memoir. E offre una piccola rivelazione: sin da giovane il Cavaliere pensava di entrare in politica. "Quando me lo disse", ricorda mamma Rosa, "io inorridii. Per persone come me e come mio marito Luigi la politica è sempre stata una cosa sporca per gente che non ha niente da fare".
(24 dicembre 2009)


5 commenti:
Una sola sberla! Evidente che non è bastata!
sì, ma, data dalla mamma:
forse dal padre ha avuto la cinghia... o è caduto dal seggiolone!
Il padre era il 'dominus' della Banca Rasini: ricordi?
Buona sera sig.Morsello volevo augurarle Buon Natale e un Felice Nuovo Anno.
Sono Eleonora e ho scoperto da poco il suo blog, ho deciso di seguirlo (anche se mi occupo di altro), perché non riesco a capire un tubo di politica, vorrei però cominciare a farlo, spero quindi di imparare seguendo lei.
Con mio marito abbiamo una piccola azienda e ci occupiamo di appalti pubblici, settore dove gira solo schifezza. Si lavora per andare avanti, ma noi piccoli imprenditori facciamo da banca agli enti pubblici che (secondo me) godono nel vedere cadere giù le piccole aziende.
Mi fermo qui perché altrimenti il commento diventerebbe un post.
La saluto e spero di riuscire attraverso il suo blog a capire qualcosa.
Le auguro ancora Buon Anno e una buona serata.
Eleonora
Buona sera Eleonora, mi fa piacere quanto hai scritto.
Seguimi e vedrai che c'è un filo conduttore nel mio modo di postare gli articoli della stamapa quotidiana e settimanale, filo conduttore punteggiato da miei commenti, talvolta anche ruvidi.
Per le piccole imprese lavorare con la Pubblica Amministrazione è stato sempre problematico.
Ti spiego. Un tempo era i Funzionari Delegati indolenti, incapaci a gestire il pubblico denaro, pagando tempestivamente i creditori. Io lo sono stato, Funzionario Delegato, per tanti anni e sentivo come obbligo morale pagare rapidamente i fornitori, sia di beni e servizi che di opere edilizie.
Adesso agli antichi difetti s'è aggiunta la mancanza di soldi da parte del Ministero dell'Economia, che se è vero che assegna la dotazione annuale di fondi, quando arriva il momento di aprire la cassa per consentire la emissioni di aperture di credito per le spese passive dello Stato, si trova squattrinato e non la può aprire.
Insomma, manca la liquidità.
Ovviamente io parlo delle Amministrazioni Pubbliche, non degli enti locali, dei quali nulla so.
Se si aggiunge che le banche lesinano i crediti a favore dei loro correntisti che chiedono soldi in prestito, il quadro è completo.
Con buona pace del Governo, che tanti hanno votato (io no) e che ancora oggi fanno fatica a capire in quali mani si sono affidati.
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