
Nessun giornale italiano ha ripreso una scarna notizia proveniente da Israele nella quale si informava che il 23 dicembre, all’età di 86 anni, era morto Yitzhak “Ike” Aharonovitch, il capitano della nave Exodus 1947, che ebbe una decisiva importanza nella nascita dello Stato ebraico. Ike era un giovane ufficiale di marina che agli ordini dell’organizzazione di guerriglia israeliana Haganah compì un’operazione complessa, il cui scopo era di dimostrare come a quell’epoca, con la Palestina sotto il mandato britannico, i superstiti della Shoah dovevano rivivere gli orrori della deportazione e della violenza. E dimostrare anche con quanta determinazione i sopravvissuti vollero tornare in quella che per loro era la “terra promessa” da Mosè ai figli di Israele, con quanto coraggio si batterono per sconfiggere la politica inglese, decisa a negare loro questo diritto.
La storia venne raccontata in parte da un romanzo di Leon Uris e da un film di Otto Preminger che suscitò in tutto il mondo una grande emozione. Dunque Aharonovitch era arrivato nel 1932 in Palestina dalla Germania e i genitori l’avevano mandato a Londra a studiare da ufficiale di marina. Ma il ragazzo era troppo irrequieto per affannarsi sui sestanti e sulle carte nautiche. Così si trovò invischiato in un traffico illegale di immigrati ebrei verso il paese da dove lui era partito e dove ancora vivevano i suoi genitori. A quell’epoca i coloni avevano cominciato ad affluire in Israele. Al fondatore del sionismo Theodor Herzl nel 1916 le grandi potenze avevano offerto come possibili foyer nazionali soltanto Cipro, il Sinai, l’Uganda e la Pampa argentina. Ecco allora la scelta di tornare alla terra della Torah, inizialmente senza atteggiamenti aggressivi con gli arabi che vi erano insediati. Quasi tutti di orientamento socialista, i primi coloni, delusi dalle promesse occidentali, guardavano allora con simpatia verso l’Unione Sovietica.
All’inizio degli anni 40 il futuro capitano dell’Exodus 1947 aveva cercato di arruolarsi nell’Armata Rossa per combattere contro i nazisti. Non ci riuscì, ma il caso gli offrì presto un’altra possibilità, molto più clamorosa. Ancorata nel fiume Potomac che bagna Washington c’era una vecchia nave per merci e passeggeri, la President Warfield. La nave era malmessa, tanto che non sembrò affatto strano che una compagnia chiamata Potomac Shipwrecking volesse comprarla per disarmarla del tutto. Fu così che l’Exodus 1947 cadde in mano a un’organizzazione di “terroristi ebrei”, come gli inglesi chiamavano i combattenti dell’Haganah, dell’Irgoun e delle altre forze di guerriglia antibritannica in Palestina. La nave rimessa su in qualche modo lasciò Baltimora il 25 febbraio del 1947 e fece rotta per il Mediterraneo al comando, appunto, di Yitzhak Aharonovitch, affiancato da una specie di commissario politico, Yossi Harel.
L’Exodus 1947 buttò le acque nel porticciolo di Sele, una cittadina francese di pescatori, non lontano da Montpellier. A bordo si stiparono 4515 profughi, la cui unica speranza era quella di arrivare in Israele. Ma, come abbiamo già visto, la Gran Bretagna era contraria a quel trapianto. Il viaggio della vecchia nave durò sette giorni, dall’11 al 18 luglio. Quando da lontano videro le coste palestinesi, grande fu l’emozione fra i passeggeri. Grandissima, ma di breve durata. L’Ajax, un vascello di Sua Maestà aveva seguito da vicino la Exodus 1947 fin dall’inizio e, al momento giusto, abbordò la nave ebraica con grande energia. I passeggeri si opposero con tutti gli attrezzi che avevano sotto mano. “Ike” chiese agli ufficiali inglesi di andarsene perché si trovavano a 40 km dalla costa, in acque internazionali. Ma dopo aver ucciso almeno tre marinai, gli inglesi ordinarono al comandante di far rotta verso Cipro, all’epoca colonia britannica.
A questo punto Exodus 1947 diventò un caso internazionale, la stampa cominciò a criticare Londra, ma il Foreign Office era convinto che si dovesse evitare in ogni modo il ritorno degli ebrei nella terra degli avi, anche perché altre navi simili, come il Runnymade Park, sfidavano il dominio dell’Impero sulle onde.
Exodus fu portata nel porto allora palestinese di Haifa, dove morirà un decennio appresso, i suoi ospiti vennero caricati su tre navi più consone. “Ike” Aharonovitch avrebbe voluto resistere all’ukase degli occupanti, ma Ben Gurion, che due anni dopo sarebbe diventato il primo Presidente dello Stato ebraico, accettò la resa. Un pugno di militanti riuscì a fuggire nelle stradine di Haifa, ma la quasi totalità dei passeggeri cominciò, senza capirlo, un altro capitolo della Shoah.
Non sapendo che farsene di quelle 4500 persone, Londra le portò addirittura nei porti tedeschi del Baltico. Da lì, dopo altri scontri violenti con la polizia militare, furono sistemati nei campi di concentramento costruiti dai nazisti a Am Stau e a Eppendorf: baracche circondate dal fil di ferro, inservienti tedeschi e giovani marinai inglesi cui i luoghi ispiravano comportamenti nazisti. Soltanto con l’aiuto degli americani, dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel gennaio del 1949, mille ottocento dei quattromilacinquecento profughi della Exodus 1947 arrivarono nella Terra Promessa. I restanti tornarono poco a poco, dopo aver subito altri maltrattamenti ed altre umiliazioni. E nei primi tempi i cittadini di Israele vennero percepiti come un rischio per l’Occidente, perché si temeva che attraverso il loro Paese, Stalin mettesse le mani su tutto il Medio-Oriente. Il capitano “Ike” continuò a raccontare tutta la vicenda ai ragazzi di Hadera, un paesino lontano dal mare dove s’era ritirato. Ma col passare del tempo i giovani vollero sempre meno saperne di dolori, discriminazioni, eroiche lotte di uomini che spendono la vita per difendere la loro terra.
Non sapendo che farsene di quelle 4500 persone, Londra le portò addirittura nei porti tedeschi del Baltico. Da lì, dopo altri scontri violenti con la polizia militare, furono sistemati nei campi di concentramento costruiti dai nazisti a Am Stau e a Eppendorf: baracche circondate dal fil di ferro, inservienti tedeschi e giovani marinai inglesi cui i luoghi ispiravano comportamenti nazisti. Soltanto con l’aiuto degli americani, dopo la proclamazione dello Stato di Israele nel gennaio del 1949, mille ottocento dei quattromilacinquecento profughi della Exodus 1947 arrivarono nella Terra Promessa. I restanti tornarono poco a poco, dopo aver subito altri maltrattamenti ed altre umiliazioni. E nei primi tempi i cittadini di Israele vennero percepiti come un rischio per l’Occidente, perché si temeva che attraverso il loro Paese, Stalin mettesse le mani su tutto il Medio-Oriente. Il capitano “Ike” continuò a raccontare tutta la vicenda ai ragazzi di Hadera, un paesino lontano dal mare dove s’era ritirato. Ma col passare del tempo i giovani vollero sempre meno saperne di dolori, discriminazioni, eroiche lotte di uomini che spendono la vita per difendere la loro terra.


9 commenti:
Questa narrazione mi ha colmato di tristezza.
Grazie
http://liberaliperisraele.ilcannocchiale.it/
Gli ebrei della diaspora, dei pogrom, delle camere a gas naziste sono un popolo straordinario.
Quando sono diventati, i sopravvissuti, israeliani, hanno fatto ancora cose splendide, una per tutte la collina dei Giusti.
Le nuove generazioni, la politica di destra dell'attuale governo desta qualche perplessità, per usare un eufemismo.
E' pur vero che Israele è in guerra perenne con i palestinesi e il mondo arabo più in generale, ma i giovani oggi ricordano ancora la storia del loro popolo?
Io ho nella mia piccola biblioteca il libro che racconta l'odissea di Exodus, di Leon Uris del 1958, ho letto storie dei coloni dei tempi eroici, che presidiavano nottetempo con le armi la loro terra. Nel 1967, durante la guerra dei sei giorni, tememmo che il piccolo stato di Israele fosse travolto, ammirammo Moshe Dayan e la sua benda nera, un vessillo, un gagliardetto. I politici di allora erano uomini di cultura, conoscevano piste antichissime nel deserto, erano capaci di strategie audaci e tempestive. E oggi? Cos'è accaduto nella striscia di Gaza, l'operazione 'piombo fuso' è qualcosa di cui andare fieri e orgogliosi?
E nella guerra contro Hezbollah in Libano? Cos'era rimasto dell'orgoglioso esercito israeliano, che aveva perso il controllo delle comunicazioni e quindi delle operazioni belliche?
La mia ammirazione è rivolta al passato, il presente mi lascia molto perplesso, anche in Italia, in cui non c'è nemmeno un passato di cui andare veramente orgogliosi.
Personalmente penso che questo articolo faccia parte di quel revisionismo che tende a far confondere l'antisionismo con l'antisemitismo: è giusto che i popoli (anche di diverso Credo, perchè le guerre "religiose" nascondono ben altri interessi) vivano insieme, in pace; il 27 dicembre un'altra notizia è mancata: e cioè ricordare che un anno fa quasi tutti gli Israeliani (compresi noti intellettuali) non si siano opposti all'uccisione di 1300 (tra cui 410 bambini, 120 donne, 120 anziani, 14 soccorritori, 4 giornalisti e 5 stranieri) e al ferimento di 5450 palestinesi sotto embargo (cifre destinate a salire per le conseguenze del fosforo bianco), con l'operazione "Piombo fuso" (a fronte di 10 soldati e 3 civili israeliani), proseguendo in quel progetto iniziato nel 1948 con la Nakba (data in cui lo stato d'Israele si è impossessato delle terre, delle case e delle vite del popolo palestinese: 15.000 morti e 300.000 fuggiti solo in Cisgiordania proprio grazie al Governo mandatario britannico - l'antisocialismo è un'altra storia!), e proseguito nel 1967, in un territorio sempre più ridotto, quello di Gaza, dove continua tuttora ad essere attuata la proporzione di ben più di 6 palestinesi uccisi ogni 1 israeliano, nel nome di una diversa pulizia etnica!
Vedo che non concordiamo in qualcosa. Bene, così dev'essere. Io ho detto bene cosa penso oggi degli israeliani di secondo e terza generazione. Non mi piacciono, ma il degrado politico, sia pure sotto profili diversi, esiste anche in Italia, dove è sicuramente più accentuato.
Nel 1948 avevo dieci anni, nel 1967ne avevo 29. Ciò che pensavo allora di questo popolo lo penso tutt'ora, mentre i discendenti di quel popolo non mi paicciono granchè.
Le cifre che tu hai dato sono prive della fonte, io ne ho letto diverse e inferiori, ma ciò non toglie che ciò che è stato fatto è deprecabile.
Io non sono ebreo, bada, sono un 'mezzosangue', metà siciliano e metà napoletano (prevale quest'ultima componente).
Confermo, l'articolo mi ha intristito molto.
A questo link trovi l'elenco dei palestinesi uccisi, durante l"operazione", con nome sesso età occupazione indirizzo data della morte (che può essere avvenuta anche dopo l'attacco per i postumi) posto e luogo dell'attacco, e infine la specifica se civile o militare (se scorri all'ultima pagina vedrai il numero totale nella prima colonna: 1415!)
http://www.forumpalestina.org/news/2009/Luglio09/ListaPalestinesiUccisi.pdf
Ho amici ebrei iscritti all'ISM che si stanno battendo per i diritti "umani" dei palestinesi: l'Onu ha condannato i "crimini di guerra" PROVATI di Israele, nelle tre settimane di offensiva a Gaza (dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009) per "un uso della forza sproporzionato"...
http://www.osservatorioiraq.it/modules.php?name=News&file=article&sid=8238
Al momento pacifisti italiani sono bloccati al confine con l'Egitto, per impedire loro di entrare a Gaza durante la Marcia della Libertà: si sta chiedendo l'intervento di Frattini (sempre che non sia in vacanza alle Maldive - come quando scoppiò la guerra in Georgia nell'agosto dell'anno scorso!)
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=85720&sez=HOME_NELMONDO
Condivido la tua tristezza, ma sono anche inc...... perchè sono eventi che coinvolgono tutti!
Adesso non facciamo la guerra dei link! Io ho consultato, in modo marginale, perchè una indagine accurata era estranea, e rimane tale, alle mie intenzioni, Wikipedia. Non ho intenzione di contrapporre link e link, essendo il mio un sentimento e basta.
Ti faccio una proposta: scrivi tu qualcosa di esauriente e te lo pubblico io, anche su una testata giornalistica vera. Va bene?
Ciao. :-)
Luigi caro, gli amici di cui ti parlavo mi avevano invitato ad andare con loro: non la paura bensì problemi di salute in famiglia mi costringono qui; questo per dire che vorrei tanto essere lì, per poter constatare di persona quello che ha documentato l'attivista Vittorio Arrigoni e col quale ho recentemente parlato: i soldati israeliani sparano a chi raccoglie prezzemolo, nonostante siano lontanissimi dal reticolato di confine, o a chi va a pescare seppure nelle acque stabilite da un accordo...
(Comunque grazie per l'offerta!)
Cara amica, se hai letto tutti i commenti a questo post avrai sicuramente notato il mio non gradimento per l'oggi di Israele.
Io mi richiamavo ad una epopea, che può anche essere un'idea romantica da parte mia, ma lasciamela, appartiene al mio passato e al mio sentire di quel passato, che è un tratto del mio carattere sempre immanente.
I miei auguri per la pronta soluzione dei problemi di salute in famigilia.
Ciao.
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