lunedì 28 dicembre 2009

Sicilia, giunta tecnica per Lombardo, i tormenti del Pd e l'appoggio esterno


di EMANUELE LAURIA


Si è messo contro il presidente del Senato, il ministro della Giustizia e il sindaco del capoluogo siciliano: ormai ex alleati che Raffaele Lombardo priverà oggi di una rappresentanza nella giunta regionale. Un governo senza il Pdl, almeno quello ufficiale: dopo essersi liberato a giugno dell'Udc di Cuffaro, Lombardo dà il foglio di via ai due assessori indicati da Berlusconi, Antonino Beninati e Mario Milone. Eccola, la "Cosa" del leader dell'Mpa, che manda in pezzi la corazzata del centrodestra isolano. Ma scuote, e non poco, anche il Pd, chiamato a dare un sostegno, limitato alle riforme, a un governo di minoranza formato da Mpa, ribelli del Pdl Sicilia capitanati da Gianfranco Micciché e Alleanza per l'Italia di Rutelli.

Il ruolo dei democratici diventa decisivo per la sopravvivenza del governatore e la linea è quella di votare in Assemblea regionale i provvedimenti più importanti, in primis quello che riscrive il sistema dei rifiuti ormai al collasso. Formalmente, non è neppure un appoggio esterno: però di qui a sei mesi la mossa potrebbe portare i democratici direttamente in giunta. Il regista dell'operazione, il capogruppo del Pd all'Ars Antonello Cracolici, lo afferma chiaramente: "Lombardo dice che intende cambiare la Sicilia e noi vogliamo crederci. Ma non è una cambiale in bianco: prima dell'estate verificheremo se il percorso d'innovazione avrà preso il senso giusto e a quel punto potrebbero esserci le condizioni per un contributo più evidente".

La scadenza non è casuale: si attende l'esito delle regionali per scrutare meglio l'orizzonte. E c'è chi è pronto a scommettere che il patto per le riforme di oggi, benedetto da D'Alema e Bersani, si trasformerà in una coalizione elettorale domani. Specie se Micciché, che ha appena incontrato Berlusconi ad Arcore, dovesse sfilarsi e tornare nell'alveo di un Pdl unito.

Ma il Lombardo-ter potrebbe anche condurre dritto nel partito del Sud sinora solo vagheggiato dal governatore e dall'inquieto sottosegretario. Di certo, la nuova giunta partirà con un paio di assessori tecnici non sgraditi al Pd: uno sarà quasi certamente l'economista Mario Centorrino, l'altro dovrebbe essere un alto burocrate (Francesco Paolo Busalacchi o Pier Carmelo Russo).

Nomi che non basteranno, in ogni caso, a placare il malumore di alcuni big, come Enzo Bianco: "Sia chiaro, quello che nasce è un governo limitato a Mpa e Pdl Sicilia, assolutamente inadeguato alle esigenze dell'isola. Noi possiamo valutare singole leggi proposte dal governo. Comportamenti diversi sarebbero molto gravi". Come l'ex presidente della Regione Angelo Capodicasa: "Non mi fido di Lombardo, che è stato alleato della Lega e di Storace".

Rita Borsellino, che aveva minacciato di non prendere la tessera del Pd in caso di "inciucio", ora si è ammorbidita: "Noi restiamo all'opposizione, ma se riusciamo finalmente a far lavorare questo presidente e produrre qualcosa di buono per la Sicilia, tanto di guadagnato". Ne ha preso atto anche il prudente neo segretario regionale Giuseppe Lupo, un fedelissimo di Sergio D'Antoni, che ieri sera ha varcato la porta del governatore per la seconda volta in 4 giorni. E così, con un Pd in travaglio, la Cosa di Lombardo prende forma.

(28 dicembre 2009)

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