martedì 9 marzo 2010

Lazio, il tribunale respinge la lista Pdl


Berlusconi: "Sopruso violento, ora in piazza"

Dopo il no del Tar del Lazio, anche l'ufficio circoscrizionale elettorale presso il tribunale di Roma ha respinto la lista provinciale del Pdl per le elezioni regionali riconsegnata soltanto ieri pomeriggio dai rappresentanti del partito di Roma. Una decisione che il premier Silvio Berlusconi definisce, in un videomessaggio indirizzato ai Promotori della Libertà, "un sopruso violento e inaccettabile". Nello stesso messaggio, Berlusconi annuncia un "appuntamento per una grande manifestazione nazionale per difendere il nostro diritto al voto e quindi la nostra democrazia e le nostra libertà". A questo punto l'unica possibilità di riammissione rimane affidata al Consiglio di Stato, e infatti gli avvocati del Pdl annunciano: "Stiamo lavorando per predisporre l'appello".

La manifestazione per protestare contro l'esclusione della lista si terrà con ogni probabilità il 20 marzo. Il Popolo della Libertà ha già chiesto infatti la disponibilità di alcune piazze al Campidoglio. "Parlerò agli italiani e spiegherò come stanno le cose", ha detto Berlusconi al vertice tenutosi a palazzo Grazioli con i coordinatori di via dell'Umiltà e gli esponenti del Pdl Lazio. Il premier terrà domani una conferenza stampa.

I motivi del no. La lista del Pdl era stata presentata grazie alle nuove norme introdotte dal decreto cosiddetto 'salvaliste'. L'ufficio elettorale, per undici ore, ha esaminato la documentazione, dopodiché, intorno alle 20, (e dopo diversi "falsi allarmi") ha convocato i delegati del Pdl e ha loro notificato la non ammissione della lista. I delegati del Popolo delle Libertà sono usciti con facce da funerale ma non hanno voluto dir nulla ai giornalisti che li hanno immediatamente assediati. Così, la notizia della non ammissione è arrivata qualche minuti dopo dalla sede del Comitato per la Polverini

Le motivazioni sono analoghe a quelle espresse dal Tar ieri: la non applicabilità del decreto interpretativo alla materia elettorale regionale e la mancanza di prove a sostegno del fatto che i delegati a presentare la lista Pdl fossero effettivamente presenti nella sede del tribunale entro le 12 del 27 febbraio. Non solo la documentazione era incompleta e nella famosa scatola che doveva contenere liste e firme "è stato rinvenuto esclusivamente l'elenco dei sottoscrittori e i relativi certificati elettorali". Inoltre "i presupposti per l'ammissione della lista provinciale presentata ieri difettano" in quanto "stante la presenza dei delegati incaricati della presentazione nei locali del tribunale" lo scorso 27 febbraio, "la prescritta documentazione" era incompleta.

Le accuse di Berlusconi. Le elezioni del 28 e 29 marzo "ci vedono contrapposti a una sinistra che, invece di misurarsi democraticamente con il voto, scende in piazza seminando menzogne, invidia e odio", afferma Berlusconi nel videomessaggio ai Promotori della libertà. "Come sapete si è cercato di estrometterci dal voto per le regionali in Lombardia, nella città di Roma e nella sua provincia. Vogliono impedire a milioni di persone di votare per il Popolo della Libertà. E' un sopruso violento e inaccettabile, che in parte abbiamo respinto. A Milano, sia pure con un ritardo di una settimana, la nostra correttezza è stata pienamente riconosciuta. A Roma, invece, abbiamo subito una duplice ingiustizia", accusa. Berlusconi aggiunge di confidare nei Promotori della Libertà per sostenere la campagna elettorale: "Non abbiate timore, sfidate a viso aperto l'arroganza della sinistra: impegnatevi, datevi da fare, scendete in campo, sensibilizzate le forze sane del Paese e convincete tutti a schierarsi dalla parte del buongoverno, dalla parte della democrazia, dalla parte della libertà".

Pannella propone il rinvio. Intanto i leader dei principali partiti respingono la proposta lanciata stamane all'Assemblea dei Radicali da Marco Pannella: "Per sanare una situazione pregressa proponiamo il rinvio del voto di un mese perchè altrimenti la campagna elettorale non è legale".

Il primo deciso no è stato quello del segretario del Pd Pierluigi Bersani che partecipava alla convention radicale: "Io non sottovaluto i problemi giuridici ma andiamo al sodo: lasciamo stare i cavilli, andiamo a votare e andiamo a vincere - ha replicato - Sono convinto che abbiamo ottime ragioni. Non ci indeboliamo da soli. La palla della confusione e del pasticcio è tutta di là, lasciamogliela di là".

Altrettanto contrari si sono dichiarati gli esponenti del Pdl, a cominciare dallo stesso Berlusconi, che nel corso del vertice a Palazzo Grazioli avrebbe affermato che "l'ipotesi di rinviare le elezioni nelle 13 regioni chiamate al voto non c'è e non c'è mai stata".

Tuttavia il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha osservato che "Non esiste l'ipotesi di un rinvio del voto nelle tredici regioni, ma se il Consiglio di Stato riammette la lista del PdL nel Lazio è scontato che il voto nel Lazio sarà rinviato per dare alla lista riammessa i trenta giorni di campagna elettorale previsti della legge". Sarebbe dunque questa l'unica possibilità di un rinvio del voto.

(09 marzo 2010)

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