venerdì 12 marzo 2010

ONIDA: IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO È INCOSTITUZIONALE


Il legittimo impedimento è già previsto nel codice: se l’imputato è impossibilitato per forza maggiore o altro legittimo impedimento si rinvia l’udienza. La Corte Costituzionale ha già chiarito che l’impegno istituzionale può essere legittimo impedimento, siccome i calendari parlamentari sono conoscibili se ne deve tener conto. Ma una legge che prevede un impedimento “maggiore” per premier e ministri è stata discussa e approvata in Senato. Abbiamo chiesto lumi a Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale.

Professore perché interviene un’altra legge?

Il motivo reale è che si vuole trovare una strada per differire i processi a carico del premier. Ma vorrei sottolineare anche il modo ipocrita con cui viene posto.

L’ipocrisia non è una categoria giuridica. Noi ci chiediamo se sia legittimo o meno.

Questa legge introduce anche la “continuazione” dell’impedimento. Fino a sei mesi, reiterabile per tre volte per un massimo di otto mesi. Quindi di fatto introduce una nuova prerogativa. Chi è ministro o presidente del Consiglio può non essere processato per un termine massimo di 18 mesi. E questo tipo di eccezioni non possono essere introdotte con legge ordinaria. Lo ha detto la consulta dichiarando incostituzionale la legge Alfano.

Quindi si configura una violazione dell’articolo 3 della Carta?

Certo, è una deroga del principio di uguaglianza di fronte alla legge. Che non può passare per via di legge ordinaria.

E’ legittimo aspettarsi che il Presidente della Repubblica rinvii alle Camere?

Di fronte alle leggi incostituzionali il rimedio principe non è il rifiuto di promulgazione da parte del Capo dello Stato. Il rimedio è il giudizio della Consulta. Il presidente della Repubblica ha il compito di promulgare le leggi. Ha il potere di rinviare la legge alla Camere per una sola volta. Se le Camere riapprovano, è suo dovere promulgare. Non è un potere di veto assoluto. E aggiungo: se della costituzionalità della legge si è già dibattuto in sede parlamentare e la maggioranza approva, è abbastanza fisiologico che il presidente promulghi subito. Non perché sia d’accordo, perché deve. Ma poi c’è sempre il giudizio della Corte.

Sul decreto salva-liste Napolitano non ha obiettato un’incostituzionalità che era macroscopica.

Mi pare che abbia vivamente discusso con l’esecutivo. Certo convengo sul fatto che quel decreto è inaccettabile e indifendibile. Comunque l’ultima parola in tema di decreti legge ce l’ha il governo.

Però Scalfaro e Ciampi rimandarono alle Camere diverse leggi.

Sì, e comunque si trattava di leggi. E quante leggi durante i mandati di Scalfaro e Ciampi sono poi state dichiarate incostituzionali.

Questo però è il momento di maggior concentrazione di leggi incostituzionali.

Se io volessi fare un appunto al presidente non è il mancato rinvio alle Camere, ma, come nel caso della legge Alfano, di aver cercato di giustificare la sua promulgazione dicendo che non ravvisava motivi di evidente incostituzionalità. Non ha bisogno di giustificarsi.

D’accordo, il presidente della Repubblica non è il titolare del giudizio di legittimità. Però mentre le leggi approdano alla Consulta, i beneficiari prendono tempo.

Certo. Ma quello che si deve rilevare è la pervicacia della maggioranza nei provvedimenti diretti al medesimo scopo.

Il problema è l’arroganza del governo?

Questa maggioranza avverte come indebito e fastidioso dover stare alle regole.

Si.T

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