Sabato parleranno tutti i leader del centrosinistra.
Bersani spera nell’assicurazione che non si criticherà il Colle
di Wanda Marra
“Non sarà una piazza di protesta, ma di proposta”. La risposta a Berlusconi che chiama la folla per reagire al pasticcio liste arriva da Pier Luigi Bersani che presenta così la manifestazione di sabato a piazza del Popolo a Roma. Che vedrà in piazza “un’opposizione pacata ma non in pantofole”. Risposta indiretta a chi critica la scelta della piazza: “Ma sul governo che va in piazza non c'è niente da dire? Si è ribaltato tutto? L'opposizione deve stare in pantofole e il governo va in piazza con gli anfibi?”.
E ieri sera dopo una riunione organizzativa piuttosto concitata l’opposizione (senza l’Udc che si è sfilata dal primo momento) riesce almeno a stilare un documento unitario. “Per la democrazia, la legalità e il lavoro. Sì alle regole, no ai trucchi. Per vincere”. Si sta sondando anche la disponibilità di Oscar Luigi Scalfaro a intervenire.
Alla fine, sabato saliranno sul palco tutti i segretari dei partiti promotori (Pd, Idv, Federazione della sinistra, Sinistra ecologia libertà, Partito socialista italiano, Verdi). Una conclusione che non era affatto scontata: Bersani e il Pd avrebbero preferito tenere lontano dal palco Antonio Di Pietro, che invece sono giorni che andava ripetendo la sua intenzione di parlare. E infatti ad insistere per questa soluzione sono stati Pedica e Mura dell’Idv. In cambio, Bersani ha fatto sapere che con Di Pietro è stata sottoscritta una piattaforma della manifestazione di sabato prossimo che addossa tutte le colpe del decreto “interpretativo” al Pdl, a garanzia di inaccettabili attacchi al Quirinale.
Una condizione imprescindibile, spiega Enrico Letta. Tuttavia sono in molti, nel partito, a dubitare che alla prova dei fatti sarà possibile per il Pd assicurare in piazza una linea di demarcazione così netta. E i Democratici alla prova della piazza si scontrano ancora una volta con le differenze di fare opposizione rispetto all’Italia dei valori: i suoi distinguo e i suoi ma anche contro l’intransigenza dei dipietristi. Tant’è vero che ieri prima ancora che uscisse il documento ufficiale il leader dell’Idv aveva dichiarato: “Certo che salgo sul palco, e il Pd è felicissimo”.
Sugli attacchi al Colle, Di Pietro prima spiega che “il vero Lucifero è Berlusconi”, poi quando gli si chiede se non lo attaccherà in caso di firma del testo sul legittimo impedimento glissa e afferma: “Ancora non è legge”.
Poco più in là, a Montecitorio, c'è il segretario Pd Pierluigi Bersani. Stessa location, stessa domanda: salirà sul palco? “Vediamo, stanno decidendo in queste ore. Ci sarà un mix di società civile e politica, ci saranno più piazze". Ma se Di Pietro parla dovrà parlare anche lei... “Non son queste le cose importanti”, frena il leader Pd, che poi rinvia il problema a questioni più meteorologiche: “È più importante se piove o c'e' il sole”. Bersani ha poi preso le distanze dalla richiesta del leader di Idv a Napolitano di non controfirmare la legge sul legittimo impedimento: “Di Pietro - ha sottolineato - ha questi modi che noi non condividiamo, e punti di questo genere non saranno compresi nella nostra”.
E ieri in serata appare un altro rebus: si diffonde la notizia che l’Idv ha chiesto per sabato piazza San Giovanni, più capiente di Piazza del Popolo. A qualcuno è sembrato un altro elemento di scontro con il Pd. Ma poi il partito dell’ex Pm ha smentito. Intanto, alla manifestazione hanno dato la loro adesione una sfilza di associazioni (tra cui Anpi, Arci, Articolo 21, Libertà e giustizia). Nel documento si legge che “con un atto inaudito, di cui è pienamente responsabile, il governo ha modificato in corso d'opera le regole elettorali per garantire la sua parte politica”. Si tratta di “un atto di arroganza verso le istituzioni e gli organi di garanzia” e “un insulto” verso i cittadini che rispettano le regole. “Purtroppo il decreto ‘salva liste’ non è che l'ultimo di una serie di deformazioni dei meccanismi democratici alle quali assistiamo da troppo tempo”. Bersani dice la sua su Berlusconi che “è un agitatore politico e sull'esclusione della lita del Pdl nel Lazio ha fatto una ricostruzione fantasiosa. Quello che doveva essere il governo del fare è finito per essere il governo del fare confusione”. E se qualcuno, come il costituzionalista Ceccanti, una volta vista l’evoluzione della vicenda liste con le ripetute bocciature del Pdl, aveva proposto di rinunciare alla manifestazione, il partito di Largo del Nazareno al solito si divide. E così ad annunciare la loro presenza sono stati Bersani, Letta, D’Alema, Veltroni, Finocchiaro, Ventura, Latorre, Orfini, D’Antoni, Morando, Bindi e Franceschini. Mentre non ci saranno Marini e i suoi, Fioroni in primis, che in un primo momento avevano annunciato le loro perplessità, Renzi, Bobba, Colaninno, Vassallo, Boccia. L’unico che però si dice nettamente contrario è Follini.
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