Rosi Bindi: “Siano riammessi ma a patto che riconoscano il loro errore”
di Luca Telese
“Meno male che la gente si sta indignando. Con la sentenza del Tar il decreto si è rivelato inutile. Ora non c’è spazio per altri colpi di mano”. Rosy Bindi, presidente del Pd, è su una linea dura. Il decreto interpretativo non le è andato giù, lo considera, senza prerifrasi “un vulnus inutile alla democrazia”. E la lista del Pdl “Se fosse riammessa, sarebbero elezioni truccate”, dice. È rispettosa di Napolitano,
Scusi, onorevole Bindi, ma lei non era fra coloro che volevano una competizione con le liste del centrodestra in corsa?
“Oh sì, ma non alle condizioni del decreto. Del resto il Tar ha dimostrato che quel provvedimento era inutile per il Lazio e superfluo per Formigoni”.
E ora che succede?
“Bisogna fare la campagna su legalità e politiche sociali, non su procedure e sui cavilli”.
Si poteva evitare il decreto?
“Il centrodestra avrebbe dovuto iniziare il dialogo riconoscendo il proprio errore e solo dopo aver percorso tutti i gradi di giudizio si poteva trovare una soluzione condivisa, senza rivendicare patenti di impunità”.
È un problema di sostanza o di forme?
“Di sostanza. E di politica: infatti gli unici veri motivi per cui non erano state ammesse le liste del centrodestra erano l'imperizia e il fuoco amico”.
Quindi ammettere questo avrebbe cambiato le cose?
“È assurdo che questo provvedimento sia stato accompagnato da un clima di propaganda in cui gli stessi autori di un errore accusano l'altra parte politica, che non ha nessuna responsabilità, attaccano le istituzioni, gridano al golpe. Il bello è che continuano a farlo. Come si trova una soluzione condivisa in questo clima?”.
In napoletano si chiama chiagn'e fotti.
“In realtà sono solo dei prepotenti che vogliono coprire i loro errori. Ma è un tentativo che non riesce,la gente capisce lo stesso”.
Ne è sicura?
“In tutta Italia, a partire dagli elettori del centrodestra, ci sono persone normali che sono oberate da leggi, cavilli, formalità, tornelli, regole e regolette, per qualsiasi attività... Per loro non ci sono norme interpretative”.
Dicono che il decreto difendesse il diritto di metà del paese a votare.
“L'unico messaggio che è passato è che se c'è di mezzo il governo si fa una leggina ad hoc. In più c'è stato un altro orrore”.
E cioè?
“Sono intervenuti solo per le loro liste! Io vorrei ricordare che Dellai vinse senza l'Udc e che in Molise la vittoria dell'Ulivo fu annullata senza che noi dicessimo una sola parola”.
Dicono: era solo l'interpretazione di una norma.
“Come no! L'interpretazione di una legge di sessant'anni fa, che non aveva mai dato un solo problema in mezzo secolo! Io non dimentico mai che questo è il governo dei prepotenti, degli arroganti e che ci accusava di fare brogli. Ma noi nel 2006 abbiamo ricontato tutte le schede, in tutte le corti d’appello. Loro invece hanno avuto un eletto grazie alla ‘Ndrangheta”.
Si riferisce a Di Girolamo...
“In questo paese un senatore si è dovuto dimettere perché eletto con i voti della criminalità organizzata. In quale paese del mondo uno schieramento che ha una macchia così grave si permette di dare lezioni?”.
Potrebbero dirle che erano inconsapevoli dei rapporti del senatore Di Girolamo...
“Sì, sì... Intanto abbiamo assistito a un tristissimo spettacolo di solidarietà con abbracci, in aula, proprio nel giorno delle sue dimissioni”.
Cosa pensa di quel gesto?
“Sottoscrivo tutto quello che ha detto, benissimo,
Avete fatto ricorso, ma invitate al voto: non è una contraddizione?
“Noi faremo la nostra gara per vincere. Avremmo partecipato alla competizione, anche se sappiamo che in quel modo sarebbe stata truccata: una lista non può uscire da un cilindro neppure con un decreto”.
Perché?
“Il decreto è un vulnus inutile e gravissimo che offende la legalità, la democrazia. Ma proprio per questo la maggioranza va sconfitta con il voto, rispettando le regole e facendo capire che legalità e difesa del diritto al lavoro, alla salute e alla scuola vanno di pari passo”.
Però allo stesso tempo sia lei che il Pd difendete Napolitano.
“Su questo devo dire una cosa netta: il presidente ha esercitato le sue funzioni istituzionali come è tenuto a fare. Ma deve anche essere tenuto fuori dalla lotta politica, al contrario di come sta provando a fare il centrodestra”.
Vuol dire che le dà fastidio il plauso del governo a Napolitano?
“Apprezzamenti stonati, da chi a suo tempo ha definito il presidente della Repubblica 'Uomo della morte' per il decreto su Eluana Englaro. E da chi ha detto – sempre Berlusconi! – che mancava di parola ed era di parte, perché non aveva obbligato i giudici istituzionali ad approvare il lodo Alfano”.
Quindi il centrodestra non dovrebbe esultare per la controfirma?
“Io dico ad alta voce: giù le mani dal Quirinale, a chiunque provi a iscriverlo a una parte politica”.
Nessuna contraddizione, quindi?
“Il ruolo politico e quello istituzionale sono distinti. Altrimenti l'opposizione non potrebbe criticare nessun atto controfirmato dal capo dello Stato, il che è semplicemente un paradosso”.
E lei cosa pensa di quella firma?
“Napolitano si è assunto le sue responsabilità istituzionali in un momento difficile, e io lo rispetto”.
Ma visto che lei parla di vulnus democratico, non ha sbagliato anche il presidente a controfirmare?
“Non credo che avrebbe potuto evitarlo. Se Napolitano ha firmato, vuol dire che riteneva di doverlo fare. E questo lo dico anche per Di Pietro, che ha superato ogni misura nelle sue critiche”.
Berlusconi però dice che il Pd è ammanettato a Di Pietro.
“Una cosa senza senso, come dimostrano le differenze tra noi e l'Idv. Il vero problema è che tutto questo paese, purtroppo, è ammanettato a Berlusconi”.
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