di Andrea Gagliarducci
“Se Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, si fosse chiamato papa Francesco I o Zeffirino I al popolo d’Irlanda avrebbe scritto la seguente lettera”: così cominciava un recentissimo articolo di don Paolo Farinella, sacerdote di Genova, che riscriveva in pratica la lettera del Pontefice alla Chiesa irlandese con un occhio anche agli altri scandali pedofilia dei quali si viene a conoscenza. Ratzinger, sostiene don Farinella, dovrebbe dimettersi. O, perlomeno, rimettere il suo mandato nelle mani di un nuovo Concilio. Perché i casi di pedofilia sono così tanti che “rappresentano un sistema”.
“I problemi di pedofilia – dice - non nascono come funghi fuori stagione. Sono frutto della formazione molto carente dei seminari, ambienti chiusi dai quali vengono fuori persone completamente immature. E queste persone, appena entrano nella vita reale, o sono disorientate e si chiudono dentro se stesse, o (quando non riescono più ad auto-controllarsi) scadono fino alla pedofilia. Che tra l’altro non vivono come un male: sublimano questo rapporto malato in una dimensione spirituale. C’è uno sdoppiamento di personalità in queste persone, dovrebbero essere curate. Può anche essere vero che la Chiesa sia sotto attacco, ma per prima cosa la Chiesa dovrebbe ammettere le proprie responsabilità”.
Sulla pedofilia, dice don Farinella, “il peggio deve ancora arrivare. E a questo punto più che difendere l’istituzione della Chiesa, dobbiamo domandarci perché siamo arrivati a questa situazione. E la risposta è che non funziona la formazione sacerdotale”. Magari più aperta anche nei confronti del celibato. “Ha ragione il Papa quando dice che la pedofilia non è legata al celibato. Ma ritengo che, se ci fosse una formazione psicologica affettiva libera, in cui il celibato fosse lasciato alla libertà di scelta, sarebbe più facile correre ai ripari preventivamente”.
C’è anche il problema delle coperture ai casi di pedofilia attuate sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. “Bisogna distinguere – spiega don Farinella - due livelli in Giovanni Paolo II: il primo livello è quello della sua umanità e del suo carisma, e il secondo è teologico. E, da questo punto di vista, ha parcellizzato la Chiesa, ha costituito gruppi autonomi al suo interno, votati alla gestione del potere, come l’Opus Dei, Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione”. Se Benedetto XVI si dimettesse, non c’è il rischio di una ulteriore divisione in nome degli interessi personali? “Il Papa dovrebbe prima abolire tutte le divisioni interne strutturate dal Vaticano, perché in questo momento la Chiesa è aggredita da queste sette; poi dovrebbe convocare un Concilio Ecumenico, e rimettere il suo mandato nelle mani dell’assemblea conciliare”.
Prima prendersi tutte le responsabilità di quanto è successo, poi agire. Don Farinella per prima cosa abolirebbe i seminari. “Ci si deve domandare: qual è il senso del prete oggi? In una società come la nostra, pluralista e diversificata, il prete deve essere immerso nella gente, l’esigenza educativa presuppone e obbliga ad una formazione che cresca con vita reale. Il sacerdote deve misurarsi con la realtà. Perché se crescono in strutture chiuse, quando escono fuori hanno logicamente due mire: l’immagine (penso ai pomposi vestiti liturgici) e la carriera. E per fare carriera devono vendersi l’anima. Sono due pericoli che lo stesso Ratzinger ha stigmatizzato”. E molti problemi, conclude, “sarebbero risolti se si desse libertà di scelta sul celibato. Ma questa è una cosa impossibile: dovrebbe cambiare tutta la struttura delle parrocchie, che ora è centrata sui sacerdoti, mentre (nel caso in cui il prete fosse sposato) il sacerdote avrebbe un ruolo importante in una comunità in cui altri hanno la gestione: si potrebbero fare piccole comunità all’interno delle parrocchie. E, se il celibato fosse libero, nulla vieterebbe che ragazzi e ragazze potessero studiare insieme. Certo, avremmo lo stesso casi di pedofilia, omosessualità e convivenza. Però sarebbero più gestiti”.
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