di Antonella Mascali
Ci siamo. Le feste pasquali sono finite e scatta il conto alla rovescia per la resa dei conti sulla giustizia. Le intercettazioni dovranno essere immediatamente neutralizzate e tra i vari progetti che confluiranno in un disegno organico, c’è anche quello di riformare il Csm. Deve pagare pegno perché ha provocato tante grane a questo Governo con la sua levata di scudi contro leggi ritenute da Palazzo dei Marescialli non solo ad personam ma anche disastrose per le sorti della giustizia nel suo complesso. Angelino Alfano, fedele alla linea di Silvio Berlusconi, vuole la separazione delle carriere di pm e giudici e due Csm. Ma per sdoppiare l’organo di autogoverno della magistratura ci vuole una legge costituzionale, così come per un altro progetto della maggioranza, quello di aumentare i componenti laici del Consiglio, quelli di nomina parlamentare – cioè sotto controllo politico – a discapito dei componenti togati, i magistrati. Non c’è ancora niente di ufficiale così come sull’ipotesi di stabilire un sorteggio per i membri che devono partecipare al plenum del Csm. Invece con legge ordinaria la maggioranza vuole e può cambiare il sistema elettorale dei membri togati del Csm per contrastare quello che il ministro della Giustizia ha definito “il potere correntizio”. Poiché il rinnovo del Consiglio è previsto nella prima parte di luglio, per fare ciò è necessario prorogare gli attuali membri del Csm di altri 6 mesi. Un’ipotesi che a Palazzo dei Marescialli giudicano a oggi improbabile: “E’ troppo tardi e vedrebbe contrario il Presidente della Repubblica”. Il capo dello Stato, Napolitano, nonché presidente del Csm, tra un paio di settimane infatti darà il via ai comizi elettorali dei candidati togati che ci sono già. E poi un Csm più addomesticabile la maggioranza può ottenerlo comunque perché a luglio si eleggeranno anche gli 8 membri laici (contro i 16 togati e i 3 di diritto). Attualmente i consiglieri di nomina politica pendono dal lato centro-sinistra. L’elezione è avvenuta nel 2006 con il governo Prodi, quando ancora c’erano Ds, Margherita, Ulivo, Rifondazione comunista e Pdci. Di quell’area sono in 5: il vice presidente Mancino e i consiglieri Siniscalchi, Vacca, Volpi e Tinelli. Poi ci sono Anedda (ex An), Saponara ( ex Forzaitalia) e Bergamo dell’Udc. Con la nuova elezione l’ago della bilancia si sposterà a destra. Ma c’è un altro rovello per Alfano ed è quello dei pareri del Csm sulle leggi che hanno a che vedere con il funzionamento della giustizia. Anche se non sono vincolanti, al ministro non gli vanno giù. A consentirli la legge 195 del 1958, che il ministro vorrebbe cambiare. Tanto che in uno degli ultimi scontri, quello sugli ispettori inviati a Trani, Alfano ha detto che d’ora in poi i pareri se non li ha chiesti lui li rimanderà indietro “a Palazzo dei marescialli con il postino”. Il Csm gli ha bocciato due proposte tanto care a Berlusconi, il “processo breve” e il ddl intercettazioni. E questa settimana il Plenum dovrà votare la risoluzione approvata dalla sesta commissione che ribadisce quali sono i paletti per gli ispettori ministeriali: ovvero non devono ficcare il naso nelle indagini dei pm perché il segreto istruttorio è sacro né possono interferire sull’autonomia dei magistrati. Gli ispettori, sono impegnati a ritmo serrato. Dopo Trani gli tocca una missione a Milano per un’intervista “dal carattere potenzialmente diffamatorio” del procuratore aggiunto Pietro Forno. Capo del pool anti stupri, ha dichiarato di non aver mai ricevuto una denuncia da autorità ecclesiastiche su abusi di preti. Il magistrato ha già pubblicamente rilasciato diverse precisazioni ma oggi ufficialmente gli ispettori chiederanno informazioni alla procura generale sul “reale contenuto” dell’intervista. Poi decideranno se recarsi a Milano per interrogare di persona il procuratore Forno. Criticata anche la norma che vieta ai magistrati di prima nomina di andare nelle cosiddette procure di “frontiera” con il risultato che sono deserte. E comunque il Csm prima di scadere vuole fare le nomine per quegli uffici. E dovrebbe farcela a nominare sia il primo presidente della Cassazione, membro di diritto del Csm, sia il Procuratore capo di Milano.
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