Bertolaso, indagato per corruzione, torna in Abruzzo in cerca di riabilitazione
di Marco Lillo
In occasione della celebrazione di San Guido Bertolaso sugli schermi di “PortaaPorta”, sarà bene ricordare la storia del protettore della cricca che ha cercato di allungare le grinfie sulla ricostruzione in Abruzzo. Bertolaso è indagato per corruzione perché avrebbe ricevuto benefici, anche di natura sessuale, da Diego Anemone per favorirlo nella sua attività con la presidenza del Consiglio. L’accusa nei confronti dell’uomo che Berlusconi vuole fare ministro (e il Papa forse santo) è stata contestata dai pm e dal gip di Firenze e confermata da altri quattro magistrati a Perugia. Complessivamente sei pm e due gip hanno contestato i suoi rapporti illeciti con questo costruttore che ha incassato una fortuna per edificare un museo e uno stadio per i mondiali di nuoto; un grande aeroporto a Perugia per il 150esimo dell’Unità; più la cattedrale dello spreco del G8 alla Maddalena. Il signor Anemone sarà ricordato come un flagello dai contribuenti ai quali rischia di costare 190 milioni di euro per quattro opere inutili. Per Guido Bertolaso, invece, il simpatico Anemone è un amicone sempre disponibile quando c’è da trovare una massaggiatrice dopo un lungo viaggio o una brasiliana per svagarsi tra una piena e l’altra. Bertolaso e Anemone si incontrano spesso nei momenti decisivi degli appalti suddetti e gli investigatori annotano due stranezze: gli incontri avvengono al bar o negli uffici dell’imprenditore che, quando deve incontrare Bertolaso, cerca urgentemente decine di migliaia di euro in contanti. Chissà se i sospetti di mazzette e tangenti sessuali saranno confermati. Già ora però quello che emerge è un sistema che Bertolaso avrebbe dovuto combattere e che invece ha assecondato. Funzionava così: grazie alla dichiarazione di grande evento, la struttura poteva assegnare appalti senza gara europea. Poche imprese si spartivano la torta e Anemone era riuscito a ottenere in associazione con altre imprese lavori per circa 190 milioni di euro. Secondo i magistrati, oltre a Bertolaso, altri tre funzionari (finiti in carcere) sono stati corrotti: Angelo Balducci (gà commissario dei Mondiali 2009; soggetto attuatore del G8 e capo struttura di Italia 150) Fabio De Santis (soggetto attuatore G8) e Mauro della Giovampaola (capo cantiere al G8). Tutti e tre hanno ricevuto benefit di ogni genere: dalle prostitute alle Bmw X5, dai voli privati al posto per i figli, dalla ristrutturazione delle case agli arredi fino ai domestici per le mogli pretenziose. Il rapporto era “dare e avere in partita doppia” come dice Balducci al telefono ad Anemone rinfacciandogli di avere fatto poco per il rampollo, Filippo. Il quale, a trent’anni, guadagnava solo 5.500 euro al mese come apprendista al circolo Salario. In questo clima da basso impero sono stati sperperati 350 milioni di euro per le strutture del G8 e 200 milioni per le piscine dei Mondiali di nuoto talvolta mai aperte, come quella di Valco San Paolo, costruita con il tetto inclinato da Fabio Piscicelli, proprio lui, il galantuomo che rideva nel letto alle 3 e mezza mentre gli aquilani morivano. Piscicelli ha cercato inutilmente e disperatamente di entrare nel business della ricostruzione. Comunque non sapremo mai cosa si nasconde dietro gli affari del post-sisma perché, per carità di patria, gli investigatori hanno chiuso le intercettazioni del telefonino di Bertolaso subito dopo il terremoto di L’Aquila.
Bertolaso è stato secondo gli investigatori il garante della cricca. Balducci al telefono diceva scherzando ad Anemone: “Guido mi ha detto che tu sei il nostro capo”. Insomma Bertolaso non ha fatto nulla per opporsi all’intreccio di affari privati e pubblici che è all’origine degli arresti di Firenze. Eppure tutti sapevano che la famiglia Balducci e quella Anemone erano state socie nel cinema e nel circolo Salario; tutti sapevano che Mauro Della Giovampaola aveva creato la Medea Progettazione, in società con Anemone, e ne era rimasto direttore tecnico anche quando era diventato controllore dell’ex socio; tutti sapevano che il fratello del controllore del G8 Fabio De Santis, Marco, era riuscito a entrare in società con Anemone nella Conegliano Scarl. Risultato ottenuto dopo avere minacciato al telefono il fratello di far incarcerare Anemone svelando che facevano parte entrambi di una cricca di banditi.
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