di Simone Collini
Per la serie le contraddizioni in seno al popolo della libertà, la Corte dei conti ha bocciato due nomine a direttore generale del ministero dell’Ambiente - guidato dall’ex titolare per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo - per mancata tutela delle quote di genere e per mancato rispetto delle norme contenute nel cosiddetto decreto Brunetta: e chi ha firmato il decreto governativo con cui è stato assegnato l’incarico? Dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta.
La vicenda comincia nei mesi a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno, quando si è giocata una partita complicata per le nomine dei nuovi direttori generali del ministero dell’Ambiente. All’inizio di febbraio la scelta di Stefania Prestigiacomo è caduta su un dirigente interno per la “Direzione generale per le valutazioni ambientali” e su una personalità esterna - proveniente dall’Ente nazionale per l’aviazione civile - per la “Direzione generale per gli affari generali ed il personale”. I due incarichi sono stati affidati con due decreti del presidente del Consiglio dei ministri.
Succede però che l’Ufficio di controllo degli atti ministeriali della Corte dei conti ha trasmesso al ministero dell’Ambiente una serie di rilievi a quei due provvedimenti, fissando al 13 maggio la scadenza per «fornire i necessari chiarimenti sulle segnalate problematiche, corredati da idonea documentazione di supporto». Altrimenti «si procederà allo stato degli atti». Il che vorrebbe dire che tutti gli atti firmati finora dai due nuovi direttori generali (che si occupano di questioni tutt’altro che da poco, come la prevenzione dell’inquinamento atmosferico e da campi elettromagnetici, o l’adozione di misure per garantire l’applicazione delle norme riguardanti i prodotti fitosanitari, sostanze chimiche pericolose e pesticidi) potrebbero essere invalidati.
Per quanto riguarda la prima nomina, la Corte dei conti sottolinea che «non risulta documentata la tutela delle pari opportunità nel conferimento dell'incarico in oggetto», che non è male per un ex ministro delle Pari opportunità, che nel sito del ministero che attualmente guida ha fatto mettere un link chiamato «Trasparenza, valutazioni e merito» che rimanda a un decreto dell’ottobre 2009 in cui si sottolinea proprio la necessità di garantire la pari opportunità per le nomine dirigenziali.
Per quanto riguarda la seconda nomina, oltre che la mancata tutela delle quote di genere, la Corte dei conti solleva tutta una serie di rilievi basandosi sul decreto legislativo del marzo 2001 - a cominciare dal «previo accertamento dell’insussistenza o dell’indisponibilità di idonee professionalità interne all’area dirigenziale» - aggiornato la fine dell’anno scorso con la riforma Brunetta. Il quale Brunetta, delegato dal premier (con decreto del 13 giugno 2008) a valutare gli atti governativi in materia di pubblica amministrazione, non ha però avuto problemi a firmare il provvedimento.
03 maggio 2010
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