Il segretario dell’Anm: “Non bastano 75 giorni per i reati gravi”. Sul G8 sono serviti due anni
di Antonella Mascali
Quando una legge è da buttare non c’è toppa che tenga. Anzi peggiora le cose. E’ così per il ddl anti-intercettazioni. Pregiudicava le indagini e la libertà di informazione quando è stato approvato alla Camera, l’anno scorso, le mette all’angolo anche adesso. Con le modifiche della commissione Giustizia e con quelle introdotte dagli 11 emendamenti Pdl-Lega, in vista del voto in Aula. Sì, per gli editori c’è uno sconticino sulle maxi-multe. Sì, per i giornalisti c’è la mancia della pubblicazione per “riassunto” (formula insidiosa) degli atti depositati. Ma resta il divieto di pubblicare le intercettazioni, comprese quelle già note. Anche per anni, fino alla conclusione dell’udienza preliminare, perché la legge è retroattiva. Spariscono così dai giornali le intercettazioni sulla cricca, sulle pressioni di Berlusconi all’Agcom contro Annozero, su Calciopoli, per fare solo alcuni esempi clamorosi.
Intatte le norme che rendono ardue le intercettazioni telefoniche e ambientali. Inoltre, con l’ampliamento della norma transitoria la maggioranza ha reso i pm dei birilli, che un indagato può abbattere quando vuole: basterà una denuncia per supposta fuga di notizie contro un magistrato perché gli venga sottratta un’indagine. Il segretario nazionale dell’Anm, Giuseppe Cascini analizza gli effetti di questa legge, a partire dal tetto massimo di durata delle intercettazioni che non può oltrepassare i 75 giorni. Anche per le indagini in corso. Un periodo ampiamente superato da inchieste come quella sugli appalti del G8 (due anni), sui furbetti del quartierino, sulla clinica Santa Rita (undici mesi), per citare le più recenti.
“Consentire le intercettazioni telefoniche e ambientali per 60 giorni e in via del tutto eccezionale per 75, significa rendere inutilizzabile questo strumento nei casi in cui, la maggior parte, sarebbe assolutamente indispensabile proseguire gli ascolti per individuare i colpevoli di gravi reati. Nessuna vicenda criminale minimamente complessa - prosegue Cascini - può ragionevolmente esaurirsi in un tempo così breve”.
Un esempio?
Pensiamo a un’indagine per corruzione. È ovvio che il tempo necessario per acquisire elementi di prova coinvolge la fase di accordo tra il pubblico ufficiale e il corruttore, quella che conduce al favore del corrotto al corruttore: cioè il conferimento di un appalto, l’attribuzione di una consulenza o quant’altro e quella in cui avviene il pagamento della tangente. Non è pensabile che tutte queste fasi si concludano in due mesi. Altra ipotesi: c’è un’inchiesta per sequestro di persona a scopo di violenza sessuale, si individua l’utenza del rapitore ma non si riesce a scoprire il nascondiglio. É ragionevole dire che scaduti i 60 giorni devo smettere di cercare l’ostaggio?
Ha però altri 15 giorni.
E scaduti quelli cosa diciamo ai familiari dell’ostaggio, che dobbiamo risparmiare soldi sulle intercettazioni? O che la privacy è più importante? Altro esempio: stiamo facendo intercettazioni per traffico di droga e al 74esimo giorno, sempre che ci siamo riusciti ad arrivare, con le clausole capestro della legge, il trafficante dice all’altro: la consegna è fra una settimana, ti richiamo per farti sapere il posto e l’ora. É evidente che se le intercettazioni continuano, sequestriamo gli stupefacenti, eseguiamo gli arresti. Invece con la nuova legge dobbiamo cessare le intercettazioni. E questo ragionamento vale anche per le indagini sul traffico di armi, sull’usura e racket, sul riciclaggio, indagini da cui spesso partono le inchieste di mafia. Quindi sarà più difficile perseguire i mafiosi. Ma è logica una legge del genere?
Un altro punto del ddl che voi magistrati contestate, riguarda le condizioni per effettuare le ambientali. Ci potranno essere solo se si dimostra che in un determinato luogo si stia commettendo un crimine. Quali le conseguenze sulle indagini?
Torno all’esempio del sequestro per stupro. Abbiamo arrestato uno dei due complici e vogliamo sapere dove si trova l’ostaggio. Uno dei modi per scoprirlo è piazzare una cimice nella sala colloqui del carcere, sperando che l’arrestato dica a un familiare dove si trova la vittima. Con la nuova legge non si può fare l’ambientale perché il reato c’è, ma si sta consumando altrove. Secondo il legislatore la privacy è più importante e non possiamo impedire un reato del genere. Non possiamo mettere i registratori neppure nelle macchine o nei bar. Luoghi dove spesso avvengono accordi corruttivi. Nessuno oggi parla di mazzette al telefono.
La maggioranza dice che questo limite serve per evitare il “grande fratello”.
Non si può mettere sullo stesso piano il divieto, che c’è anche adesso, di mettere una cimice in una casa privata, con il divieto che si vuole introdurre per i luoghi pubblici.
Poi c’è la possibilità per un indagato di ottenere l’astensione del pm con una denuncia?
È uno dei più gravi ostacoli alla possibilità di svolgere indagini, si riduce la loro efficacia. Inoltre, è una delle norme più irrazionali perché l’iscrizione nel registro degli indagati non significa nulla in termini di responsabilità: può essere un atto dovuto.
Altra nota dolente: non sarà più il gip ma il Tribunale distrettuale a dover autorizzare le intercettazioni.
Immagini 100 faldoni avanti e indietro ogni 2 giorni da Ivrea a Torino o da Termini Imerese a Palermo. Gli uffici, già in difficoltà, saranno nel caos. Si creano così le condizioni per non arrivare a processo e per mettere in ginocchio la già disastrata macchina della giustizia.
I sostenitori della legge dicono che abusate delle intercettazioni.
Falso. I numeri ufficiali del ministero della giustizia parlano di 130 mila decreti di intercettazioni all’anno, in riferimento alle utenze sotto controllo. Ma se parliamo di persone fisiche, le stime ci dicono che non superano le 50 mila all’anno, su 70 milioni di abitanti. Inoltre l’80% delle intercettazioni riguarda reati di mafia. Quindi mi sembra evidente che parlare di eccesso è una grande bugia.
Cosa farà l’Anm, dato che è contraria al ddl?
Continueremo a informare l’opinione pubblica sugli effetti negativi che comporta.
Secondo lei perché la maggioranza vuole questa legge?
La ragione ufficiale è quella di garantire la privacy dei cittadini. L’effetto oggettivo è quello di ridurre la sicurezza dei cittadini e la libertà di informazione.
2 commenti:
Questa legge non doveva proprio essere presentata..punto!
Questi stanno tirando troppo la corda, ormai si sentono onnipotenti, chi li fermerà più?
Le proteste e l'opinione pubblica sono diventate acqua fresca per loro!
Bisognerebbe fotografarli nudi come vermi prima che la legge passi e sbatterli in prima pagina, chi sa se sentiranno vergogna a quel punto e spariranno dalla circolazione.
TEMO PROPRIO DI NO! ;-)
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