E’ unico nel suo genere, anche se tanti hanno scritto di carceri e sulle carceri. Riaffiorano vividi i ricordi di una vita vissuta in funzione del proprio lavoro. Un lavoro non facile di per sé, ma portato avanti con passione, dedizione e serietà. Un lavoro diverso, particolare, importante. Soprattutto perché chi lo ha svolto ci ha creduto fino in fondo, e fino in fondo si è speso con generosità. Colpisce il lettore l’accanimento, che sfiora la persecuzione, da parte dei superiori nei confronti di un funzionario dello stato che si è sempre adoperato affinché le cose funzionassero come si deve. E allora sorge spontaneo il sospetto: non vogliono che le cose funzionino. Ecco che un Morsello, come il Brubaker del film con Robert Redford, diventa “scomodo”. E iniziano le persecuzioni. Ma Morsello alla fine ce la fa. Ne esce fuori alla grande. Nonostante il suo bipolarismo. Nonostante tutto e tutti. E ce lo racconta come sa fare solo lui, col cuore, ripercorrendo tanti anni spesi per gli altri, prima che per sé. C’è un scena bellissima che in particolare mi ha toccato. La cravatta che Morsello annoda all’ormai anziano detenuto per omicidio, nel momento in cui questi sta per essere rimesso in libertà, dopo aver scontato la sua pena. Da leggere, assolutamente.
1 commento:
E’ unico nel suo genere, anche se tanti hanno scritto di carceri e sulle carceri.
Riaffiorano vividi i ricordi di una vita vissuta in funzione del proprio lavoro.
Un lavoro non facile di per sé, ma portato avanti con passione, dedizione e serietà.
Un lavoro diverso, particolare, importante. Soprattutto perché chi lo ha svolto ci ha creduto fino in fondo, e fino in fondo si è speso con generosità.
Colpisce il lettore l’accanimento, che sfiora la persecuzione, da parte dei superiori nei confronti di un funzionario dello stato che si è sempre adoperato affinché le cose funzionassero come si deve.
E allora sorge spontaneo il sospetto: non vogliono che le cose funzionino.
Ecco che un Morsello, come il Brubaker del film con Robert Redford, diventa “scomodo”.
E iniziano le persecuzioni.
Ma Morsello alla fine ce la fa. Ne esce fuori alla grande.
Nonostante il suo bipolarismo. Nonostante tutto e tutti.
E ce lo racconta come sa fare solo lui, col cuore, ripercorrendo tanti anni spesi per gli altri, prima che per sé.
C’è un scena bellissima che in particolare mi ha toccato. La cravatta che Morsello annoda all’ormai anziano detenuto per omicidio, nel momento in cui questi sta per essere rimesso in libertà, dopo aver scontato la sua pena.
Da leggere, assolutamente.
Madda
Posta un commento