domenica 6 giugno 2010

Caso Di Pietro, la risposta del giornalista


Ringraziamo l’onorevole Di Pietro, per la risposta sollecita e cortese e per la copiosa documentazione giudiziaria allegata a sostegno delle sue tesi. Tuttavia, la biografia di un uomo politico come lui non si basa solo sulla verità giudiziaria. E’ proprio questo lo spirito e l’intenzione dell’articolo al quale si riferisce l’onorevole: ci sono comportamenti sui quali sarebbe meglio spiegarsi in modo definitivo. Con parole chiare, non con stralci di sentenze. A tal proposito: l’onorevole è stato convocato dai magistrati di Firenze, quindi non si era «presentato spontaneamente». Non abbiamo mai detto che si sia laureato in modo «anomalo», ma che i suoi silenzi su alcuni aspetti di questa vicenda hanno lasciato spazio a «illazioni e falsità». Sull’inchiesta di Brescia abbiamo scritto chiaramente del non luogo a procedere deciso dai giudici. A lasciare perplessi furono alcune sue frequentazioni e comportamenti, mai del tutto spiegati. Non abbiamo scritto che l’onorevole Di Pietro abbia avuto a che fare con i Servizi. Su questo tema il leader dell’Italia dei Valori ha dato più versioni, non tutte univoche. Sono documentabili anche le interviste nelle quali viene negata l’esistenza di viaggi americani che poi si sono rivelati veri. Non abbiamo scritto che Di Pietro abbia fatto uso privato dei soldi del partito. Ci siamo limitati a riportare il fatto (non smentito) di avere affittato al partito case di sua proprietà. Sul presunto «uso non associativo» c’è ancora una inchiesta aperta a Roma, ma comunque, anche qui, non abbiamo sostenuto tale tesi. È vero, «prestanome» può essere dispregiativo. Ma l’acquisto tramite altra persona di un immobile inibito ai parlamentari e finito nella disponibilità dell’onorevole rientra tra quei comportamenti che avrebbero bisogno di essere spiegati meglio, non solo con le carte giudiziarie.

Marco Imarisio

06 giugno 2010

5 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

QUELLO CHE FU UN GRANDE QUOTIDIANO!

antonella ottaviano ha detto...

LA LEGGE BAVAGLIO E' LA MORTE DELL'INFORMAZIONE MA SE QUESTA E' IL SUO MODO DI INFORMAZIONE PREFERISCO IL SILENZIO.
GRAZIE

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

FORSE, ANTONELLA, SAREBBE MEGLIO PENSARE CHE SE E' QUESTA L'INFORMAZIONE, NON LA VOGLIAMO COSI'. IL RIFIUTO SI ESERCITA NON ACQUISTANDO LA STAMPA QUOTIDIANA O SETTIMANALE CHE NON CI PIACE. IL SILENZIO EQUIVALE ALLA MORTE DELLA DEMOCRAZIA, NON E' QUESTO CHE POSSIAMO VOLERE.

Francy274 ha detto...

Concordo con Te Luigi, lo dico da sempre, non comprare quei giornali, falli fallire e premiare chi invece ci informa, pretendendo che non vengano mai azzittiti Perchè c'è da dire che mai il giornalismo italiani ebbe tante penne d'oro come in questi tristissimi anni di berlusconismo.

Anonimo ha detto...

Concordo con Luigi e Francy, 100% !

Madda