di CARMELO LOPAPA
Il Pdl accelera sulle intercettazioni. È la settimana cruciale per il ddl, che martedì torna per un rapido passaggio in commissione per approdare infine in aula nel pomeriggio. L'indirizzo del partito - su preciso input del premier Berlusconi - è quello di chiudere la partita, dentro la maggioranza, nell'ufficio di presidenza convocato per la mattina. E procedere quindi a tappe forzate verso un'approvazione rapida, a Palazzo Madama, già entro giovedì.
Ma non tutto è scontato. Intanto, dopo le modifiche apportate dagli ultimi emendamenti della maggioranza, il testo definitivo ancora non c'è. Ci stanno lavorando negli uffici del ministero di via Arenula, sotto la supervisione del sottosegretario Caliendo e del relatore Centaro. Un ritardo che in queste ore non sta mettendo di buon umore il drappello dei finiani, Giulia Bongiorno in testa, che attende di esaminare la stesura finale prima di confermare il via libera dei giorni scorsi. E siccome domattina, proprio in ufficio di presidenza Pdl, si andrà al voto sul nuovo testo, ecco che averlo a disposizione in queste ore non sarà secondario per gli uomini del presidente della Camera.
A destare perplessità, anche in quel settore della maggioranza, è il cosiddetto emendamento Ghedini. La norma, cioè, che supera solo in parte il limite originario dei 75 giorni, consentendo la proroga delle intercettazioni di 48 ore in 48 ore. Procedura complessa, che non convince il Quirinale, e contro la quale sono insorti i magistrati, soprattutto quelli in prima fila nella lotta alla criminalità. Oltre che l'intero schieramento dell'opposizione. Il centrosinistra, per altro, quando martedì sarà presentato il ddl modificato dagli undici emendamenti, chiederà con molta probabilità un ulteriore passaggio in commissione Giustizia. Ma l'organismo del Senato già martedì mattina accenderà l'ultimo disco verde sugli ultimi due emendamenti del ddl rimasti in sospeso, quello sulla discussa norma transitoria e sugli atti di pedofilia di "minore entità".
Armando Spataro, procuratore aggiunto di Milano, intervistato dalla Annunziata a "In Mezzora", attacca a testa bassa: "Se in nome della tutela della privacy si depotenzia uno strumento forte contro la criminalità, anche le indagini su mafia e terrorismo rimarrebbero pregiudicate". Ma anche l'emendamento Ghedini viene giudicato un "passo irragionevole": "Vi rendete conto che significa ogni 48 andare a chiedere a un giudice una ulteriore proroga trasportando carte, motivando? Significa essere immobilizzati a un computer, se c'è e se funziona". La sollevazione contro la correzione apportata dal consigliere giuridico del premier è generale, anche tra le file dell'opposizione. "L'Udc è contraria al cosiddetto comma Ghedini - fa sapere Pier Ferdinando Casini - Obbligare alla riunione un organo collegiale di 48 ore in 48 ore significa appesantire moltissimo gli uffici giudiziari e rendere più labile le nostre difese contro l'illegalità". La proposta secondo il leader centrista "non va ed è uno dei cambiamenti da apportare". Figurarsi il resto dell'opposizione, dal Pd all'Idv. Il segretario democratico Bersani aveva già definito la legge "negativa". Ieri, toni ben più aspri sono stati usati dall'ex pm Luigi De Magistris. Secondo l'eurodeputato Idv, il provvedimento nel suo complesso è né più né meno che "un omaggio alla mafia, che il governo consapevolmente sta accontentando: come si può pensare di migliorarlo? È stato formulato per sterilizzare le inchieste scomode". Dunque, aggiunge Leoluca Orlando, "un testo inaccettabile" nonostante l'ipotetico accordo raggiunto nel Pdl "come già tante altre volte sulle leggi vergogna".
Con la politica e la magistratura, anche il mondo dell'informazione è mobilitato. "Io non faccio politica, ma il ddl, così com'è, è un orrore e spero non passi, non è questa la riforma di cui la giustizia ha bisogno" dice la conduttrice di "Report" Milena Gabanelli. Anche se, rispetto alla gravità del provvedimento, secondo la giornalista l'opposizione appare "debolissima" e il popolo italiano si fa sentire "poco".
(07 giugno 2010)
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