venerdì 4 giugno 2010

L'Aquila, in una perizia l'atto d'accusa. "Inspiegabile la scelta di non dare l'allarme"


Quante furono le scosse prima della grande tragedia? E cosa raccontavano agli esperti quei violenti movimenti della terra? Tutto? Niente? Si poteva prevedere il crollo dell'Aquila? Si sarebbero potute salvare delle vite? C'è uno studio che dà risposte a ciascuna di queste domande, una relazione che i procuratori hanno "acquisito agli atti" - insieme ai report della Protezione civile, ai pareri di sismologi, alle analisi dei geologi - come fonte di prova per la loro indagine. Il mistero dei terremoti ha sempre spaventato e affascinato, questa volta però quelle quattrocento scosse che avevano annunciato l'Abruzzo raso al suolo si sono trasformate nel "corpo del reato" dell'ultima inchiesta su 308 morti.

Dopo i disperati telegrammi del sindaco Cialente alla Presidenza del Consiglio, dopo le proteste dei sopravvissuti, dopo gli sbeffeggiati allarmi di Giampaolo Giuliani, qualcuno ha ricostruito tutta la vicenda e ha concluso: "Resta inspiegabile il fatto che i responsabili della Protezione Civile, oltre a scegliere l'opzione allerta-no (scelta legittima se pur criticabile dal punto di vista metodologico), abbiano potuto assumersi la responsabilità di scoraggiare le iniziative di prevenzione che molti cittadini suggerivano o autonomamente assumevano". L'indagine giudiziaria è partita da uno studio che ha per titolo "Prevedere i terremoti: la lezione dell'Abruzzo", è firmato da Giuseppe Grandori e da Elisa Guagenti - il primo professore emerito e la seconda ex professore ordinario del Politecnico di Milano - e che ha affrontato il prima e il dopo del sisma all'Aquila. Relazione tecnica ma neanche tanto. Comincia così: "È opinione largamente condivisa che non esistano attualmente teorie e modelli matematici che consentano di affrontare utilmente il problema della previsione a breve termine dei terremoti... Su questa tema, il messaggio passato attraverso l'informazione dopo il terremoto del 6 aprile è stato: la previsione dei terremoti non è possibile".

I due professori del Politecnico esaminano la scelta che avrebbero dovuto prendere i capi della Protezione civile - allerta sì, allerta no - ragionando sui costi, sui disagi, sulle conseguenze dei falsi allarmi e poi indicano cosa non è stato fatto da chi aveva il dovere di fare: 1) non hanno tenuto conto che "la regione dell'Aquilano risulta, fra le 20 regioni considerate, quella con la maggiore probabilità di un forte evento nel ventennio 1995/2015"; 2) la "presenza di danneggiamenti alle ricostruzioni provocata dalle scosse di scarsa magnitudo dei giorni precedenti induceva a ritenere particolarmente pericoloso un eventuale forte terremoto"; 3) "A favore dell'allerta vi era, un importante elemento indipendente: il costo sociale di un eventuale allerta falso era prossimo allo zero".

I due studiosi sostengono in pratica che la Protezione civile avrebbe dovuto individuare dei luoghi di raccolta, organizzare l'evacuazione dagli ospedali, provvedere all'abbandono delle case danneggiate, ordinare l'arrivo di mezzi di trasporto. Insomma, la protezione avrebbe dovuto proteggere. Ma non l'ha fatto. Nello studio si fa riferimento all'"annuncio cautelativo" del terremoto del 23 gennaio 1985 in Garfagnana, "zona che era stata allertata a seguito di una scossa di magnitudo 4,2". Agli atti dell'inchiesta è finito anche il libro "L'Aquila non è Kabul", scritto da Giuseppe Caporale, la cronaca di una tragedia annunciata dove si racconta che Giuliani è stata la prima vittima del terremoto. Insultato e denunciato per "procurato allarme". Una campagna denigratoria, partita quando lui ha cominciato a lanciare i suoi Sos. Telefonata intercettata dai carabinieri del Ros, quelli che già indagavano sui grandi affari della "cricca". Sera del 12 marzo 2009, il funzionario Fabrizio Curcio chiama Guido Bertolaso: "Volevo solo avvertirla che... c'è di nuovo quello scemo che ha iniziato a dire che stanotte ci sarà il terremoto devastante". Guido Bertolaso: "Ma chi è questo?". L'altro: "Questo è Giuliani che ogni tanto se ne esce con queste dichiarazioni". Bertolaso: "Ma che stai dicendo? Succede una cosa del genere, uno lo denuncia per procurato allarme e viene... viene massacrato". E così è andata.

(04 giugno 2010)

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