lunedì 7 giugno 2010

Santoro: "Garimberti dica se vuole Annozero" Il chiarimento arriva: il programma si farà


E' stata una lunga giornata di domande e risposte. In gioco il futuro di Annozero. E quello di Santoro alla Rai. Durante la conferenza stampa di oggi a viale Mazzini, il giornalista ha chiesto al presidente della Rai, Paolo Garimberti, cosa volesse fare della trasmissione. Il presidente ha risposto in tempi brevi: "Adesso Annozero può cominciare". E Santoro si è dichiarato soddisfatto: "Il presidente spenga pure il cerino e accenda la tv. Torniamo a settembre". A riaprire la partita ci ha pensato il direttore generale della Rai Mauro Masi, richiamando il controverso accordo per il divorzio consensuale tra il conduttore e il servizio pubblico.

Questa mattina la conferenza stampa è stata infuocata. Convocata a due giorni dalla conclusione, prevista per mercoledì 9 giugno, di Annozero. Il futuro del programma non dipendeva più da Santoro. Il conduttore è stato chiaro: "Se la Rai vuole Annozero lo dica, se non lo vuole firmerò l'accordo", ha detto. "In queste condizioni di lavoro non si può più andare avanti", ha iniziato a spiegare Santoro. Prima però ha dato i numeri. Percentuali di share e cifre di un successo che dal 1988 a oggi non l'ha mai tradito. Annozero quest'anno è stato il cavallo vincente di RaiDue: 12 puntate in testa negli ascolti della prima serata, 15 arrivate seconde, quattro al terzo posto. Sempre sul podio.

"Sono dati importanti. Allora dateli. La chiarezza è l'unica cosa che serve. L'azienda mettesse pure in rete i nostri stipendi. Non sono protetti dalla privacy, sono alla portata di tutti. Così Libero non dovrà più ritoccare i miei compensi per paura di paragoni", ha continuato il giornalista. Serio, appassionato, per niente stanco. Sulla stanchezza è però tornato spesso. Non si è arreso, non ha voglia di smettere. "Sto per compiere 59 anni. Dal 1988-'89 sono in prima serata, ho sempre lavorato cercando di portare a termine prodotti in cui credevo, l'ho fatto discutendo, imparando, cercando di innovarmi. Ma erano altri tempi. Tempi in cui un direttore come Angelo Guglielmi ti chiedeva di restare se ti voleva. Sembra normale, eppure ora non è più così". Lui le cose le ha dette in faccia in diretta già dalla sua trasmissione, oggi voleva solo ascoltare le domande. E rispondere. Sciogliere i dubbi.

"Garimberti mi vuole, vuole Annozero in onda? E' pronto a scommettere anche la sua faccia sulla trasmissione? Lo dica, lo faccia oggi o domani". E' tutto qua il punto. La sua domanda Michele Santoro l'ha rivolta direttamente al presidente della Rai. Seduto accanto a lui, il direttore di RaiDue Massimo Liofredi, si è limitato a presentarlo. Un buon prodotto. Un fiore all'occhiello. "Ma un 'problema' che sta sul tavolo del consiglio di amministrazione e della direzione, non mio", ha detto rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva se "almeno" lui un "voglio Annozero" fosse in grado di dirlo. Ma il direttore di rete non l'ha detto. Meglio che decida Garimberti. Su questo non ha dubbi neanche Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai, intervenuto durante la conferenza: "E' giusto porre la domanda a lui e la risposta deve essere molto chiara. Se Garimberti dice sì, la vicenda non deve tornare all'esame del CdA". A calmare la folla che fischiava il direttore di RaiDue, è stato direttamente Santoro: "Inutile prendersela con l'albero e non con la foresta".

Santoro ha pesato i silenzi e ha fatto distribuire ai giornalisti i numeri dei suoi successi. Ha ribadito la sua posizione. E ha rilanciato: "Non è sufficiente ciò che Garimberti ha detto nei giorni scorsi, deve dire che Annozero deve andare in onda anche quest'anno. E' questa la mia domanda, questo taglia la testa al toro. Non sono io che devo decidere ma è l'azienda che deve decidere". Ha chiesto con forza che il Cda della Rai assuma una posizione chiara "Presentatevi davanti alle telecamere e assumetevi le vostre responsabilità. Dite 'meglio non fare Annozero, faremo altro'. Poi vedremo se questo altro è morale o immorale. Ma se restiamo non possiamo lavorare così, non possiamo fare la fine di Misery non deve morire". Il film tratto dal romanzo di Stephen King in cui l'autore di un best seller finisce sotto le torture di una signora molto fan e molto insana di mente che lo costringe a riscrivere i finali, che vuole piegare la storia come le piace di più e lo minaccia di tagliarli le dita. Una alla volta. "Abbiamo subìto di tutto quest'anno. Come le volete chiamare? Mobbing, violenze? Certo. Noi siamo andati in onda pure quando l'editore ci ha detto che qualsiasi cosa sarebbe successa ce ne saremmo assunti la totale responsabilità. Solo noi. Spalle scoperte. Rischi altissimi. Ma noi siamo andati in onda. Non è successo niente, se non che la Rai ha vinto le serate, in cambio però certo non ci hanno premiato".

Il conduttore ha parlato di dinamiche aziendali, di budget ridotti ("Samarcanda non aveva budget allora, ce l'aveva illimitato, e alla fine è stato il programma più economico della Rai), ha parlato di poca fantasia e di molti, troppi 'non si può fare'. "Qui dentro girano tutti dicendo 'non si può fare'. Non si può spendere per avere un ospite, non si può dare un aumento per merito, non si può rischiare, non si può cambiare", ha continuato muovendo le mani verso l'alto in contemporanea e in perfetta sincronia. Ha mani ipnotiche Santoro, piccole. Non si riesce a non guardarle muoversi. Sono calme e accompagnano un tono infuocato. "Sono qui perché l'ha deciso un giudice. Più giudici anzi. Sono qui perché c'è stata l'inchiesta di Trani. Sono qui perché se non ci fosse stata l'inchiesta noi saremmo tutti secchi. Fuori gioco. E questa è opera di un'azienda che trama per distruggerti", ha proseguito.

Poi ha incrociato le mani sotto il mento e ha fatto ordine. Evidenziato gli elementi per gli appunti. "Il mio compenso è fermo da undici anni, quando ho rinunciato a più del doppio e avevo un contratto a tempo indeterminato. Se Garimberti non dice che mi vuole allora firmerò un accordo e poi andrò. Stanno cercando di fare una Rai che assomiglia a Mediaset. Se tolgono la Dandini e triplicano Minoli distruggono RaiTre. La più bella trasmissione che ho fatto è stata Rai per una notte. Ci vogliono fare essere funzionari della Tv di Stato. Ma io non sono un funzionario. E la Tv non è di Stato, è pubblica. C'è una bella differenza", ha proseguito Santoro.

Il direttore di RaiDue non ha parlato più. La platea dei giornalisti ha fischiato, chiesto, polemizzato. A un certo punto ne è uscito anche Enrico Ghezzi. Ma non ha fatto domande, ha solo chiesto a Santoro ancora più chiarezza. La sua voce si è accavallata in differita a quella del conduttore e entrambi sono stati d'accordo: non c'è più libertà, non c'è più fantasia. Questa nuova televisione era morta ancora prima di aver ucciso il resto delle voci che sono state allontanate. Bisognerebbe riportare perfino Grillo a essere un parlante in Tv. Bisognerebbe tornare a Telesogno. Bisognerebbe fare la resistenza, e forse dall'interno dell'azienda è troppo tardi. Bisognerebbe ricominciare da zero. O, intanto, ricominciare da Annozero. "Se l'azienda pensa che la nostra trasmissione la faccia fuori dal vaso e che sia scomoda lo dica, e noi ce ne andremo altrove a far danni. Ma lo faccia subito, chiamate Garimberti. Ci vuole solo un secondo".

(07 giugno 2010)

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