AMEDEO LA MATTINA
Dietro la proposta sul condono dei mini abusi edilizi c’è un giallo che ha fatto suonare un campanello d’allarme nelle stanze dei capigruppo Pdl a Palazzo Madama. Chi ha messo nel circuito delle agenzie gli emendamenti fantasmi alla manovra economica che «alcuni senatori» della maggioranza vorrebbero presentare? Senatori anonimi, perché l’Ansa dell’altro ieri non faceva nomi, tranne quello di Carlo Sarro che in passato aveva presentato un’ipotesi del genere. Ma lo stesso Sarro si è affrettato a smentire. E allora, si sono chiesti Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, chi ha messo in giro la voce sul possibile mini-condono edilizio? «Ho l’impressione che tra le fila dell’opposizione o della stessa maggioranza ci sia qualcuno che voglia saltare il banco», spiega il vicepresidente vicario dei senatori Pdl Quagliariello. «A questo punto - aggiunge - se prima le briglie erano strette, ora saranno strettissime».
Il campanello d’allarme è che si possa aprire il vaso di Pandora degli emendamenti con il rischio di stravolgere la manovra e non controllare i parlamentari. Per questo presso il gruppo del Senato verrà presto istituita una commissione, una sorta di cabina di regia per selezionare le proposte ed evitare il florilegio di modifiche. Solo alcuni, pochissimi e fondati emendamenti potranno essere presi in considerazione e sostenuti ufficialmente dal centrodestra. E’ vero che Berlusconi ha aperto alle modifiche, fermo rimanendo il saldo di 24,9 miliardi. Un’apertura, spiegano nel Pdl, dovuta e apprezzata perché il premier ha voluto valorizzare e coinvolgere i parlamentari. Ora però i gruppi devono gestire con forza e responsabilità il proverbiale assalto alla diligenza. Fare proposte è un diritto, precisano a Palazzo Chigi, «ma non sarà come nell’ora di ricreazione».
Nell’opposizione il sospetto è che qualche senatore della maggioranza sia stato mandato avanti da Berlusconi e Tremonti per poter dire che il condono edilizio lo vuole il Parlamento e non il governo. E questo dopo che lo stesso ministro dell’Economia lo aveva escluso pubblicamente. Insomma, un doppio gioco secondo il Pd: non è un caso che tra i primi promotori dell’emendamento fantasma ci sia Nicola Izzo, un berlusconiano di ferro che aderisce ai Club della libertà fondati da Mario Valducci. Se i nomi cominciano a venire fuori e i sospetti di far saltare il banco non possono ricadere sui finiani come qualcuno tra i berlusconiani ha pensato, rimane il problema su come e cosa passare al setaccio per non stravolgere la manovra. Quelli di Mario Baldassarri, il presidente della commissione Finanze del Senato vicino a Fini, non sembrano proprio quelli più adatti a tenere «le briglie strettissime» come annuncia Quagliariello. Molto probabilmente salterà la tassa di soggiorno per il turismo, ma poi c’è tutto il capitolo dei tagli alla Difesa e all’ordine pubblico. Su questo si stanno battendo i ministri Maroni e La Russa. Il responsabile della Difesa dice di capire il blocco degli stipendi, ma «i militari non possono subire altri sacrifici». Tremonti ha tagliato del 10% le spese dei ministeri ma con l’accordo che ogni ministro avrebbe deciso come e dove tagliare. Cosa che invece sembra essere rimasta lettera morta. Ora La Russa rivendica questa «flessibilità» e autonomia («io so come usare il bilancino della spesa e di tagli ne ho già fatti tanti»). Il responsabile dell’Economia però sostiene che non può mettersi a discutere con ogni dicastero e che ci sono problemi insormontabili soprattutto per la Difesa. Ma La Russa insiste. O i tagli li gestisce lui oppure i soldi si dovranno trovare da qualche parte. «A differenza degli insegnanti, dei magistrati e di altre categorie del pubblico impiego, i militari non possono scioperare. Ma non per questo devono essere penalizzati. C’è un ministro che parla per loro e il mio appello, dopo averlo fatto a Tremonti, lo rivolgo al Parlamento».
Ecco, allora, che tra i pochi cambiamenti alla manovra potrebbero arrivare quelli che riguardano le forze dell’ordine e le Forze Armate. Berlusconi lo ha promesso il 2 giugno alla cena offerta dal comandante dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli. Ma il guardiano di via XX settembre è disposto a concedere poco. Tremonti sa che dentro la maggiorana c’è una forte pressione a favore della Difesa che viene da ambienti autorevoli. Dai capigruppo di Camera e Senato del Pdl, Cicchitto e Gasparri, a tutta la lobby di parlamentari legata alle stellette. Tremonti ha fatto presente al premier (e anche ieri a La Russa) che se comincia a scoprire un fianco della manovra si apre un varco difficilmente controllabile. Gli è stato replicato che le modifiche saranno selezionatissime e che il saldo finale non verrà messo in discussione. Da domani, con la manovra in pista al Senato, si comincerà a vedere cosa accadrà. Il campanello d’allarme del condono edilizio è suonato. La precisazione di Gasparri e Quagliariello («condoni non ce ne saranno») è stata netta. E ha anche l’obiettivo di avvicinare l’Udc e convincere questo partito a votare i provvedimenti economici, dopo che Casini ha detto che di sanatorie non bisogna parlare.
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