sabato 5 giugno 2010

ZERO ANNOZERO




Masi nasconde il palinsesto: non c’è Santoro, Dandini a metà e giallo Saviano. Direttori in rivolta, a rischio 1,6 miliardi di spot

di Carlo Tecce

L’informazione? Nera, verticale. Il varietà? Bianca, orizzontale. Il palinsesto Rai è un cruciverba che la direzione generale scarabocchia di notte e pulisce di giorno, che i consiglieri vorrebbero leggere per votare, che le imprese dovrebbero valutare per finanziare. Il gioco a nascondino di Mauro Masi vale 1,6 miliardi di euro: rende inutile la discussione prevista martedì in Consiglio di amministrazione – poiché i componenti hanno diritto a due giorni feriali per visionare le bozze – e fa slittare la presentazione ufficiale alla Sipra, la concessionaria pubblicitaria. Quella vetrina che mostra il prodotto e prova a sedurre il gran circo di inserzionisti: una vetrina ricoperta di diamanti, una liturgia (mai cambiata) per raccogliere almeno metà dei 3 miliardi di euro che fattura viale Mazzini.

Il sistemone

Esempio. L’imprenditore Rossi della pasta vuole investire nel servizio pubblico, sui programmi di approfondimento: non solo deve aspettare una, due e forse tre settimane (e intanto Mediaset conferma Bonolis, Scotti…), ma deve fidarsi alla cieca. Perché a viale Mazzini, nel famoso cruciverba, vantano poche caselle coperte. I cinque milioni e mezzo che l’altra sera hanno seguito Annozero, sui brogliacci di Masi, per il momento sono orfani: “Il giovedì sera? – e scorre l’elenco il responsabile dei palinsesti, Antonio Marano – Abbiamo ‘informazione barra intrattenimento’”. Non è una sorpresa, semmai una conferma: Marano l’aveva confidato al Fatto già dieci giorni fa. Michele Santoro sperava in un segnale? Ecco, un brutto segnale. Nonostante share, spettatori e successo, l’esistenza di Annozero è legata alla sentenza di un giudice che reintegrò Santoro contro l’editto bulgaro e la Rai, innervosita dalla giustizia, non ritira il ricorso in Cassazione.

La partita

E Parla con me di Serena Dandini? C’è con riserva: asterischi, linee, Giovanni Minoli, i 150 anni dell’Unità d’Italia, la Grande storia. E Vieni via con me di Roberto Saviano? Un grosso intoppo, in senso figurato e materiale: “È come se vuoi parcheggiare un fuoristrada al posto di un’utilitaria”, cerca la metafora, Marano, con la sua proverbiale sincerità. RaiTre ha previsto quattro serate per Saviano (insieme con Fabio Fazio) a novembre, ma l’azienda ha cerchiato di rosso due settimane: rischio sovraffollamento, evento di qua, telenovela di là. Versione ufficiale. Per intenderci: scatenata la polemica politica intorno a Saviano, la Rai è costretta a rispettare i patti e, nelle retrovie, saranno Masi e i suoi “strateghi” a limitare l’effetto mediatico di Vieni via con me esasperando la concorrenza interna tra le reti. Giorgio Van Straten (Pd) ha posticipato più volte il treno per Firenze: “E poi me ne sono andato. Mi hanno convocato per i palinsesti, ma dei palinsesti soltanto ombre: non li ho visti, però mi hanno raccontato che sono mezzi vuoti. Come potremmo mai votarli?”. Il vicedirettore generale Marano ha consegnato le carte a Masi, l’ultimo e unico depositario delle strategie Rai. Perché i direttori di rete sembrano tagliati fuori. Antonio Di Bella (RaiTre) ha assistito inerme all’azzeramento (quasi totale) dei suoi progetti (perde anche Bertolino, comico notoriamente sgradito al Dg): protesta ogni ora, scrive lettere, chiama l’avvocato. Massimo Liofredi (RaiDue) è in scadenza, verrà sostituito a breve da Gianvito Lomaglio, fedelissimo di Silvio Berlusconi. A Liofredi hanno ridimensionato la “pupilla” Monica Setta e recuperato (già da ottobre) il detestato Gianluigi Paragone. E se Annozero è avvolto da mille dubbi, in panchina (pronto al riscaldamento) siede Maurizio Belpietro, così furbo da evitare un confronto di giovedì e far rimpiangere Santoro, così ostinato a debuttare da protagonista sul servizio pubblico. E poi c’è Mauro Mazza (RaiUno), il finiano nella rete ammiraglia che, terminate le trattative con l’azienda, pare (indignato) scappato in vacanza. Mentre Porta a Porta di Vespa avrà 3 serate anziché 4 per rimediare alla fuga di telespettatori (5 punti di share in 2 anni).

Viale Mazzini

Paolo Garimberti è ormai stufo di Masi e, più loquace del solito, risponde colpo su colpo. Difende l’autore di Gomorra e il collega Di Bella. “La presenza di Saviano sui nostri schermi dà corpo all'idea di qualità che secondo me deve incarnare la Rai. Auspico che il progetto originario presentato dal direttore di Rai-Tre sia quello poi sottoposto al giudizio del Cda”. Auspica, il presidente Rai perché condanna l’intromissione di Masi, il commissario straordinario dell’intera azienda. E quando a tarda sera scopre Masi con le mani nel piatto, nei palinsesti che doveva distribuire, quasi s’infuria: “Sono pronti? Parlate con la direzione generale”. Il dg incassa l’affondo della fondazione di Gianfranco Fini: “Stop a Saviano? Siamo allo Stato che preferisce nani e ballerine”, scrive Filippo Rossi di FareFuturo. E poi querela per diffamazione Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv: “La Rai è diventata la stalla di Arcore e Masi lo stalliere”.

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Ieri sera su RAI3 è stata trasmessa La Grande Storia con il titolo Propaganda, si è parlato di Benito Mussolini della sua capacità di rimbecillire le folle, su come ha arginato la magistratura, i giornalisti e tutto ciò che metteva in ombra la sua persona, un uomo di spettacolo che propagandava una scenografia italio-hollywoodiana di cartapesta.
Se non fosse per il nome di Mussolini ed i riferimenti storici dell'epoca, direi che la descrizione parlava di Berlusconi.
Ci tocca dire grazie ai Padri Costituenti che hanno in qualche modo rallentato la sua folle corsa, ma lo scenario e i discorsi sono identici.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON L'HO VISTA MA MI E' AGEVOLE CAPIRE E SONO D'ACCORDO.