domenica 22 agosto 2010

Fassino: "Un errore non invitare Cota, cerchiamo di rimediare entro sabato"


ALESSANDRO MONDO

«Evitiamo di trasformare in un casus belli una tempesta in un bicchier d’acqua. Parliamoci chiaro. Se Tremonti, Calderoli e Maroni sono interessati a discutere, il nostro invito è sempre valido. Se invece si sentono in difficoltà perché la loro maggioranza è in crisi, allora non c’è bisogno di nascondersi dietro il mancato invito a Cota». Piero Fassino - ex-segretario Ds, pluministro, notabile Pd e inviato speciale Ue per la Birmania - si appella al buonsenso di tutti per stemperare la polemica che ha preso in contropiede la Festa nazionale del Pd a Torino. Il che non gli impedisce di mettere qualche punto fermo.

Cota alla Festa: sì o no?
«Sono sempre stato favorevole a invitare alle nostre Feste anche esponenti dei partiti avversi, dunque non avrei avuto obiezioni nemmeno su Roberto Cota. Anzi: la sua partecipazione poteva rappresentare un’occasione utile di confronto. Spero che prima di sabato si trovi il modo di superare questa incomprensione».

A costo di legittimare il ruolo di Cota, politico e istituzionale, nonostante i ricorsi pendenti?
«Non è compito di una Festa di partito esprimersi sulla legittimità del voto. Questo spetta al Tar e al Consiglio di Stato, tant’è che un eventuale invito a Cota non interromperebbe certo l’iter dei ricorsi».

Il Tar, per l’appunto, ha disposto il riconteggio dei voti.
«Vedremo. Oggi Cota governa il Piemonte, ma ricordo che prima guidava il gruppo della Lega alla Camera: resta un esponente politico significativo di quel partito. Premesso questo, tutti devono assumersi le proprie responsabilità».

In che senso?
«Mi è parsa francamente esagerata e strumentale la decisione dei ministri di rigettare l’invito. Se c’è una cosa che i cittadini chiedono è un clima meno rissoso, in questo senso tutte le occasioni di confronto dovrebbero essere considerate dai politici utili e importanti».

Questo è il punto: i ministri a cui si appella hanno dato forfait proprio per solidarietà verso Cota.
«Non intendo contribuire alle polemiche estive, mi auguro che nei prossimi giorni gli organizzatori della Festa trovino il modo di superare questo incidente».

Sta di fatto che è venuta meno una lunga tradizione di ospitalità e di apertura al dialogo, una costante delle vostre feste di partito.
«Anche quando le polemiche erano più calde non abbiamo mai esitato a invitare i nostri avversari: lo abbiamo dimostrato con gli inviti ai ministri del governo; partecipazioni analoghe sono previste anche nelle altre principali Feste del Pd. Per onestà bisogna ricordare che raramente la controparte ha mostrato la stessa nostra attenzione. Non solo. Se guardo alla dialettica politica degli ultimi mesi chi si è sottratto al confronto in Parlamento, ricorrendo ripetutamente alla fiducia e ai decreti blindati, è stata la maggioranza».

E adesso?
«Ripeto: spero che la situazione si risolva e mi auguro che il dibattito sul mancato invito a Cota sia un’occasione per aiutare tutti a uscire dai loro fortini».

Sarà, ma lo stesso Chiamparino, bocciando la decisione degli organizzatori, ha lanciato l’allarme sulla credibilità del Pd in vista delle prossime elezioni.
«Non trarrei una valutazione sullo stato generale del Pd partendo da un episodio marginale. In ogni caso, le sollecitazioni di Chiamparino a mettere al centro della politica del nostro partito i problemi della società italiana sono utili e vanno accolte».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

DELLA SERIE: "ERRARE HUMANUM EST, PERSEVERARE DIABOLICUM". SECONDO ME QUESTO QUI NON SI RASSEGNA AL CONO D'OMBRA ED E' IN OGNI CASO UN VECCHIO ARNESE DELLA POLITICA CHE NON VUOLE ANDARE IN PENSIONE. PEGGIO PER NOI.