venerdì 20 agosto 2010

“Ombre inquietanti C’è un muro di gomma”


DI PIETRO SUL PRESIDENTE DEL SENATO: SILENZIO PIDUISTA.
FINI? NON SIA PAVIDO

di Chiara Paolin

La pulce e l’elefante: in Italia funziona sempre così. Antonio Di Pietro tira il nastro di partenza del gran rientro politico dopo le – brevissime – vacanze estive e vuole vedere chi sarà il primo a fare il furbo. Perché oggi c’è il consiglio di guerra Pdl, la prova di tenuta della maggioranza, mentre continuano a impazzare le polemiche sul Finigate. La bendetta questione morale detterà ancora i tempi della politica italiana? “Spiego subito – attacca Di Pietro –. La questione morale è roba vecchia, i politici promettono da anni di comportarsi bene ma poi sappiamo tutti come vanno le cose in Italia. E lì scatta l’omertà, la censura dei grandi giornali, quella voglia di colpire solo dove conviene.

Ma che c’entra la pulce?

Parliamo di Fini. Certe cose le ha sbagliate, doveva chiarire meglio e subito, ma alla fine non credo uscirà niente di clamoroso. Anche se da un presidente della Camera ci si aspetta il massimo della correttezza, e lui poteva fare meglio.

E da un presidente del Senato che ci si aspetta?

Per carità, a maggior ragione. Sappiamo che, secondo molti testimoni, l’avvocato Schifani aveva rapporti con ambienti pericolosi. E il suo ruolo andava ben oltre la semplice assistenza legale. Sono ombre che non lasciano tranquilli.

Eppure di questo nessuno parla. Nonostante inchieste della magistratura e dichiarazioni clamorose nessuno ha mai messo in discussione la sua poltrona.

Ennò, noi dell’Idv abbiamo strillato eccome, le denunce sono state puntuali. Ma poi a un certo punto, se nessuno t’ascolta, che fai?

La pulce soccombe all’elefante.

Sembra sempre la solita solfa, ma è la pura verità: viviamo in un Paese che ha conservato integro il suo stampo fascista e piduista. Bisogna tacere sulle verità più scomode, annullarle, farle dimenticare alla gente. E conquistare quelle posizioni di potere che consentono di manipolare il flusso delle notizie. Siamo messi così.

E quindi Schifani resta al suo posto, senza discutere se sia il caso di approfondire i dubbi sorti fin qui.

Ma quello è un tema che non trova spazio nella politica di oggi, non c’è alcun interesse a colpire un uomo così strutturato. E poi una buona dose di ipocrisia è inevitabile, si tratta sempre della seconda carica dello Stato, eh.

Le indagini partono dalla terza in poi?

Partono quando fanno comodo a qualcuno che conta. Fini ha preso decisioni politiche pesanti, e chiaramente si è messo da solo nell’occhio del ciclone. Ormai lui non serve più a nessuno, sta dove sta e chi vuole bersagliarlo s’accomodasse pure.

Lei che ne pensa? Si fida di Fini?

Per quanto mi riguarda gli do l’ultima possibilità col vertice Pdl. Su Caliendo è andata male, è inutile proclamare i valori della legalità e poi astenersi in aula per salvare un collega. Allora torniamo alla Prima Repubblica: tutti amici, tutti d’accordo. Non se ne può più di questa pavidità piratesca. E dico con la erre, non con la elle di pilatesca.

Insomma, il verdetto è colpevole.

Se non vediamo un cambiamento serio sì, è chiaro.

E se Fini rompe con Berlusconi poi che succede?

Un governo tecnico mi andrebbe benissimo, ma a una condizione precisa: il presidente della Repubblica deve garantire durata e scopo dell’esecutivo. Durata massima novanta giorni, unico punto di programma il cambiamento del porcellum. Hai voglia in tre mesi se non ce la fai a mandar fuori una legge di due articoli.

Basta volerlo.

Appunto. Ma di solito i governi tecnici fanno le peggio cose e durano un’eternità.

Però parliamo anche dei suoi guai. Come la mettiamo con l’opposizione in caso di crisi? Che ne pensa delle primarie?

Ne penso bene, mi pare giusto che la gente ha voglia di scegliere chi governa. Ci sono città grosse che vanno al voto l’anno prossimo, e bisogna stare pronti anche a livello nazionale.

Andiamo al sodo: lei si candida?

L’Italia dei valori è prontissima alla sfida, anche perché la base del Pd è dalla nostra parte. Saranno loro a votare il nostro candidato.

Però risponda alla domanda: si butta o no? E con chi le piacerebbe andare in sfida, Vendola le fa paura?

Ma c’è già De Magistris, perché mi ci devo mettere pure io? Andrebbe bene anche Donadi, oppure Orlando. Ma il problema non è questo. Sono i dirigenti del Pd che non vogliono cambiare gli equilibri interni e faranno di tutto per evitare le primarie di partito. Vendola come fa? Tireranno così a lungo che alla fine resterà Bersani, e poi al massimo si faranno quelle di coalizione.

Però Vendola le piacerebbe?

Dipende dai programmi. Chessò, pure Chiamparino mi sta simpatico, ma se poi quello è a favore dell’acqua privata non va più bene.

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