I SINDACATI DI POLIZIA DENUNCIANO: 100 STRUTTURE INUTILIZZATE PER MANCANZA DI PERSONALE E DI FONDI
di Silvia D’Onghia
Quando si parla con la polizia penitenziaria, il “Piano carceri” del ministro Alfano appare ogni volta di più uno spot elettorale. Non solo perché al momento, nonostante quanto dica la maggioranza, è tutto sospeso a causa della mancanza di fondi, ma soprattutto perché è un’iniziativa di cui si potrebbe benissimo fare a meno. Il problema del sovraffollamento non si risolve costruendo nuove strutture, ma – anche fosse – molte di quelle strutture ci sono già.
Per averne la riprova basta chiedere al Sappe, uno dei sindacati della polizia penitenziaria, che ha fatto un calcolo di tutti i reparti e i padiglioni nuovi, o in fase di ultimazione, rigorosamente chiusi. Molti dei quali già inaugurati e addirittura presidiati dal personale, a guardia delle mura. Oppure di quelli sotto o male utilizzati. Un centinaio in tutto.
“L’ISTITUTO di Rieti, per esempio, un carcere tecnologicamente avanzato – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe – è stato aperto lo scorso anno. Vi sono recluse 80 persone, a fronte di una capienza di 800, e ci lavorano 50 poliziotti contro i 250 che potrebbero essere utilizzati. E tutto questo perché il governo si rifiuta di assumere il personale necessario a rendere più sopportabile il nostro lavoro e le condizioni di vita dei detenuti”. Capece fa altri esempi: “Ad Ancona Barcaglione è aperta una sola sezione sulle quattro presenti, cento persone a fronte di una capienza di 800. Il penitenziario di Gela (come il Fatto ha già denunciato, ndr) viene inaugurato a turno da ogni ministro, poi però continua a rimanere chiuso. A Pontremoli tre agenti fanno la guardia a una struttura vuota. A Brindisi e a Trani da mesi alcune sezioni sono in fase di ristrutturazione; ma i lavori durano troppo e, nel frattempo, i detenuti vengono stipati. Il carcere di Trento è stato ultimato un anno fa con una spesa di 117 milioni di parte della Provincia, ma non riesce ad aprire. Così dicasi per Avellino, Rovigo, Catanzaro. E per Sassari, in cui continuano a lavorare aziende che fanno capo ad Anemone”.
APRIRE e utilizzare queste strutture sarebbe già un bel passo avanti. Ma i sindacati, dando voce a un malcontento dilagante, tentano invano di offrire soluzioni alternative e meno costose: “Si potrebbero costruire istituti modulari prefabbricati – prosegue Capece –. In sei mesi, con una spesa di 20 milioni ciascuno, avremmo 600 posti in più per ogni nuovo carcere. E poi bisognerebbe avere il coraggio di tirare fuori tutto il personale impiegato nei ministeri, nei provveditorati, nelle scorte. Solo all’interno del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, ci sono 1500 agenti”. Una soluzione che forse scontenterebbe molti di loro? “Quando si è in emergenza, bisogna fare provvedimenti impopolari. Almeno i colleghi che lavorano in carcere avrebbero la possibilità di andare in ferie per più di otto giorni, senza lasciare che il proprio turno di controllo pesi sulle spalle degli altri”.
IL MINISTRO Alfano ha dichiarato l’emergenza carceri a gennaio di quest’anno; a giugno è stato varato il Piano, che prevede la costruzione, entro il 2012, di 11 nuovi istituti e 20 padiglioni per ampliare strutture già esistenti, per un totale di diecimila posti in più. Tutto sotto la supervisione del capo del dipartimento, Franco Ionta. Non solo. Il governo ha promesso l’assunzione di circa duemila agenti penitenziari, “anche se non sappiamo precisamente quanti – racconta Capece – perché una parte dei fondi stanziati serve per la riforma dei giudici di pace”. Il problema è che, anche se fossero davvero duemila, non basterebbero affatto a coprire una carenza di 6.500 persone, secondo un organico stabilito nel 2001. “Esiste anche il problema del blocco del turn over – conclude il segretario del Sappe – in base al quale si possono assumere 80 poliziotti sui mille che vanno in pensione. Una cifra che perdiamo ogni anno. Ma l’hanno fatto apposta, per arrivare al 2012 tagliando 40 mila uomini alle forze di polizia. Altro che governo della sicurezza”.
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